L’ultima Italia di Conte. Una questione di nervi

Conte e’ un grandissimo uomo di campo, uno dei pochi capaci di schierare gente mediocre e renderla funzionale al suo progetto tattico. Ma e’ anche la persona piu’ clamorosamente inadatta a ricoprire il ruolo di CT di una nazionale: come selezionatore e’ discutibile, come comunicatore, agghiacciante (cit.), come parafulmine, inesistente. Certo, dopo aver commesso l’enorme sciocchezza di lasciare una squadra e una tifoseria che lo adoravano (e con le quali avrebbe vinto molto ancora) il secondo giorno del ritiro estivo, non gli rimanevano molte altre scelte per rifarsi una verginita’. E indubbiamente qualcosa ha ottenuto visto che l’anno prossimo allenera’ una ricchissima squadra della ricchissima EPL.

Il vero problema pero’ e’ che le sue scelte di selezionatore sono indissolubilmente legate alla sua concezione di squadra di club: un nucleo duro di pretoriani bravi disposti a morire per lui, e il resto fatto di giocatori abbastanza modesti che sono ben felici di eseguire i suoi movimenti alla lettera. Tutte le scelte di Conte sono state conservative: Ogbonna invece di Rugani, Thiago Motta invece di Jorginho, gente impresentabile (come Pelle’) in attacco invece di Berardi (che sara’ un po’ vivace, ma e’ un talento indiscutibile). Cara grazia che all’ecatombe di talento sia sopravvissuto Insigne; ma temo che questo sia dovuto solo al timore di trovarsi al centro del fuoco incrociato della stampa a sud di Roma.

Insomma anche per Conte vale la famosa massima: “se tutto quello che hai in mano e’ un martello, allora qualsiasi altra cosa e’ un chiodo”. Il problema, per me, e’ che questa volta i calcoli potrebbero rivelarsi errati. E che l’idea di fare i 300 alle Termopoli, rivelatasi vincente in un grande club nel 2011, possa fare cilecca se riproposta in nazionale nel 2016. Perche’ non e’ detto che basti la difesa della Juventus per salvare la ghirba; i 4 della Juventus sanno benissimo che una cosa e’ essere protetti da Pogba/Marchisio/Khedira (con due terzini della madonna a corredo), un’altra essere protetti da un centrocampo fatto di gente vecchia e/o impippitasi negli anni (con laterali, diciamo, non esaltanti). E quindi potrebbero essere assai meno disposti a morire per Conte (al di la’ delle dichiarazioni di facciata).

Comunque il calcio e’ strano (e la Grecia vinse gli Europei); se in quelle otto partite da giocare Pelle’ segna qualche goal e la difesa tiene magari ci troviamo un’altra volta  in finale. Ma se si ragiona a fil di logica, le scelte di Conte portano lontano assai da quel traguardo.

Quando il bianconero si tinge di azzurro

 

di Serena Cellamare

Tutto cominciò nel 1920 con la prima convocazione in nazionale di un calciatore della Juventus, il portiere Giovanni Giacone. Si trattava di una partita amichevole contro la Svizzera, ma da quel momento in poi il contributo del club bianconero “alla causa” della Nazionale è stato pressoché ininterrotto.

Sono passati 96 anni e la musica non sembra cambiata, proprio oggi il CT Antonio Conte (uno che la Juventus la conosce bene, così, per usare un eufemismo) ha sciolto la riserva sui convocati ai prossimi europei e il blocco Juve, almeno in difesa, con i senatori Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini è sempre presente. Oltre alla difesa, un tesserato juventino è presente in ogni reparto: Sturaro in mezzo al campo (ma non dimentichiamoci di Marchisio che se non infortunato avrebbe sicuramente fatto parte del gruppo) e Zaza per il reparto offensivo.

Ma non è solo una questione legata al numero dei convocati. I successi della Nazionale italiana da sempre sono legati a quelli della Juventus, è un dato di fatto che anche il più intransigente portavoce di quel “sentimento popolare” anti Juve tornato in voga nell’ultimo quinquennio deve ammettere. Il blocco Juve ad esempio, è stato fondamentale già sul finire degli anni 20, quando la Nazionale conquistò il suo primo successo vincendo la Coppa Internazionale (i moderni Campionati Europei). Ben sei i giocatori prestati al successo tricolore tra i quali il celebre trio Combi-Rosetta-Calligaris.

Della Juventus pluricampione d’Italia era anche l’ossatura della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1934, da questo periodo in poi quando l’Italia ha vinto qualcosa di importante guarda caso anche la Juventus risultava essere vincente.Nel ’38 altro mondiale ed altra forte rappresentanza bianconera: Foni, Rava, Locatelli i primi due eletti anche i migliori della competizione.

Tra gli anni 50 e gli anni 60, ricchi di successi per i colori bianconeri ma avari verso la Nazionale, ricordiamo grandi leggende del nostro calcio: Boniperti, Mari, Parola, Omar Sivori, Salvadore e Leoncini. Nel 1968, la Nazionale vince gli Europei disputati in Italia, di quella selezione oltre a Salvadore, Bercellino e Castano faranno parte anche i giovani Zoff e Anastasi destinati a diventare pilastri bianconeri.

Gli anni 70 sono il periodo del blocco ai giocatori stranieri in campionato per cercare di incentivare la crescita di nuovi talenti nostrani. Si apre un’epoca di grandi soddisfazioni per gli azzurri di Bearzot grazie anche al gruppo Juve. Giovanni Trapattoni è l’allenatore della Juventus che nel 1977 conquista il double formato da scudetto e coppa Uefa e 9 giocatori di quella squadra (Zoff, Benetti, Cuccureddu, Scirea, Cabrini, Gentile, Tardelli, Causio, e Bettega) fanno parte della compagine che arriva 4 ai Mondiali di Argentina del 1978 mostrando forse uno tra i giochi migliori del torneo. Il trionfo nel Mundial del 1982 lo ricordiamo tutti, giovani e meno giovani. Ben 6 titolari della Juventus disputarono tutte le partite compresa la finale: Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi. La seconda parte degli anni ottanta segnano la fine di un ciclo in casa Juventus che non presta più tanti calciatori alla Nazionale come in passato. Il Mondiale disputato in casa nel 1990 vedrà Schillaci capocannoniere e migliore giocatore del torneo nonostante lo sfortunato terzo posto raggiunto dall’Italia. Antonio Conte, Dino e Roberto Baggio erano gli “Juventini” di USA 94; finale con il Brasile e ultimo rigore di Roberto Baggio nel cielo di Pasadena è storia nota ai più.

Durante la seconda metà degli anni novanta la Juventus di Marcello Lippi è finalmente di nuovo vincente sia in Italia che all’estero e gli juventini sono anche l’asse portante in Nazionale con il supporto dei calciatori come Conte, Peruzzi, Ferrara, Tacchinardi, Torricelli, Di Livio, Del Piero e Pessotto. Buona parte di loro farà parte del gruppo che arriverà in finale all’Europeo del 2000. Ultimo trionfo azzurro ai Mondiali di Germania 2006, come dimenticarla quell’estate? A laurearsi campioni del mondo ci sono Buffon, Cannavaro, Camoranesi, Zambrotta e Del Piero oltre agli juventini Thuram, Vieira e Trezeguet che disputarono la finale con la Nazionale francese. In pieno scandalo Calciopoli ben 8 tesserati della Juventus in una finale mondiale, non c’è bisogno di commentare.

Gli anni successivi al 2006 sono stati anni di rifondazione, sia per la Juve che per la Nazionale, che arriva nuovamente quasi in vetta ad una competizione nel 2012 con il secondo posto all’Europeo disputato in Ucraina e Polonia. Oltre a Buffon fanno parte di quel gruppo Barzagli, Bonucci, Chiellini, Marchisio e Pirlo. Il 2012 è anche l’anno della rinascita della Juve con la vittoria del primo dei 5 scudetti, sarà forse un caso?