Benatia: «Sono qui per vincere»

«Dovremo continuare sulla scia di quanto fatto gli anni scorsi e dare magari qualcosa in più per sognare anche in Europa»

«Chi arriva alla Juve deve capire che qui si deve vincere. Ed è per questo che sono venuto». Medhi Benatia non è solo un grande difensore, ma anche un ragazzo intelligente e dimostra di aver compreso subito cosa significa vestire il bianconero. La pressione, le aspettative non lo spaventano, semmai lo esaltano e dopo più di un mese di allenamenti e amichevoli, non vede l’ora di iniziare a fare sul serio: «Abbiamo lavorato tanto, affrontando una preparazione abbastanza pesante, ma d’altra parte l’estate è il momento giusto per mettere le basi – spiega ai microfoni di Mediaset e Sky Sport – . Siamo felici di cominciare il campionato. C’è grande attesa per la Juve, sembra che sia tutto scontato, ma non è così. Vogliamo continuare a vincere, anche se sappiamo che non sarà facile, perché gli avversari hanno qualità. Dovremo continuare sulla scia di quanto fatto gli anni scorsi e dare magari qualcosa in più per sognare anche in Europa. Il primo obiettivo è il sesto scudetto, perché centrarlo vorrebbe dire entrare nella storia, poi c’è la Champions, che è un sogno che dovremo cercare di realizzare. In effetti il termine sogno fa pensare a qualcosa di impossibile, mentre io credo che la società e la squadra stiano lavorando per vincere. Sarà difficile, ma dev’essere un nostro obiettivo».

La consapevolezza della propria forza è un ingrediente fondamentale per ogni successo e Benatia, guardando ai propri compagni, non può che trovare ulteriore convinzione nei messi della Juve: «In avanti abbiamo la fortuna di avere grandi giocatori. Se Higuain e Dybala riuscissero gli stessi numeri dello scorso anno e noi facessimo bene il nostro lavoro dietro, il titolo sarebbe già più vicino.I miei compagni di difesa? È un piacere lavorare con loro, si può imparare molto. E poi c’è il capitano… Ho giocato tante volte contro di lui e ho sempre avuto un grande rispetto per la sua carriera e per quanto rappresenta. È un modello per i ragazzini»

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