Quanto manca a Juventus-Napoli? Poco, davvero poco. Le due formazioni regine del campionato distaccano ulteriormente le dirette inseguitrici e distruggono le malcapitate avversarie di turno: Chievo prima ed Empoli dopo sono schiacciate, dominate, masticate dalle prime due delle classe che continuano la marcia di avvicinamento allo scontro diretto a suon di vittorie e goleade.
La squadra di Allegri centra la dodicesima vittoria consecutiva in campionato, ma ancora più dei risultati ottenuti, indispensabili per compiere una rimonta impensabile fino a poche settimane fa, colpisce la sensazione di manifesta superiorità che dimostra, quasi un senso di una ineluttabilità che esalta i bianconeri e deprime gli avversari. Ora tutto sta girando bene per la Juventus: l’infortunio di una pedina chiave come Mandzukic arriva quando Morata si è sbloccato. Se è sbagliato, ed è profondamente sbagliato, dare le colpe solo all’allenatore quando le cose vanno male ed esaltare i giocatori quando i risultati arrivano, risulta un po’ più complicato indicare meriti e cause di una risalita imponente.
Come non si difende a uomo in area di rigore. Frey si perde Morata sul secondo palo.
Non prendere un tiro, come ha fatto Dybala in precedenza, per sviluppare un’azione più pericolosa. Altra dimostrazione di come non si difende in area di rigore.
La partita col Chievo è quindi un’ulteriore tappa in questo viaggio che dura da inizio novembre. La sensazione è che quando i giocatori juventini sono in una giornata di grazia siano incontrollabili per la quasi totalità delle squadre italiane, oltre che uno spettacolo per gli occhi. E’ difficile solamente dire “è tutto merito del 352”, “è bastato mettere in campo Dybala ed Alex Sandro”, “sono ritornati Marchisio e Khedira”, perché la realtà appare un po’ più complessa. Certo che tutti questi fattori sono stati di notevole importanza, ma l’identità di una squadra nasce dalle idee e dai principi di gioco.
Pogba riceve palla, apre sulla destra (Lichtsteiner ha già alzato la manina). Così nasce il primo gol.
Il francese play. Doppio regista per la Juventus, il terzo viene a giocare tra le linee.
La prestazione di Pogba è stata devastante. Il centrocampista francese non è solamente in uno stato di grazia, ma è al centro della Juventus: non lo è perché si prende responsabilità cercando giocate complicate per risolvere le situazioni, ma aiuta la squadra mostrandosi un calciatore totale. Il 10 bianconero, a Verona, ha avuto un notevole impatto anche in fase di costruzione non limitandosi alle fasi di rifinitura e finalizzazione: ha toccato 98 palloni, effettuato 86 passaggi realizzandone l’88.6%, tirato 9 volte (5 in porta), messo in referto 4 dribbling e 1 passaggio chiave, un gol e un assist, recuperato 4 palloni e persi 7.
Problemi a uscire dalla difesa? Ci pensa Pogba. Prende palla, salta gli uomini e va al tiro.
Pogba ha dominato e controllato il match abbinandosi bene a Marchisio e Khedira sviluppando trame non ancora esplorate con una rigida interpretazione del 352: Paul ha gestito i tempi della manovra, si è spesso abbassato per offrire un appoggio ai difensori, permettendo alla Juventus di uscire dalla linea difensiva con strappi tecnici e fisici devastanti; non sono mancati gli inserimenti senza palla, specialmente sul lato debole, e le combinazioni deliziose nello stretto con Dybala. Un Pogba fluido nel cuore di una Juventus fluida: a destra, al centro, a sinistra.
Chiede la palla, punta, entra in area e segna. Pogba il trequartista.
Pogba da punta (quasi). Lancio di Bonuccci, successiva giocata da dieci cristallino, roba da campionissimi.
La fluidità bianconera si mostra anche nella posizione di Dybala. Ritorniamo al discorso iniziale: “è bastato metterlo in campo”. Certo, però poi bisogna inserirlo dentro la squadra in un contesto preciso e chiaro. Non basta dire “abbassati e fai quello che vuoi”, perché il suo abbassarsi o il suo restare alto deve essere collegato a movimenti degli altri compagni. Ed è quindi diverso dal dire “fai come Tevez”, perché i due sono giocatori diversi: il numero 21 non ha la forza fisica straripante, quasi da toro, dell’Apache, ma una tecnica e una visione di gioco eccezionali e pertanto risulta migliore una sua posizione dalla quale riesce a vedere davanti a lui la porta. La continua ricerca delle giocate tra le linee e lo smarcamento necessario sono l’essenza principale dei concetti di gioco bianconeri: quando non riescono a essere messi in pratica, anche per la bravura degli avversari a chiudere gli spazi, la manovra diventa perimetrale.
Il tocco. Uno. Uno solo per creare superiorità posizionale.
Dybala si abbassa, Khedira e Pogba possono giocare tra le linee.
Ok, siamo in pieno garbage time, ma Dybala è nella trequarti difensiva: gioca praticamente da play accanto a Hernanes.
Un sistema fluido anche a livello difensivo. E’ un po’ riduttivo fermarsi al “difende a 4, no a 5”. Ci sono dei momenti in cui la Juventus si è schierata con un 442 in fase di non possesso – col Chievo alzando Lichsteiner sulla linea dei centrocampisti – e altri in cui si è ricomposta la linea a 5: difficile cogliere le indicazioni, più facile cadere nell’errore di scambiare le uscite di uno dei due terzini come la volontà di passare a 4. Potremmo dire che la Juventus ha scelto di difendere a 4 nel suo piano partita – e così si spiega perché Barzagli sul centrosinistra per non averlo come terzino destro, ruolo ricoperto da Caceres – in fase di pressing medio alto; Lichtsteiner si abbassava sulla linea difensiva nelle occasioni in cui il Chievo stazionava nella propria trequarti offensiva e con la palla sul lato opposto, dimostrando la chiara volontà di Allegri di proteggere il centro.
Qui siamo chiaramente a 4.
A inizio partita. La disposizione difensiva: 4-4-2.
Ed è riduttivo fermarsi su questi macro aspetti, perché sono poi i dettagli spesso a fare la differenza: la transizione negativa della Juventus, le marcature e coperture preventive sono spesso estremamente aggressive, soffocano gli avversari, permettono di ridurre le occasioni da rete per gli avversari.
Sviluppi di una palla inattiva (Bonucci infatti è in area), il Chievo può ripartire, ma Barzagli accorcia sull’appoggio più vicino tempestivamente ed aggressivamente: i clivensi non possono ripartire, la Juventus resta alta.
Il secondo tempo ha messo in mostra le qualità bianconere nelle ripartenze in campo aperto: le transizioni sono figlie di una elevata qualità tecnica comune, cui si abbinano facilità di corsa e forza fisica, fondamentali in questa tendenza alla verticalità che può risultare devastante. Il Chievo è stato avversario confuso, oggettivamente non in grado di reggere l’onda d’urto, incapace di portare pressione e creare difficoltà alla Juventus. L’impressione, però, è che quando i giocatori leader tecnici sono in una giornata d’onnipotenza calcistica, la forza dei bianconeri diventa qualitativamente e quantitativamente insopportabile per quasi tutte le formazioni della Serie A. Anche per questo sarà curioso osservare l’andamento e l’esito dello scontro diretto tra Juventus e Napoli.
Davide Terruzzi