La sfortuna non esiste? Ditelo alla Juve Primavera

Dallo Juventus Stadium a uscire vincitrice è l’Inter. È una frase stonata, che si sente di rado, ma la gara d’andata della Finale di Tim Cup Primavera è andata esattamente così. Con il minimo risultato, uno 0-1 strappato con il gol di Bonetto a inizio gara, i nerazzurri di Vecchi sconfiggono i bianconeri di Grosso e si portano in vantaggio nella corsa al trofeo. Peccato, però, che mai come nella sfida dello Stadium il campo sia stato bugiardo e Audero e compagni siano rientrati negli spogliatoi con una marea di rimpianti. Come abbia potuto perdere la Juve, infatti, rimane un mistero.

Un mistero perché ha dominato la partita. Una volta prese le misure, in campo c’è stata quasi una sola squadra. La differenza di qualità si è vista in maniera pesante e anche i numeri testimoniano il dominio totale e dipingono un quadro dal titolo: “La serata stregata”. Due reti annullate a Vadalà (decisioni corrette), due legni colpiti dallo stesso argentino, una manciata di occasioni d’oro non concretizzate da Favilli, un numero indefinito di conclusioni di pregevole fattura che si sono limitate a fare la barba al palo. Senza citare le cosiddette occasioni potenziali, quelle sventate all’ultimo istante da una chiusura perfetta del difensore avversario o un controllo difettoso di un bianconero. Tradotto in una parola: rimpianti. La sfortuna deve restare fuori da qualsivoglia analisi, ma mai come in questo caso è davvero difficile non tirarla in ballo.

I limiti dei bianconeri possono essere stati quelli citati da Cassata in zona mista al termine della gara. “Siamo stati troppo molli”, ha detto il centrocampista ex Empoli, ancora una volta tra i migliori in campo. Già, forse è mancata quella lucidità mista a cattiveria che si tramuta in spietato cinismo, ma niente come una gara persa in questo modo può dare la carica per il ritorno. Lo 0-1, sicuramente, non è il miglior risultato, ma il gruppo di Grosso ha mostrato di avere le qualità per fare grandissime cose. A San Siro servirà una serata da incorniciare.

A proposito di rimpianti, maledetta influenza. L’assenza di Filippo Romagna, infatti, si è sentita parecchio. Il centrale sarebbe stato ovviamente titolare, ma la mattina dell’incontro si è svegliato con la febbre alta e stringere i denti non è stato possibile. Non avremo mai la controprova, ma con lui in campo difficilmente si sarebbe subito il primo gol (sebbene, a dispetto delle critiche, Severin e Blanco siano stati poi impeccabili a chiudere i contropiede interisti e annullare Manaj) e, soprattutto, ci sarebbero stati due piedi ottimi per orchestrare la manovra nei periodi di controllo totale del match. Un regista in più, posto qualche metro più indietro, avrebbe fatto davvero comodo.

Nell’analisi delle sconfitte, però, non si può non parlare anche dei meriti dell’avversario. E l’Inter si è sicuramente mostrata matura e solida, paziente e in grado di dosare al meglio le energie. I nerazzurri avevano anticipatamente dichiarato le loro intenzioni e si sono limitati a seguire il copione, giocando sui propri punti di forza: fisicità e ordine, più alcune individualità importanti. Il pragmatismo ha vinto sull’estetismo, ma è solo il primo round.

Edoardo Siddi