di Francesco Mazzocca
Ci sono due certezze nell’affare Morata. La prima: è un giocatore di proprietà della Juventus, società che ne detiene le prestazioni grazie a un normale contratto. La seconda è il diritto che fa capo al Real Madrid, ovvero esercitare la cosiddetta “recompra” per riportarlo nella capitale spagnola. Al di là delle cifre che sono state pattuite, e che ricomprendono (almeno credo) una sfilza di bonus e controbonus, la sostanza dell’affare non cambia: se il Real vuole, e se Morata acconsente, sborsando la cifra stabilita il giocatore torna in Spagna. E questo non è un male per la Juventus, anzi. La società Juventus è l’unica parte in causa a ricavarne effetti positivi, quale sia l’esito della vicenda. Se Morata resta, bene. Se Morata va, si incassano soldi, molti di più rispetto a quelli che sono stati spesi due anni fa. Il problema è un altro, e non è legato ad aspetti di natura economica: la cancellazione del diritto di recompra. Per fare questo la Juventus è costretta a pagare un’altra cifra, e questa è una cosa alquanto ridicola e, a mio avviso, non avverrà mai in una società del calibro della Juventus. In due parole: pagare per evitare che il Real riporti a casa Morata è un’operazione suicidio, economicamente ma soprattutto psicologicamente. Perché la Juventus ha già acquistato Morata due anni fa, e pagare per trattenerlo significherebbe pagare di nuovo, due volte, al di là di ogni valutazione sul suo rendimento, e su come sia mutato in questi due anni. Per cui, un’eventuale operazione di questo tipo sarebbe molto pericolosa, e senza dubbio più clamorosa rispetto a quella della recompra, che secondo alcuni ha fatto emergere i limiti della Juventus nel confronto con le grandi potenze europee. Invece non è così, perché la Juve è l’unica parte in causa a guadagnarci, semplicemente perché in questo momento ha il coltello dalla parte del manico. E la Juve lo sa benissimo.