Molti grandi giocatori di calcio hanno una caratteristica o un colpo che li ha resi famosi e li distingue dai giocatori “normali”. Ad esempio, di Messi è noto il primo tocco, di Cristiano Ronaldo i calci di punizione e gli scatti in velocità, di Roberto Carlos le punizioni ad effetto, di Ronaldinho le finte, etc. Pochi calciatori però sono riusciti a marchiare un singolo gesto tecnico con il proprio nome. Questo è riuscito ad Alessandro Del Piero, e lo sappiamo bene. Alzino la mano dunque chi, dopo il gol di Dybala venerdì sera contro il Sassuolo, non abbia pensato a Pinturicchio.
Già le immagino le tante mani rivolte al cielo.
La definizione di “gol alla Del Piero” si è diffusa in Italia e in Europa tra il 1995 e il 1996. In quel periodo infatti Del Piero segnò diversi gol tutti nello stesso modo: dalla parte sinistra del campo, si accentrava guardando la porta, posizionato appena dentro o fuori l’area di rigore per poi tirare con l’interno del piede imprimendo al pallone un effetto cosiddetto “a rientrare” che rendeva difficilissimo l’intervento per i portieri. Da allora, i gol segnati in questo modo si dice che sono “gol alla Del Piero”.
In questi anni, quante volte abbiamo sentito parlare di “erede di Del Piero”? Da Giovinco a Tevez e chi più ne ha più ne metta.
Molto probabilmente, non esiste perchè di Del Piero ce n’è stato soltanto uno. Ecco un’altra verità. Ma, c’è sempre un “ma”: il 14esimo gol dell’argentino contro il Sassuolo ha avuto un sapore particolare, tutto alla Del Piero.
Immaginiamo di avere in mente delle immagini che scorrono come fotosequenze, allo stesso momento, del gol di Dybala contro gli Emiliani da un lato e quello di Del Piero contro il Borussia nel ’95 da un altro, proveremmo la stessa sensazione: azione offensiva sulla corsia laterale ad innescare il giocatore che fa tutto da solo: si accentra, finta, controfinta e destro/sinistro a giro sotto l’incrocio del secondo palo et voilà: la magia è servita.
Nasceva così il “gol alla Del Piero”. La bandiera della Juve ha successivamente realizzato tantissime altre reti simili e si è impossessato di questa particolare e fantastica conclusione a rete che lo ha contraddistinto da sempre. Eppure la forza di Dybala sta anche nel carattere simile all’ex numero dieci. Sotto il profilo psicologico ed emotivo ha la sua stessa freddezza e umiltà ben equilibrate da una piena consapevolezza nei propri mezzi. Un complesso di caratteristiche che rende il ragazzo estremamente stabile e paragonabile ad Alex con il quale condivide poche caratteristiche atletiche e tattiche di puro talento, dove è arrivato ad avere lo stesso impatto sulle partite della squadra ad altissimi livelli nonostante l’età. Come Del Piero silenziosamente riuscì nell’impresa di far dimenticare al popolo juventino Baggio (non uno qualunque), così Paulo silenziosamente ha fatto con Tevez, un altro dai piedi fatati (vi ricordate di Carlitos, sì?!).
Dybala non si limita alla fase offensiva, ma lotta a tutto campo: stesso carattere da leader silenzioso e mai polemico. La somiglianza con Pinturicchio c’è tutta e si nota. Si potrebbe affinare il paragone magari cambiando un giorno quel 21 con l’altro numero “perfetto” sulle spalle, non ce ne voglia Paul. Questione di tempo e di altre fantastiche giocate a cui ben ci hanno abituati entrambi; così simili, così bianconeri, così magicamente unici nel loro genere.
di Caterina Baffoni