Non scherzava Massimiliano Allegri nella conferenza stampa pre partita. La Juventus che è scesa in campo è stata a un passo dalla qualificazione ai quarti di finale della Champions League. Il tecnico bianconero ha dovuto fare fronte a una assenza per reparto: in difesa Chiellini non recupera, Marchisio si è stirato, Dybala è stato fermato ai box e Mandzukic non è nelle migliori condizioni. Memore delle difficoltà incontrate da parte del Bayern contro avversarie schierate con il 532/541, l’allenatore juventino sceglie di schierare la propria formazione con una reparto difensivo a 5 composto da Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Evra e Alex Sandro; in mediana Cuadrado, Hernanes, Khedira e Pogba; unica punta Morata. Guardiola, invece, deve rinunciare a Robben, recupera Benatia e decide di schierare il doble pivote (Xabi Alonso – Vidal), un duo che dovrebbe compensarsi al meglio ma che non si rivelerà una scelta fortunata.
L’inizio di partita è forte. La Juventus pressa in maniera organizzata tenendo sempre come punti di riferimenti il pallone e l’uomo: Pogba è sulla stessa linea del centravanti spagnolo per contrastare e rallentare l’avvio di manovra bavarese, pronto ad abbassarsi coi restanti centrocampisti quando il Bayern ha superato la metà campo.
Il pressing iniziale della Juventus. E la giocata per l’imbucata di Vidal.
Particolarmente aggressivo è l’atteggiamento dei difensori bianconeri determinati a seguire il proprio uomo anche in zone lontane dalla difesa non permettendo loro spazio per ricevere comodamente il pallone. La scelta di Allegri ha successo perché contrasta efficacemente il gioco posizionale di Guardiola: lo spazio tra la fascia centrale e l’esterno, quel corridoio presidiato dai falsi terzini o dai centrocampisti, è occupato dai laterali di centrocampo e dai difensori centrali esterni; le ali, Ribery e Douglas Costa, sono controllate dai terzini cui spesso vengono aiutati dal raddoppio costante di Cuadrado e Pogba.
Il 343 della Juventus in fase offensiva con Pogba che si accentra notevolmente.
Non si rivela altrettanto fortunata la scelta del tecnico spagnolo di schierare assieme Xabi Alonso e Vidal: una coppia ridondante per una partita in cui il pallone è, come sempre, tra i piedi dei tedeschi per la maggior parte. Il risultato è quello di una manovra che ne esce rallentata, voluminosa ma anoressica nella creazione di occasioni: la Juventus difende egregiamente sia verticalmente che orizzontalmente, impedendo al Bayern di rendersi pericoloso tramite il proprio palleggio, gli inserimenti dei falsi terzini e centrocampisti, i duelli individuali degli esterni.
L’aggressività bianconera.
Più o meno quello che è successo per il primo tempo. Come rendere il più inoffensivo possibile il gioco posizionale di Guardiola.
Tedeschi ancora più in difficoltà nella fase difensiva. Dopo cinque minuti si trovano sotto nel punteggio con un’azione bianconera che colpisce uno dei tradizionali punti deboli bavaresi: palla rubata centralmente, giocata sull’esterno alle spalle del terzino (Alaba commette un errore, ma la difesa non scappa difendendo la porta) per l’inserimento dell’ala.
Pogba apre le danze.
Le caratteristiche dei giocatori in campo, come annunciato appunto da Allegri in conferenza, consentono alla Juventus rapide, rapidissime e pungenti transizioni offensive: Morata, la cui giocata sul secondo gol è un capolavoro tecnico, Cuadrado, Pogba, Alex Sandro e Khedira sono molto abili negli inserimenti senza palla, sono giocatori a proprio agio nel correre verticalmente attaccando la porta. Il pressing, alto e organizzato, mette in difficoltà anche l’asse Neuer-Xabi Alonso e la Juventus si vede annullare il raddoppio; il due a zero arriva poco dopo, sempre al termine del consueto copione; palla recuperata centralmente, percussione, apertura sull’esterno, uomo libero. Ed è quasi la stessa trama che porta Cuadrado a un passo dal 3 a 0, gol che avrebbe posto la parola fine all’incontro.
Tutte le occasioni create dalla Juventus. Gioco semplice, rapido e tecnicamente notevole.
Guardiola cambia nell’intervallo Bernat con Benatia spostando Alaba al centro della difesa. Per i primi quindici minuti è ancora la Juventus a rendersi pericolosa effettuando sempre un pressing alto: è Khedira spesso ad alzarsi sulla linea di Morata, e i bianconeri sono bravi a costringere il Bayern a rifugiarsi sugli esterni impedendo loro facile giocate in verticale.
Ancora una volta la pressione organizzata della Juventus.
Una squadra molto compatta, maestra nella difesa e nell’occupazione aggressiva degli spazi, che ha in Morata l’attaccante giusto per le ripartenze: due le palle gol dello spagnolo per chiudere definitivamente la partita. Passata l’ora di gioco, arriva il cambio risolutivo di Guardiola: Coman al posto di Xabi Alonso. Il Bayern guadagna un esterno puro in più, sposta Douglas Costa a posizionarsi nel corridoio al fianco del francese, con Mueller altro centravanti puro.
Quando la Juventus non è riuscita ad alzare pressing e aggressività, si è trovata chiusa nella propria trequarti difensiva.
La Juventus non riesce più a pressare accompagnando l’azione sui rinvii della difesa: il 541 bianconero è eccessivamente basso, Mandzukic, appena entrato, si spinge troppo in basso privando i compagni di un punto di riferimento avanzando; le caratteristiche dell’attaccante croato, più boa offensiva che giocatore d’attacco della profondità, non aiutano una squadra che paga fisicamente l’intensità del primo tempo.
Mandzukic basso. E Mandzukic come lo avrebbe voluto Allegri.
Le reti del pareggio arrivano da due cross dalla destra. Particolarmente bravo in occasione del pari al novantesimo è Ribery a tagliare dentro l’area di rigore portando via un difensore liberando dalla marcatura l’attaccante tedesco. Il Bayern Monaco di Guardiola è una creatura completamente diversa dal Barcellona del falso nove: ora i centravanti ci sono e gli assist arrivano dalla fascia. Il triangolo Coman-Douglas Costa-Lahm ha messo in serie difficoltà la Juventus.
Sì, ci sono degli errori (quello di Evra è particolarmente banale), ma i cross e i movimenti in area sono da applausi.
Nei supplementari, Allegri ritorna al 532 e chiede nuovamente ai suoi giocatori di andare a disturbare l’avvio della manovra bavarese: è Pereyra che effettua il primo pressing assieme a Mandzukic e sono i bianconeri ad avere una palla gol sui piedi di Lichtsteiner al termine di un’azione semplice, ben eseguita nei modi e nei tempi d’attacco. Il Bayern si conferma in difficoltà quando deve difendere le palle sull’esterno non riuscendo nell’occasione ad assorbire il movimento dentro-fuori di Sturaro.
Guardiola pesca, infine, l’asso dalla panchina. Thiago Alcantara è un giocatore fortemente associativo, incredibilmente tecnico: la rete del tre a due lo vede reattivo nella conquista del debole rinvio di Evra, intelligente nel chiedere l’uno-due e freddo nel chiudere in porta. Arriva poi il gol del definitivo 4 a 2 su azione in contropiede di Coman.
Come si chiude la partita.
CONCLUSIONI
La Juventus saluta l’Europa arrivando a un minuto dal passaggio di turno. La squadra di Allegri, dopo la cavalcata della scorsa stagione, si conferma una delle grandi continentali in grado di mettere in difficoltà le formazioni più ingiocabili (Barcellona l’anno prima e Bayern adesso) grazie a una sapiente intelligenza tattica, una maestria difensiva e a una abilità nelle ripartenze. Ai massimi livelli sono spesso gli episodi a risultare decisivi: ci sono gli errori dei singoli giocatori e quelli collettivi, ed è quasi sempre la squadra che sbaglia di meno a raggiungere il traguardo. La Juventus deve continuare a costruire partendo dalle ultime due apparizioni continentali: ora è realtà europea che deve aumentare il livello tecnico dei proprio giocatori ben consapevole del fatto che sono i giocatori di calcio talentuosi, al netto di problemi psicologici e d’atteggiamento, a fare la differenza. Allegri si conferma come uno dei migliori tecnici in circolazione nel preparare tatticamente le partite: il calcio è semplice come afferma lui, ma dimostra di conoscere pienamente le caratteristiche dell’avversario sapendo come mettere in difficoltà formazioni di altissimo livello. La Juve non dovrà ripetere l’errore di presentarsi timida e rinunciataria, bensì consapevole delle proprie qualità. Il Bayern, invece, conferma l’impressione dell’andata: se è vero che non incontrerà sempre squadre abili a difendersi e ripartire, pare difficile che possa superare il Barcellona in una gara secca o anche in una doppia sfida. Già contro la Juventus, tra andata e ritorno, ha concesso di più rispetto a quanto creato.