Il Pipita visto dal Golfo

Se c’è una cosa che proprio non mi appassiona di tutto quello che ruota intorno al pallone è proprio questo periodo dell’anno da maggio ad agosto, che poi è anche da dicembre a febbraio e poi da marzo a maggio… insomma: il calciomercato.
Non per niente credo di avere la tessera n° 1 del club #BarMercato del nostro fenomenale Sandro Scarpa: è l’unica rubrica che leggo sulla materia, pensate come sono messo…
Eppure, da qualche settimana, qui a Napoli, da tifoso juventino, non ho avuto la necessità di seguire i vari guru del settore per capire che stava succedendo qualcosa. Si sentiva nell’aria, si percepiva. Era una cosa quasi materiale, per intenderci…

In casa mia vive un piccolo ultrà del Napoli e il fatto che sia mio figlio è un particolare che, ancora per qualche anno, mi impedisce di cambiare la serratura di casa (tra qualche anno la cambierà lui a me, questo intendevo…). Ebbene, da buon padre mi ero accorto che da qualche giorno mi aveva quasi tolto il saluto… qualche piccolo cambiamento esteriore lo avevo anche percepito, certo: mica può passare inosservata la rimozione del poster ad altezza naturale di Higuain nella sua camera. Ma avevo collegato il tutto ad una fase di crescita, ad una sorta di cambio di interessi, magari faceva posto a quello di qualche giovane attrice, il che non mi sarebbe nemmeno dispiaciuto…

Anche il barista del Tribunale, quello del caffè di mezza mattina, quello con cui è un continuo battibecco durante l’anno, mi ero accorto che aveva cambiato atteggiamento: distaccato, poco caloroso, la tazzina quasi lanciata sul bancone, discorsi su tutto, evitando il pallone…
E anche il parcheggiatore, il portinaio, il postino.

Poi ho collegato: quelle che erano state da me catalogate come solite illusioni da mezza estate si stavano concretizzando e Higuain stava per diventare un calciatore della Juventus.
E la cosa che più facilmente ti verrebbe da dire a questa gente è: guardate che non è colpa mia! Cioè, sì, ovvio, mi fa piacere, tanto, sono felicissimo, ma vedete, io non c’entro, non ci metto nemmeno un euro, anzi forse lo abbiamo anche pagato un po’ tanto, ma in fondo chi se ne frega, magari ci riporta quel trofeo lì, quello che manca da tanto, ma credetemi, non ci posso fare niente.
Perché è così che si sente, anzi che fanno sentire, uno juventino napoletano in questi giorni. Ti guardano come se fossi tu il responsabile di quello che considerano un furto. E quasi ci riescono a farti sentire in colpa, provi addirittura a capire se davvero avresti potuto fare qualcosa per evitare che un popolo al quale, in fondo, sei legato, subisse un torto così grave.
Perché ti rendi conto che effettivamente è stata fatta una cosa grossa, grossa assai, come si dice qui.

Higuain era in tutti i discorsi in cui si provava a contrastare una superiorità netta della Juventus nell’ultimo anno. Lo scudetto, eh ma il record dei 36 gol, Dybala, eh ma deve crescere per arrivare al suo livello, Morata, eh ma non segna quanto il Pipita. Insomma: una sorta di esorcismo contro il diavolo a tinte bianconere.
E la reazione smodata, esagerata, che in nessun’altra parte del mondo si sarebbe potuta vedere, in fondo è quasi comprensibile.

Senti parlare di tradimento, offesa, addirittura non della tifoseria ma di un intero popolo che non meritava una voltafaccia simile. E capisci che in fondo non è un’esagerazione, per come è vissuto il calcio qui. È una conseguenza.
Conseguenza della passione che senza misura qui, forse come da poche altre parti, si mette nel pallone; conseguenza dell’idea che la squadra debba rappresentare un popolo e chi non tifa per quella squadra in fondo è uno che vuol male anche un po’ alla città.
Insomma: calcio totale, e non nel senso dell’Olanda anni ’70.

E allora, cari barista, postino, portinaio e soprattutto: caro figliolo: se totale è la passione, non potete lamentarvi se poi totale è anche la soddisfazione nostra di vedervi così affranti. E in fondo, a pensarci bene, anche quel senso di colpa assume un gusto dolce. Sì, eccomi: sono stato io a suggerire alla Juve di pagare la clausola. E se proprio lo volete sapere, ho anche prestato cento euro a Marotta perché non riusciva a mettere insieme i primi 45 milioni, ora ve l’ho detto!
Passerà, ma intanto per ora è bello così.

E però questa estate “trionfale” qualche conseguenza rischia di lasciarla in me: quella di farmi appassionare al calciomercato. Scusate, corro a rileggermi tutte le puntate di #BarMercato. Scarpa, salvami tu!

Francesco Alessandrella