Premessa
Nei mesi scorsi ci siamo interrogati su quanto la profondità delle rose potesse incidere nella corsa Scudetto ed in particolare, su quanto l’ampiezza della rosa Juve, pur falcidiata dagli infortuni, potesse nel lungo termine prevalere sulla panchina corta del Napoli, che stava spremendo di più i suoi titolari.
L’altro nodo cruciale per il rush scudetto era il calendario: nel girone di ritorno la Juve avrebbe avuto quasi tutti gli scontri diretti in casa (Napoli Roma Inter), mentre il Napoli, che all’andata li aveva vinti tutti al San Paolo, avrebbe giocato fuori casa con Juve Roma Fiorentina Inter.
Ecco, a 7 gare dal termine, l’analisi dei 4 fattori chiave per il rush scudetto.
LOGORIO PSICO-FISICO
Molti giornalisti, da 5-6 gare, parlano di una Juve in riserva dopo la straordinaria rimonta. Non ha senso! Non c’è logica nel correlare il logorio psicofisico ad una striscia di risultati vincenti col recupero di decine di punti sulle rivali. Al contrario, il trend lungo di una squadra vincente presumibilmente continuerà a persistere, così come il gap che essa ha ridotto, annullato e poi accumulato sulle altre, le quali continuano a giocare, correre e impegnarsi tanto quanto la Juve, aldilà dei risultato sul campo.
Non è una gara di ciclismo in cui la Juve ha sprintato troppo presto, mentre il Napoli è andato in surplace e ora può scatenarsi nel rush finale. Al contrario, è credibile l’ipotesi opposta, quella di un logorio psicofisico di una squadra, il Napoli, che era 1° e si è fatta rimontare 15 punti in 21 gare, con un trend in declino non paragonabile alla Juve che l’ha sorpassata. Aggiungiamoci la disabitudine al vertice, dell’ambiente e dei singoli, ora nemmeno più compensata dall’entusiasmo dell’essere capolista.
Se di ciclismo vogliamo parlare, il paragone corretto è quello di una Juve che ha già superato la parte più critica, ha già scollinato la dura montagna dei punti che la separavano dal vertice, e ora affronta la discesa, accumulando vantaggio rispetto ad un Napoli che deve invece, ora, alzarsi sui pedali e scalare il colle dei 6 punti di svantaggio, per di più in un lasso di tempo molto più breve.
E’ chiaro che anche la discesa che attende la Juve prevede difficoltà impreviste e sdrucciolevoli, ed uno scivolone in dirittura d’arrivo è sempre dietro l’angolo, ma proprio i 6 punti di gap possono consentirle di assorbire un’eventuale caduta imprevista.
PROGRESSIONE MATEMATICA
La Juve non solo viene da 21 risultati utili di fila, ma ha conseguito l’unico pari che ha sporcato un’incredibile striscia a Bologna, schierando alcune riserve in vista della gara di andata col Bayern. Al contrario, il Napoli, come volevasi dimostrare, ha ancora palesato difficoltà in trasferta dove, di fatto, ha lasciato per strada 20 punti in 16 gare, con 1 vittoria, 1 pareggio e 2 sconfitte nelle ultime 4 fuori casa.
In ordine di classifica, il Napoli ha perso fuori con la Juve (1°), pareggiato a Firenze (4°), oltre ai KO con Sassuolo, Bologna ed Udinese e i pari con Empoli, Carpi e Genoa. Ora il Napoli ha fuori Roma ed Inter (3° e 4°). In casa invece il Napoli le ha vinte tutte, tranne i pari con Roma-Milan e Samp di inizio torneo.
La Juve ha recuperato al Napoli 15 punti nelle ultime 21 (0,7 pt a gara), 11 nelle ultime 15 (0,73 pt a gara) 8 nelle ultime 10 (0,8 a gara), 5 nelle ultime 6 (0,83 pt a gara), 3 nelle ultime 3 (1 pt. a gara), con una progressione matematica inesorabile.
JUVE MURO IN CASA, TSUNAMI FUORI
La Juve dal canto suo, nelle ultime 21 gare (20V 1N) ha segnato 45 gol e ne ha subiti 7 (2 in casa, entrambi a seguito di un piazzato, Bovo nel derby e Ilicic su rigore. Quindi 2 gol in casa in 10 gare, e nessun gol subito nelle ultime 7 (non accadeva dal 1978) e questo dopo aver preso 1 gol in tutte le prime 4 gare interne (Udinese, Chievo, Frosinone, Bologna).
Altro dato importante è quello dei gol segnati, 16 in casa nelle 10 gare del filotto e ben 29 invece nelle ultime 11 trasferte (10, se escludiamo lo 0-0 col Bologna). Fuori casa la Juve evidentemente ha trovato più spazi, ma ha anche affrontato formazioni meno impegnative (la più alta in classifica di questo filotto era la Lazio…). Tolto il pari di Bologna prima del Bayern, La Juve ha sbandato difensivamente solo nel finale di Carpi (dopo un bello sforzo ) e ad inizio del secondo tempo nel derby (anche qui, dopo lo sforzo ha dopo 10 gare senza subire reti.
FATTORE MARCHISIO E UNICO DIFETTO
Altro dato significativo è che col recupero di Marchisio davanti alla difesa, la Juve nel 2015/16 ha vinto il 76% delle partite subendo 0,3 gol di media a match, senza Marchisio in campo invece la media delle vittorie cala drasticamente a 50% con 1,1 gol subito a partita. In molti storcono il naso con Claudio in quella posizione, rimpiangono i lanci da highlights di Pirlo, rivogliano gli inserimenti e i tocchi sottoporta del Marchisio del primo anno di Conte, ma i dati parlano chiaro. Marchisio ha vissuto la sua migliore stagione da interno nel primo scudetto immacolato, quella era una Juve con attaccanti che creavano spazi per gli inserimenti degli interni, ma già dall’anno seguente, Marchisio, anche per problemi fisici, non ha più avuto una media realizzativa efficace, venendo scavalcato nell’impiego da Pogba. Al contrario, già dall’anno scorso la sua presenza davanti ad una difesa già di per sé rocciosa è diventata garanzia di impenetrabilità.
Con Marchisio la Juve letteralmente NON prende gol: mai su azione in casa (solo Bovo e Ilicic), e in assoluto per 13 gare di fila (Marchisio non c’era contro la Samp e nel derby) con gli ultimi gol presi a Carpi.
Davvero mostruoso. Questo è indice del fatto che quello che la Juve perde dal Marchisio interno non è assolutamente paragonabile con la solidità difensiva che acquista con Marchisio regista dinamico. Ricordiamo peraltro che Marchisio si infortunò nel primo tempo col Bayern e non ha giocato il ritorno…
Ora però la Juve deve migliorare l’ultimo difetto stagionale, quello delle trasferte in scontri diretti. La Juve infatti ha perso fuori casa con Napoli (2°), Roma (3°) e Sassuolo (7°) e pareggiato con Inter (5°) ora la attendono le due trasferte con Milan (6°) e Fiorentina (4°). Inutile dire che vincerne fuori casa con almeno una delle prime 6 rivali in classifica a questo punto varrebbe lo scudetto.
MINUTAGGIO
Infine, pubblichiamo la tabella aggiornato del minutaggio stagionale.
E’ chiaro che l’analisi del minutaggio è un dato ottuso: non dà l’idea dell’effettivo logorio fisico, dovuto anche al modo di giocare del singolo e della squadra, alle capacità di recupero, all’andamento delle gare, alla preparazione.
Poche chiacchiere qui. Il Napoli ha tutti i titolari intorno ai 2.500 minuti, mentre la prima riserva (David Lopez) ha quasi la metà dei minuti dell’ultimo titolare (Insigne). Al contrario, la Juve ha due uomini di movimento iper-usurati (ma in campo non sembra affatto): Bonucci e Pogba anche e soprattutto perché in Champions sono stati schierati sempre, a differenza dei titolarissimi Napoli che riposavano in EL. Poi però la Juve ha un altro gruppo di titolari più riposati di quelli del Napoli e, soprattutto, ha alcuni potenziali titolari (Sandro, Mandzukic, Khedira, per tacere di Pereyra) ben al di sotto del minutaggio dei partenopei, ed ha trovato in alcune riserve prestazioni importanti (Rugani, Hernanes, Asamoah) e gol decisivi (Lemina, Zaza). La stessa Roma ha alcuni elementi imprescindibili (Manolas, Digne) ma altri “nuovi” titolari più freschi (El Shaarawy, Perotti, Zukanovic) che in effetti la stanno aiutando non poco nella rimonta.
Inizia la discesa per noi, occhio a non scivolare troppo e sfruttiamo tutto il motore a disposizione.