La premiata ditta Marotta-Paratici ha “fallito” ancora

di Emmanuele Apollonio

Ci apprestiamo a vincere uno storico 5° scudetto consecutivo, nel modo più bello ed “imprevedibile” della nostra storia e della storia di tutto il movimento calcistico italiano. Questo non ve lo diranno MAI… ma, ciò che è avvenuto in questo campionato dovrà (ahi loro) essere “letto” (Cit. Conte) da milioni di tifosi che preferiscono il bieco chiacchiericcio da bar alla semplice costatazione dei fatti. Perché:
70 pts su 72, conquistati in 24 partite su 34 (23 V, 1 N, 0 S)
2 gol subiti nel girone di ritorno
guadagnare 11 posizioni in 24 partite, rosicchiando:
+18 pts al Napoli
+25 pts alla Roma
+28 pts all’Inter
+32 pts alla Fiorentina
sopperire, per lunghi tratti, alla piaga degli infortuni con questa lucidità mantenendo il rendimento “invariato nell’arco della stagione”

… sono semplici ed inesorabilli “FATTI”!

Tale risultato è stato possibile, grazie alla (non comune) competenza della “premiata ditta” Marotta-Paratici di pistocchiana memoria che, in estate, venne più volte sbeffeggiata o messa in discussione per l’acquisizione di calciatori che avrebbero dovuto sostituire i tre “mostri sacri”, artefici delle nostre fortune nel corso delle precedenti quattro stagioni.

I suddetti “mostri” hanno lasciato il posto a “uomini” che si son rivelati “estremamente determinanti” per il conseguimento di prestazioni e meccanismi di gioco che hanno permesso alla squadra di aumentare (mio modestissimo parere) il livello tecnico della rosa; sto parlando, OVVIAMENTE, di: Khedira, Dybala e Mandzukic!

Khedira – Con la partenza di un fuoriclasse assoluto nel suo ruolo (Vidal), il Club aveva la necessità di affidarsi all’esperienza ed alle motivazioni di un giocatore che potesse garantire lo stesso rendimento, o quantomeno avvicinarcisi (cosa difficilissima). Il profilo di Khedira, venne calorosamente accolto dal consueto “Comitato di Benvenuto” (composto da media e parte della tifoseria juventina) con i puntuali giudizi “tecnici” quali: “finito”, “bollito”, “ennesimo scarto del Real” ed addirittura “culone”. Nonostante gli infortuni ripetuti e costanti del tedesco nell’arco della stagione, il rendimento si allinea (con ancora 5 partite da disputare) al primo Vidal della stagione ’11-’12.

Screenshot 2016-04-22 14.43.41

Pur disputando solo il 59,5% delle partite di Arturo al suo primo anno alla Juve, in fase offensiva ha apportato, in proporzione, un maggior contributo in zona gol: di fatti la squadra arriva al gol (tramite marcatura diretta o assistenza dello stesso tedesco) nel 47,3% delle volte in cui il tedesco scende in campo (contro il 33% di Vidal); in fase difensiva, pur non avendo l’aggressività e la forte propensione del cileno alla rabbiosa conquista della palla, ha saputo (come nessun’altro) compensare tale carenza con la sopraffina intelligenza tattica che lo contraddistingue  e con un senso della posizione “spaziali”.

Dybala – Il suo arrivo ha provocato molto scetticismo, sia per il prezzo del cartellino pagato dalla Juventus (considerato “eccesivo” per un giovane 21enne) sia per il paragone “ingombrante” di Tevez. Critiche e scetticismo che son rimaste più o meno intatte, fino ad Ottobre inoltrato in molti tifosi e “personaggi illustri” quali Zazzaroni & Co. che lo accostavano senza pensarci due volte al più grande “bidone” calcistico degli ultimi anni: Iturbe. Controllando i dati relativi alla stagione di Dybala e paragonandolo con il giocatore “sostituito”, ovvero Carlos Tevez, ci si rende conto che Paulo (con ancora 5 partite da disputare) ha avuto lo stesso rendimento del connazionale al suo 1° anno alla Juve (con 10 anni di esperienza in meno e 978’ in meno giocati).

Screenshot 2016-04-22 14.46.52

Credo che, dinnanzi a questi numeri, nemmeno i più ottimisti (me compreso) avrebbero potuto aspettarsi un rendimento in fase offensiva di tale portata, soprattutto da un “Iturbe2.0” pagato quanto Kondogbia. La particolarità di Paulo, come e più di Tevez, è stata quella di applicarsi in fase difensiva e di esser il punto di riferimento indiscusso della squadra in fase di transizione “positiva” indipendentemente dalla zona di campo in cui avviene la riconquista della palla e la ripartenza. I beceri tentativi di accostarlo a gente come “Insigne” (discreto/buon esterno che fino ad ora ha dimostrato poco o nulla) o “Higuain” (magnifico finalizzatore che però fa 1/3 del “lavoro” di Dybala nell’arco dei 90’), sono cose da giocherelloni dell’informazione.

Mandzukic – Con la partenza di Tevez, che giocava sia da n°10 che da n°9, era necessario ricoprire una casella ormai vacante (quella del n°9, avendo puntato su Dybala per il ruolo di “10”) con un giocatore che fosse in grado di garantire una certa reattività fisica e tattica e garantisse un buon apporto di gol nonostante il grande lavoro richiesto. Accolto anche lui con un bel e fragoroso “Era mejo Gèco” o “Se Guardiola ed il Cholo l’hanno cacciato, un motivo ci sarà” od il sempiterno “un palo della luce come L’Oriente” (valido per chiunque giochi a calcio e che superi il “metro e 70”, ha dimostrato quello che ha SEMPRE fatto nella sua carriera: pressare “da solo” come nessun’altro attaccante al mondo un intero reparto difensivo. Pur non avendo l’appeal del “Lewandowski del Lungarno” (alias: “Nikola Kalinic”) è riuscito quantomeno ad avvicinarsi ai numeri strabilianti del suo alter-ego romanista, col destro di Batigol ed il sinistro Völler: Edin Dzeko (8 gol, di cui uno solo decisivo; segnato ad agosto scorso, proprio contro la Juventus).

Screenshot 2016-04-22 14.47.06

Scherzi a parte, il croato mostra in campo, cose che non possono essere riassunte con dei semplici numeri in quanto lo spirito di abnegazione, la cattiveria agonistica e la straordinaria capacità di lavorare solo e soltanto per la squadra, non possono essere espressi con cifre che risulterebbero alquanto freddine. Potremmo dire che i suoi gol son sempre decisivi od annotarli dal primo all’ultimo o cronometrare i chilometri che corre in ogni singola partita, ma tutto ciò non basterebbe a rendere visibile un quadro quantomeno attendibile (almeno per quello che ha mostrato in questa stagione, acciacchi a parte).

Come si può ben intuire, si è dinnanzi all’ennesimo fallimento dirigenziale che ha portato al disfacimento di una macchina perfetta ed alla sua incapacità di lottare su tutti i fronti; affidandosi ad “immaturi”, “pali della luce” e “culoni”.
#Già. #Spiace.