Verona-Juve, dieci cose da sapere

Questa sera in campo al Bentegodi: avviciniamoci al match con le curiosità pre partita
1 – I PRECEDENTI

Sono 53 i precedenti nella massima serie tra queste due squadre: bianconeri avanti per 30 vittorie a nove, 14 i pareggi. La Juventus è l’avversaria che ha segnato più reti al Verona in Serie A (92). L’Hellas non batte i bianconeri nella massima serie dall’aprile 2000 (2-0, doppietta di Cammarata): da allora, tre pareggi e sei successi per la Vecchia Signora, sempre a segno contro i gialloblu (una media di 2.1 gol a gara). Questa sfida non termina a reti bianche dal febbraio 1988: sette volte si è conclusa sullo 0-0.

2 – MENTRE A VERONA…

Tutti i nove successi gialloblu contro i bianconeri in Serie A sono arrivati tra le mura amiche: la Vecchia Signora a Verona ha ottenuto solo sette vittorie, 10 pareggi completano il quadro. Gli ultimi tre Verona-Juventus di campionato giocati al Bentegodi sono terminati sul punteggio di 2-2.

3 – TESTACODA

Testa-coda tra le due formazioni distanziate da ben 63 punti in classifica: Verona, già retrocesso in Serie B, con 25 punti; Juventus, campione d’Italia per la quinta volta di fila, a quota 88. L’Hellas ha perso quattro delle ultime cinque partite di Serie A, unico successo contro il Milan, nell’ultima gara interna. I gialloblu subiscono reti al Bentegodi da 24 gare di campionato consecutive: 41 gol complessivi, 1.7 di media a gara. La squadra di Allegri ha conquistato 76 punti degli ultimi 78 disponibili, imbattibile in Serie A da 26 giornate. La Juventus ha subito solo 18 reti fin qui: il primato in un campionato italiano a 20 squadre è sempre dei bianconeri (20, nella stagione 2011/12) – la Vecchia Signora ha però incassato un gol in ognuna delle ultime tre trasferte.

4 – ATTACCO VS DIFESA

Il Verona ha il peggior attacco del campionato: 30 gol totali, solo nove di questi nelle prime frazioni. La Juventus, miglior difesa (18), è la squadra che concede meno conclusioni agli avversari in Serie A (320).

5 – solo 11 gol

La Juventus ha concesso appena 11 gol dall’interno dell’area di rigore – record nei cinque principali campionati europei.

6 – GLI EX DI GIORNATA

La prossima sarà la 50ª presenza in Serie A per Luca Marrone, le prime 15 le ha disputate con la maglia bianconera. Luca Toni ha giocato nella Juventus dal gennaio 2011 al gennaio 2012: 14 presenze in Serie A e due gol. Solo cinque reti complessive per Toni in questo campionato – a secco da 559’ giocati: non segnava così poco nella massima serie dalla stagione 2010/11, divisa proprio tra Genoa e Juventus. Ex di giornata anche Romulo.

7 – UN ALTRO RECORD PER GIGI

Gianlugi Buffon ha eguagliato il suo record di clean sheets in un singolo campionato di Serie A (21 come nel 2011/12).

8 – JUAN&MAXI

Il Verona è la preda preferita in Serie A di Roberto Pereyra: tre gol ed un assist in quattro sfide ai gialloblu, tra cui la sua ultima marcatura nella massima serie, a maggio dello scorso anno. Anche Juan Cuadrado sempre protagonista negli incontri con il Verona nella massima serie: due gol ed un assist nelle tre gare giocate con la maglia della Fiorentina.

9 – ALLEGRI VS DELNERI

Luigi Delneri ha guidato la Juventus nella stagione 2010/11 conclusa al settimo posto con 58 punti in 38 giornate. Delneri ha racimolato appena quattro punti in 16 sfide di Serie A contro i bianconeri; la gara di andata, persa allo Stadium per 3-0 è stata la sua prima da ex. Grazie alla gara di andata, Max Allegri si è portato in vantaggio nei precedenti con il collega gialloblu (4V, 1N, 3P). Allegri non è ancora riuscito a battere il Verona al Bentegodi in Serie A: sconfitto con il Milan nella stagione 2013/14, fermato sul 2-2 con i bianconeri nello scorso campionato.

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Tanti auguri, Andrea!

Il fuoriclasse bianconero Barzagli, cardine della difesa, compie oggi 35 anni

«Dobbiamo continuare a vincere perché è nella nostra mentalità: c’è una finale di Coppa Italia, davanti, e tante altre pagine di storia da scrivere»

Queste parole non sono state pronunciate mesi fa, bensì meno di un’ora dopo la matematica conquista dello scudetto. Queste parole sono state pronunciate da uno a cui – a detta di Buffon – bisognerebbe stracciare la carta d’identità. Uno degli otto pilastri della Juventus dei cinque Tricolori consecutivi. Parliamo naturalmente di Andrea “La Roccia” Barzagli, che oggi compie 35 anni.

Queste parole sono il segreto di una longevità calcistica che irride al passare del tempo, ed il segreto per cui la Juve, grazie anche a ‘Barzaglione’, continua a vincere e macinare risultati sorprendenti anno dopo anno.

Già perché se poco dopo aver vinto il tuo quinto scudetto consecutivo, già esorti i compagni a guardare avanti e a non accontentarsi di aver scritto una pagina storica del calcio (lui, Campione del Mondo, ne sa qualcosa), allora la verità è una ed una sola: che sei un fuoriclasse assoluto, uno dei migliori al mondo, e che noi siamo onorati e privilegiati per ogni singolo secondo in cui guidi la difesa, in campo.

Quando uno è forte, è forte, indipendentemente dall’età

Gianluigi Buffon parlando di Andrea Barzagli

Oggi, mentre poche ore ti separano dalla tua centocinquantesima partita in bianconero in Serie A, tutto il mondo juventino ti fa gli auguri, Andrea, e ti ringrazia per i successi che ci hai fatto ottenere, e quelli per i quali lotterai con identica ed immutata grinta, #FinoAllaFine.

Sapevate che…?
Dal gennaio 2011, ovvero nel suo periodo alla Juventus, è il giocatore di movimento, dopo Bonucci (85), ad essere rimasto in campo per più partite intere senza subire gol (75) in Serie A.
Barzagli è un dio: 5 segni inequivocabili

Barzagli è un dio: 5 segni inequivocabili


“O Barzagli, tu non solo sei ciò di cui non si può pensare nulla di più grande, ma sei più grande di tutto ciò che si possa pensare. Se tu non fossi tale, Andrea, si potrebbe pensare qualcosa più grande di te, ma questo è impossibile”

 

L’uomo crede in qualcosa di divino perché ama il pallone, e ama il pallone proprio perché crede in qualcosa di divino. Da quanto l’uomo è dotato di un pensiero astratto applicato al calcio è alla ricerca del divino e di una prova ontologica che attesti inconfutabilmente l’esistenza di un dio.

Signori, ora è’ fatta. I misteri della teologia applicata al calcio, della  cosmogonia limitata al campo sono state rivelate ieri: Barzagli è un dio.

Ecco i 5 segni inequivocabili e non controvertibili che lo attestano.

Immortalità

Un dio è eterno ed immortale. Andrea Barzagli è nato a Fiesole l’8.5.1981. Quando inizia a professare il suo verbo di anticipi e intercetti nel ’98 alla Rondinella, il profeta Zidane fa vincere i Mondiali alla Francia, mentre il Messi(a) del Barcellona debutta (a 11 anni) in un campo a 11. L’immortalità di Barzagli la percepisci dal fatto che ad ogni stagione va più veloce, annienta più difensori, recupera più palloni, ad ogni partita appare più fresco e pulito, ad ogni minuto che passa sembra più pimpante e non si scompone, non suda nemmeno, ha sempre il sorriso, cammina sfiorando l’erba e passeggiando sotto il diluvio. Barzagli ha vinto i Mondiali nel 2006. Altri reduci di quel mondiale commentano in tv, aprono ristoranti, allenano o fanno spot. Lui va più veloce, ed è più forte e completo di 10 anni fa. Barzagli è immortale.

Onnipotenza

Limitandoci agli ultimi anni, la difesa Juventina ha battuto ogni record di invulnerabilità di 120 anni di storia del calcio: meno gol subiti (totali, in casa, in trasferta), più gare totali senza prendere gol, meno tiri subiti, meno sconfitte e ,a due passi, quel record di minuti e gare di inviolabilità. Restando agli ultimi mesi, il dio Barzagli ha incontrato e annichilito altre divinità minori: i dei centravanti “più forti al mondo”, Higuain e Lewandovski, ammansiti di fronte alla sua aura difensiva. Al suo cospetto un discreto palleggiatore come Bonucci sembra Beckenbauer anche agli occhi di Guardiola, un rude agonista come Chiellini sembra Gentile col nasone. Barzagli è l’Anima della BBC. Un dio Uno e Trino. E con lui San Gigi Buffon diventa un baby pensionato d’oro.

Ubiquità

Barzagli parte come centrale nell’eretico 433 di Conte. Perfetto. Poi diventa centrale di destra a 3 nel liturgico 352. Perfino il pretino Prandelli grazie ai miracoli di Barzagli arriva alla finale di un Europeo. Dopo lo scisma Contiano, Barzagli col riformatore Allegri dimostra in pieno il suo essere Ovunque e Quantunque. Nella perfida Albione diventa terzino destro di una difesa a 4. Poi, con la moria degli altri centrali e contro le piaghe della tachicardia di Lichststeiner, le sciagure di Caceres, la fanciullezza di Rugani ed il polpaccio di Chiellini, il nostro dio diventa centrale di sinistra nel 352 e addirittura terzino di sinistra di nuovo a 4. Barzagli c’è. In ogni dove.

Perfezione

Se preghi Barzagli per fermare la maledizione di Icardi o l’implacabilità di Cavani, Benzema, Higuain e Lewa, le tue preghiere si avverano. Non devi necessariamente inginocchiarti, Barza risponde alle tue suppliche senza sacrificare vacche grasse o agnelli (al massimo c’è da indurre Andrea a firmargli il rinnovo). Barzagli è perfetto così com’è. Nella corsa, nell’anticipo, nello stacco, nel tempismo. Eppure può assumere mille forme: Barza protegge l’Immacolata porta nostra da lungagnoni come Toni e da furetti come Reus, ammansisce vegliardi come Di Natale o virgulti come Immobile. Con la forza del suo spirito Barza guida i nostri progetti difensivi e le nostre azioni. Tutte le punte rivali assecondano la sua volontà e gli lasciano la palla quando, nella sua onniscienza, Barzagli arriva prima sul rimbalzo della sfera. Barza ci libera dallo scoraggiamento davanti alle difficoltà e da ogni maligno tiro avversario. Andrea da Fiesole riluccica delle gare diurne col suo bagliore divino e illumina l’oscurità delle gare notturne con lo splendore dei suoi contrasti, dandoci pace e tranquillità, alleviando la fatica dei compagni e disperdendo preoccupazioni e affanni di noi tifosi. Barzagli ci libera dalle impurità dei fallacci, dei gialli facili, e ci riempie il pensiero di clean sheet, non lasciando che il malvagio avversario turbi la nostra pace e induca Buffon a bestemmie e smadonnamenti. Poi certo, come ogni dio, anche Barzagli dopo aver creato il ciclo più vincente della storia Juve ogni tanto si riposa. E’ successo per 20 minuti, a Berlino.

Solo con la Dea

Nella sua infinità generosità e magnanimità, il Dio Barzagli ha scelto di farsi uomo e vestire la nostra maglietta, di essere un dio protettore e difensore e non abusare del suo potere taumaturgico in attacco dove bonariamente decide di non mostrare altrettanti miracoli e di lasciar giocare gli altri compagni. Le rare volte che il nostro dio diventa giocondo e si concede, come Giove, scappatelle in attacco, pennella parabole perfette sulla testa dei nostri (Morata col Siviglia), levita a mezzo metro sull’erba, filando per 80 metri a doppia velocità al 90° prima di tornare clemente e lasciare che sia un bimbo, Giovinco, a mettere la palla in rete (contro la Roma). Solo in due occasioni, il dio Barzagli ha dato un saggio della sua luminosa onnipotenza anche sottoporta, sempre contro l’Atalanta, la Dea, appunto.

Comandamento di Barzagli.

Una volta dimostrato in modo inconfutabili dell’esistenza del dio Barzagli, il nostro Andrea però, nella sua perfezione, ci ama e non chiede nulla in cambio. Solo di non avere altro Barzagli al di fuori di lui senza cedere alle lusinghe effimere dei Benatia e degli Hummels di turno, di non nominarlo invano quando si vaneggia di Rugani e di onorarlo e glorificarlo nei giorni di festa, la domenica e il mercoledì.

Lode a te o Andrea!