L’avvento del Gruppo cinese della Suning nel calcio italiano con l’acquisto della maggioranza di controllo dell’Inter ha destato molta curiosità e interesse.Le battute sulle provenienza geografica dell’azienda di Mr. Zhang si sono sprecate e fanno parte del sale dello sfottò del tifo, ma è opportuno rimettersi il cappello di analisti il più imparziali possibile per capire se i tifosi interisti possono esultare a ragione e se gli juventini si devono preoccupare per una squadra che non è più competitor dei bianconeri, ma che vorrebbe ritornare ad esserlo.
Ho pensato dunque di mettere a confronto i dati economici e finanziari delle società controllanti Juventus e Inter: la cassaforte di casa Agnelli, Exor (ex Ifil) e i nuovi arrivati da Pechino.
Qui sotto potete trovare un prospetto che riepiloga le voci prese in considerazione.
Non entrerò nel merito del prezzo di cessione visto che il medesimo è oggetto di ampie speculazioni giornalistiche: diciamo che Thohir ha spuntato un buon contratto in considerazione dei pesanti debiti e della situazione gestionale e sportiva non particolarmente brillante.
Ovviamente si tratta di due soggetti nati a distanza di quasi 70 anni, appartenenti a culture totalmente diverse e operanti in settori non omogenei: veicoli e partecipazioni in holding da una parte, commercio di elettrodomestici ed elettronica dall’altro.
Spicca subito però una caratteristica dimensionale: il giro d’affari di Exor è dieci volte superiore a quello di Suning, definito dai media “colosso”, non senza qualche generosità. Le distanze si amplificano se osserviamo il risultato operativo (utile prima di imposte, oneri e proventi finanziari e ammortamenti).
Anche in merito alla consistenza degli utili finali e distribuzione dei dividendi all’azionista si notano importanti differenze, che aumentano considerando il ricorso al debito come forma di finanziamento, con i cinesi molto impegnati nell’utilizzo della famosa “leva finanziaria “, il rapporto tra debiti e risultato operativo del core business. Il dato invece della capitalizzazione di borsa è rovesciato, situazione che ritengo sia da imputare al fortissimo rialzo della borsa cinese negli ultimi anni, con un probabile fenomeno di bolla speculativa sui prezzi, specie se raffrontati ai listini europei.
Non voglio annoiarvi ulteriormente. L’impressione che se ne ricava è quella di un gruppo solido ma non colossale, con un management giovane ma forse distante dai centri nevralgici sportivi, che fattura il 90% del suo business nella sola Cina, con un eccellente cash flow dovuto alla natura del suo settore di appartenenza. Certamente se apporterà mezzi freschi lo dovrà fare per il tramite di un aumento di capitale sociale, anche alla luce delle norme del FairPlay finanziario della UEFA .
La Juve stessa ne dovette fare ben due per uscire dalle “secche” del postcalciopoli, ma non si vive di sole iniezioni di capitale: una società dovrebbe autosostenersi e Juventus S.p.A è un esempio virtuoso. Le basi interiste ad oggi sono molto fragili: manca lo stadio di proprietà, elemento ormai assolutamente necessario e poco è rimasto commercialmente parlando delle annate passate. In patria Suning ha speso per la squadra locale più di 100 milioni di euro per ingaggiare Ramires e Alex Texeira: sembra il manifesto perfetto per chi afferma che i soldi sono condizione necessaria ma non sufficiente per fare un buon lavoro a 360 gradi.
Mario Sironi