Quando Galia regalò la Coppa Italia alla Juve contro il Milan di Sacchi

E’ il 1990, praticamente preistoria; non esiste Internet, Craxi e’ ancora in sella e Berlusconi e’ solo il presidente di un grande Milan (gia’ con un chiodo in testa, che non e’ il calcio). Io sono ancora giovane, sposato ma senza figli e sono tornato da pochi mesi dall’America. Nell’attesa del concorso universitario ho preso un incarico annuale di insegnamento in un Istituto Tecnico e, sorprendentemente, mi diverto molto. Ho appena sistemato casa, tutto e’ nuovo, la vita e’ bella e il futuro radioso. La Juventus un po’ meno.

Difficile spiegarlo ora, ma allora vivere quattro anni in America voleva dire non sapere nulla del calcio italiano se non da telefonate a casa o da sparutissime notizie sui giornali. Mi ero perso l’ultimo scudetto del Trap, l’addio di Platini, le imprese di Marchesi e l’inizio di una difficilissima rifondazione. Nel 1990 la Juventus e’ allenata per il secondo anno consecutivo da Dino Zoff e non e’ cosi’ male; in campionato parte bene e all’11esima di andata e’ pure in vantaggio 2-1 a San Siro col Milan, prima di prendere due goal maledetti nel finale. Ci sono Schillaci, Casiraghi e Rui Barros in attacco, Marocchi, Alessio, Alienikov e Zavarov a centrocampo, Tacconi in porta e il duo Bonetti-Brio come centrali. Ci gioca anche un onesto mediano siciliano, Roberto Galia, che diverra’ l’eroe della stagione. Perche’ allora la finale di Coppa Italia si giocava ancora su due partite e la prima, a Torino, era stata un bruttissimo 0-0 in cui tutti avevno giocato male, ma la Juventus peggio. E fare risultato a Milano pareva molto difficile. Ma dopo 16′ il Milan si distrae su una rimessa laterale, come spesso capitava alle squadre di Sacchi, la palla va a Marocchi che azzecca un filtrante per Galia che entra in area e fa secco il portiere. Il resto della partita e’ difesa, ma va detto che il Milan (come talvolta capitava alle squadre di Sacchi quando andavano sotto) non combina quasi nulla e la partita si conclude con una insperata vittoria. Zoff viene portato in trionfo dai giocatori e sul finire della stagione vincera’ anche la Coppa Uefa, allora cosa abbastanza seria.

Ma come talvolta capita fu l’inizio della fine; perche’ Zoff (forse nell’unico grande errore strategico della gestione Agnelli degli ultimi 60 anni) era gia’ stato scaricato, Boniperti anche e al loro posto erano stati scelti i due alfieri della modernita’: Montezemolo e Maifredi. Che prevedibilmente combinarono un disastro l’anno dopo e provocarono una restaurazione ancora peggiore. Perche’ ritorno’ un Boniperti chiaramente fuori dai tempi e come allenatore fu riscelto un Trapattoni che non aveva ancora trovato il dosaggio del Gerovital. E questa e’ la ragione per la quale quella vittoria ha nel mio ricordo un sapore agrodolce, di qualcosa che poteva essere e che non e’ stato. Una “sliding door” nella storia della Juventus, che ha segnato tutte le scelte dei 15 anni successivi. Ma questo e’ il calcio, o piu’ in generale, la vita.

Kantor.