Quattro gol contro la Dinamo Zagabria nell’ultima gara giocata, la testa del Gruppo H in Champions, oltre al primato in campionato… Il settembre bianconero si sta chiudendo alla grande e il successo in Croazia ha confermato le ambizioni bianconere non solo in Italia, ma anche in Europa: «In questi anni – spiega Andrea Barzagli ai microfoni di Sky Sport e Mediaset – abbiamo fatto un percorso che è iniziato come un sogno e che ora ci ha portato a raggiungere una consapevolezza importante e l’esperienza per giocarci anche questa competizione sino in fondo. Nessuno ha detto che siamo favoriti, ma allo stesso tempo sappiamo di potercela giocare».
Lo stesso, ovviamente, vale per il campionato, dove la Juve domina da cinque stagioni, ma dove il successo non è mai scontato: «Non ci siamo mai sentiti invincibili. Sappiamo di esserci rinforzati, ma anche che non possiamo stravincere tutte le partite. Le insidie sono molte, quest’anno ancora di più, perché per battere la Juve tutti danno più del cento per cento e quindi per vincere dobbiamo fare ancora di più. Possiamo migliorare anche come gioco e ce lo siamo dati come obiettivo, perché alla lunga il bel gioco porta risultati. Certo, non deve mai venire a mancare la solidità, perché in questi anni, anche in partite “brutte” abbiamo portato il risultato a casa. Difesa a tre o a quattro? Secondo me possiamo cambiare sia durante la singola partita che di volta in volta. Dipenderà dalle rotazioni e dai momenti della stagione. Quello che conta non è il modulo, ma la voglia di giocare bene».
Lo sguardo si sposta sulla prossima sfida contro l’Empoli, una gara «difficile, perché quella toscana è una squadra che corre molto e che nasconde insidie. Dovremo andare là con la giusta mentalità e consapevoli che potremo affrontare qualche momento di sofferenza. Se affronteremo così la gara saremo già a buon punto. Difesa a tre o a quattro? Secondo me possiamo cambiare sia durante la singola partita che di volta in volta. Dipenderà dalle rotazioni e dai momenti della stagione. Quello che conta non è il modulo, ma la voglia di giocare bene».