Al lavoro nel day after

Squadra in campo a Vinovo questa mattina

Seduta post partita per i bianconeri, questa mattina al Training Center di Vinovo.

La vittoria contro la Fiorentina è solo l’inizio di una stagione lunga e impegnativa, ecco perchè la squadra è subito tornata al lavoro, poche ore dopo l’ottima prestazione dello Stadium.

Come sempre nei “day after”, menu differenziato per i giocatori: seduta defaticante per chi è sceso in campo ieri, lavoro atletico per tutti gli altri.

Domani la squadra riposa, si torna in campo nella mattinata di martedì.

Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo di Juventus-Fiorentina 2-1

Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo di Juventus-Fiorentina 2-1

IL BUONO: Asamoah. Leggero, reattivo, esplosivo, propositivo; il tutto con il sorriso sulle labbra. Se resta sano, è un vero acquisto.

IL BRUTTO: Dani Alves. E’ brutto, accigliato e concentrato, ma soprattutto FA brutto, alzando la voce contro i viola sia metaforicamente che letteralmente. Un regista aggiunto sulla fascia destra.

IL CATTIVO: Alex Sandro. Tanti buoni cross e tanta spinta sulla fascia; poi un minuto di follia, in cui si perde prima Tello, regalando un angolo, e poi Kalinic che va a segnare su quello stesso calcio da fermo.

Posizione e protezione, Lemina è il mediano “diverso”

Posizione e protezione, Lemina è il mediano “diverso”

Lo avevamo capito, e lo avevamo accettato. Con l’emergenza centrocampo e i segnali non confortanti mandati dalla difesa nel precampionato, Allegri si sarebbe affidato al 352. E così è stato, con l’unico dubbio Pjanic: il bosniaco aveva preso una botta in quel di Villar Perosa, e il mister ha avuto dubbi sul suo impiego fino all’ultimo secondo. Fatto sta che la Juventus si è presentata in campo con Khedira-Lemina-Asamoah, senza rischiare il bosniaco, che si accomoda in panca.

Lemina davanti alla difesa. Un giocatore diverso, sia da Pjanic che da Marchisio. Molto meno geometrico, poca fantasia. Pjanic interpreta il ruolo simil Pirlo: grandi geometrie, perché i piedi lo permettono; una buona visione di gioco; e, soprattutto, un atteggiamento che spesso e volentieri lo porta a ridosso dell’area avversaria, e lì diventa più pericoloso. Claudio Marchisio è già un giocatore diverso: imposta sì il gioco, ma non con la fantasia o la libertà di Pjanic, e nemmeno con la sua vocazione al gioco offensivo. Imposta il gioco sul grande senso di posizione, e una dote fondamentale è che riesce seguire l’azione molto più da vicino: Claudio è lì, e se non ha il pallone tra i piedi, gli è comunque vicino. Non disdegna geometrie, ma non è né Pirlo né Pjanic, chiaro.

Mario Lemina è un ulteriore modo di interpretare il ruolo. Giocatore molto fisico, con caratteristiche precise: corsa, grinta, duttilità, ma anche piedi discreti che gli permettono di fare ottime giocate nello stretto. Ieri sera, però, è stato abbastanza impreciso soprattutto quando ha cercato i cambi di gioco, o gli inserimenti da dietro aprendo sui terzini, perché non ha un piede eccellente. Mentre nelle due volte che si è staccato dalla difesa, accorciando in avanti, lo abbiamo visto pericoloso con due tiri da fuori. Ha caratteristiche diverse: gioca sì di posizione, ma soprattutto con un senso di protezione verso la difesa, perché è nella sua indole anche l’uno contro uno. Meno impostazione ma più protezione. Si propone meno, perché spesso dà le spalle al pallone, liberandosi di qualche responsabilità. Rispetto a Pjanic e Marchisio, si distingue proprio per la sua forza fisica, che spesso gli permette di fare da interdittore e percussore nella stessa azione: se ha spazio, riesce a spezzare le squadre soprattutto centralmente.

Soluzioni diverse, pur mantenendo lo stesso sistema di gioco. Il perno davanti alla difesa può essere un Pjanic, un Marchisio o un Lemina, e negli anni scorsi abbiamo visto anche un Padoin. Di cero, a ognuno non si può chiedere di fare le cose che fanno gli altri, perché strutturalmente e funzionalmente abbiamo una diversa interpretazione del ruolo.

Di Francesco Mazzocca