Sulla chiusura del settore ospiti dello Stadium

Affronterei la questione su due piani distinti.

PIANO SPORTIVO

Ho letto l’editoriale del Corriere dello Sport di oggi. Si critica aspramente il “principio di reciprocità” utilizzato dall’Osservatorio Nazionale per motivare la chiusura del settore ospiti dello Juventus Stadium in occasione della partita Juventus-Napoli. Io però, parlando di calcio senza filosofeggiare, lo trovo proprio giusto, sacrosanto.

Basta intendersi.

Se non avere tifosi al seguito fosse, come mi pare di capire, un fatto “rilevante” sportivamente e che incida addirittura sulle partite, non vedo come si possa di conseguenza pensare di non applicare uguale trattamento ad entrambe le squadre. L’ho fatto notare su Twitter stamattina e qualcuno mi ha risposto che “Lo Juventus Stadium però può permettersi, a differenza del San Paolo, di ospitare in sicurezza i tifosi avversari, quindi dovrebbero andarci o sarebbe un vantaggio per gli juventini”. A parte che, visti i precedenti, la cosa sarebbe opinabile… ma diamola pure per buona. E quindi? Lo Juventus Stadium è una struttura privata, finanziata con soldi privati. Vogliamo forse si trasformi in uno svantaggio per la Juve? Siccome i bianconeri hanno uno stadio a norma costato centotot milioni, gli ospiti ci vanno mentre gli juventini non vanno nello stadio non omologato e in deroga perenne del (Comune di) Napoli? Fatemi capire: invece di incentivare la realizzazione di impianti a norma per non avere più problemi di sicurezza bipartisan gliene facciamo una colpa agli juventini e facciamo passare il principio per cui sia più vantaggioso essere non a norma? Anche no.

E occhio perché già in altre occasioni si è verificata una situazione simile ed è uno dei punti sui quali batte di più il presidente Agnelli in ogni sua uscita pubblica. Se la Juventus investe centinaia di migliaia di euro per dotarsi di telecamere in alta definizione e le altre no, non può pagare solo lei perché solo lei riesce ad individuare i colpevoli. Non solo: quando vengono individuati (es. derby di Torino) i colpevoli (o IL colpevole, peggio ancora), poi non può e non deve pagare la società (ed i tifosi) per colpe altrui (ricordo il “lanciatore” che entrò da daspato e senza biglietto, e si giocava nello stadio del Torino). E a proposito: proprio allora l’Osservatorio vietò alla tifoseria bianconera di partecipare a Genova alla festa Scudetto in conseguenza del gesto di una persona. Ma non importò a nessuno. Stesso principio andrebbe utilizzato per lo Stadium. Ripeto quindi il ragionamento: se fosse uno “svantaggio” non avere tifosi al seguito, la Juventus non dovrebbe pagare conseguenze sportive penalizzanti per la sola “colpa” di essere più virtuosa. Non si può pensare sia accettabile che la Juventus sia svantaggiata a Napoli e il Napoli avvantaggiato a Torino.

Se invece concordassimo (e io concorderei pure) sulla non incidenza dell’assenza di tifosi ospiti sulla partita, allora staremmo semplicemente parlando di filosofia (e andrei così dritto al prossimo punto).


PIANO NON SPORTIVO (FILOSOFIA)

Capisco chi dica sia una sconfitta per il calcio chiudere un intero settore. Lo è e, in un mondo perfetto, si vedrebbero le partite mischiati e abbracciati cantando in coro “Vinceremo il tricolor”. Purtroppo non è così. Proprio per questo, però, non andrei troppo oltre con certi ragionamenti. Sempre sul Corriere dello Sport di oggi, leggo addirittura di “diritti” dei cittadini calpestati da questa decisione. Ma di cosa stiamo parlando? Di quali diritti? Signori, è una partita di pallone! Non sta scritto da nessuna parte si debba blindare una città intera e togliere forze dell’ordine e risorse alla cittadinanza per garantire a 2000 persone di assistere dal vivo ad una partita senza che ci scappi il morto. Tra l’altro, essendoci pure più precedenti non certo incoraggianti e con l’Osservatorio che da anni ormai, regolarmente, ritiene queste partite (indipendentemente se a Torino o a Napoli) ad alto rischio vista la conflittualità tra le due tifoserie. Non rendiamoci ridicoli. Capisco si debbano garantire manifestazioni, scioperi, comizi politici, eccetera. Ma partite di pallone? E’ un diritto?

Ma questa, come detto, è filosofia e mi rendo conto la si possa tranquillamente pensare in maniera diversa (e non è detto abbia ragione io).

Antonio Corsa

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