di Michele Tossani
La Juventus regola il Milan vincendo 1-2 a San Siro al termine di una partita combattuta. Il primo tempo è stato equilibrato con entrambe le squadre attente nella fase di non possesso palla. Nel secondo tempo, il Milan si fa inizialmente preferire e soltanto alcuni interventi di Buffon evitano il secondo gol dei padroni di casa. Tuttavia, pian piano che la partita procede, la Juventus guadagna campo, fino a passare in vantaggio su azione di calcio d’angolo. Il secondo gol della Juventus sembra tagliare le gambe al Milan, incapace di reagire sia fisicamente che psicologicamente.
Il Milan. I Rossoneri sono stati schierati da Mihajlovic secondo un sistema 4-4-1-1. Balotelli e Bacca erano gli attaccanti, schierati in verticale, mentre a centrocampo, Honda e Bonaventura hanno agito da esterni esterni. La difesa, che sembra ormai consolidata, ha visto Abate e Anontelli agire sulle fasce, con Romagnoli e Alex come centrali. La partita preparata da Mihajlovic dopo il ritiro (inedito dalle parti di Milanello) cui è stata sottoposta la squadra a seguito degli ultimi, sconcertanti, risultati, è sembrato pagare, almeno in termine di prestazione. La partita del Milan è stata costruita intorno ad un piano tattico ben preciso, che prevedeva di imbrigliare la fase offensiva della Juventus per poi ripartire velocemente in contropiede.
Il Milan utilizza gli attaccanti per schermare Marchisio.
I due attaccanti del Milan copronto Marchisio e Bonucci. Gli altri due centrali difensivi sono lasciati ai centrocampisti.
Gli esterni di centrocampo del Milan sono molto stretti. In fase difensiva, controllano gli half-spaces, contrastando le avanzate dei difensori centrali della Juventus.
Per fare questo, Mihajlovic ha intelligentemente disposto la sua squadra corta e stretta, con i reparti vicini e la squadra molto compatta centralmente. In fase difensiva, il Milan si è dimostrato particolarmente attento ed efficace nel bloccare il palleggio della Juventus. Per fare questo, i Rossoneri hanno utilizzato Bacca e Balotelli (particolarmente inspirato anche in fase difensiva) nel controllo di Marchisio e di Bonucci.
In questo modo, il Milan è riuscito ad annullare la fase di costruzione bianconera, tagliando fuori sia il playmaker Marchisio sia Bonucci, il difensore da cui solitamente partono le azioni offensive della squadra di Allegri. A centrocampo, Mihajlovic ha costruito dei duelli individuali, con Bonaventura che difendeva l’half-space sinistro, occupandosi delle avanzate di Barzagli, mentre Honda si occupava di Rugani su quello destro. Kucka motava poi una marcatura praticamente a uomo su Pogba. In generale, la squadra rossonera è stata particolarmente aggressiva, con i centrali Alex e Romagnoli attenti a scalare in avanti per impedire a Morata e Mandzukic di ricevere liberamente e girarsi per attaccare in campo aperto.
Il Milan è molto attento alle coperture preventive. I centrali sono molto aggressivi.
In fase offensiva, l’ampiezza viene data dagli esterni di centrocampo o dai terzini in sovrapposizione.
Il Milan si trova maggiormente a suo agio quando può difendere a metà campo e ripartire con veloci contropiede.
La Juventus. La Juventus ha incontrato molte difficoltà nello sviluppare il suo gioco. Il possesso palla finale è stato del 55.8%, ma questo dato tiene conto dell’intera partita, cioè anche di quello che gli Americani chiamano garbage time (tempo spazzatura, in cui il risultato è praticamente assicurato e le statistiche tendono a gonfiarsi oltre a quanto mostrato fino a lì), cioè del periodo successivo al gol dell’1-2 della Juventus, che di fatto ha piegato psicologicamente un Milan già in difficoltà atletica. I Bianconeri si sono quindi trovati davanti un muro a centrocampo e hanno avuto difficoltà a superarlo. Paradossalmente, la Juventus ha avuto più spazio nel secondo tempo, quando il Milan ha alzato la pressione ultra-offensiva, cercando di interrompere sul nascere la fase di costruzione bianconera. In quella occasione, la Juventus ha insistito nella costruzione palla a terra a partire della difesa, anche se la pressione del Milan l’ha messa spesso in difficoltà. Tuttavia, quando i Bianconeri riuscivano a superare la prima linea di pressione dei padroni di casa, avevano poi campo per attaccare la profondità e sfruttare i movimenti a tagliare in verticale di Morata e Mandzukic. Questo perché il pressing del Milan non era sempre organizzato e lasciava campo fra la prima linea ed il resto della squadra.
La fase offensiva della Juventus, con Lichsteiner, Pogba, Asamoah e Alex Sandro a ridosso delle punte.
Un classico movimento d’attacco della Juventus, con la punta che va in profondità fra terzino e centrale.
E’ però in fase difensiva che la Juventus ha disputato una partita al di sotto delle sue possibilità, concedendo 11 tiri al Milan, di cui 5 in porta. Soltanto l’abilità di Buffon ha permesso ai Bianconeri di portare a casa il risultato. In fase difensiva, la Juventus si è difesa come al solito, dal punto di vista tattico, alternano la linea a 5 a quella a 4, a seconda della posizione del pallone. Solitamente, su palla centrale la Juventus difendeva la zona centrale schierandosi 5-3-2; su palla laterale, l’esterno difensivo saliva a contrasto con l’esterno di centrocampo del Milan, facendo diventare lo schieramento un 4-4-2. Lichtsteiner era il più aggressivo dei laterali, salendo anche in contrasto su Antonelli, mentre Alex Sandro è stato più prudente, con Asamoah che scivolava esternamente per aiutarlo contro la coppia terzino-esterno di centrocampo del Milan.
La linea difensiva a 5 della Juventus.
Lichsteiner sale alto a prendere l’esterno di centrocampo. La linea difensiva diventa a 4.
Conclusione. La partita è stata equilibrata ed il Milan meritava almeno il pareggio. Detto questo (e senza sminuire il sostanziale aiuto dato da Buffon nella conquista dei tre punti), il gol concesso dalla Juventus è nato da una palese disattenzione su una situazione di palla inattiva. Questo, pur sapendo la forza del Milan in queste occasioni. La Juventus non ha disputato la sua miglior prestazione, palesando difficoltà nella gestione e nel movimento del pallone, due punti di forza della squadra di Allegri. Probabilmente, anche il tecnico livornese avrebbe potuto aiutare maggiormente i suoi in corso di partita, magari inserendo un altro palleggiatore (Hernanes? Lemina?) per aiutare la fase di uscita del pallone dalla retroguardia. L’inserimento del brasiliano o del francese, a spese dell’opaco Asamoah, avrebbe garantito una ulteriore soluzione in fase di possesso palla, magari chiamando Montolivo fuori dalla posizione a lui più congeniale, cioè quella di libero davanti alla difesa, deputato a intercettare palloni coprendo le linee di passaggio avversarie. Indipendentemente da queste considerazioni, la Juventus è stata comunque abile a portare a casa i tre punti. Sicuramente grazie a Buffon, ma anche grazie alla ferrea volontà di mantenere inalterate le distanze dal Napoli, anche in una giornata storta. Storta non soltanto a livello collettivo ma anche, ovviamente, a livello di singoli, con giocatori come Pogba ben al di sotto del loro rendimento standard. Anche Alex Sandro non è stato un fattore sulla fascia sinistra, troppo attento alle scorribande di Abate e poco propenso alla fase offensiva. Il movimento della palla è stato in generale troppo lento. Tutti fattori sui quali Allegri dovrà lavorare in settimana.