Oltre un’ora per lavorare l’avversario ai fianchi e cinque minuti per mandarlo al tappeto con tre colpi da K.O, uno più violento dell’altro. Nell’incontro con l’Empoli la Juve dà un’impressionante prova di forza, tecnica e caratteriale. Perché i bianconeri sopportano più di un’occasione fallita, mantengono l’equilibrio e il dominio del gioco e colpiscono senza pietà al momento giusto. Tutto come se fosse la cosa più naturale del mondo. E invece non era per nulla semplice affrontare quest’Empoli tosto e organizzato, che si difende con ordine e cerca anche, quando può, di proporsi in avanti.
La Juve però prende subito in mano la gara e già al 9′ costruisce un’occasione clamorosa: Pjanic pesca Khedira liberissimo in area e il tedesco, dopo il controllo con il petto spalle alla porta, si gira e calcia di potenza prima che il pallone tocchi terra. Skorupski può solo guardare e tirare un sospiro di sollievo, quando vede la traversa iniziare a tremare.
È una partita godibile, con la Juve che riesce ad aggirare il pressing dei toscani grazie alla qualità del palleggio e alle verticalizzazioni di Bonucci ed Hernanes, sempre più a suo agio in regia. Uno dei duelli più interessanti della gara è quello tra Cuadrado e Pasqual. L’ex viola fa valere spesso l’esperienza per fermare il colombiano, che però non demorde e al 20′ riesce a liberarsi con un guizzo e ad arrivare al cross. La traiettoria non è perfetta, ma proprio per questo ancor più insidiosa, perché Skorupski è quasi preso in contro tempo e deve superarsi per togliere il pallone dallo specchio.
L’Empoli è volenteroso e non rinuncia ad attaccare, anche se la preoccupazione maggiore dei toscani è mantenere le posizioni in campo, chiudendo gli spazi. E nella fase centrale del primo tempo, ce la fanno perfettamente, lasciando il gioco in mano ai bianconeri, ma non concedendo praticamente nulla. La Juve non perde la calma, sa aspettare il momento buono, che al 35′ sembra essere arrivato: Pjanic vede lo scatto di Cuadrado e pennella un lancio perfetto, mettendo il compagno solo solo davanti a Skorupski. Il gol sembra cosa fatta, ma il portiere empolese riesce a respingere il destro del colombiano e a salvare il risultato.
I toscani, scampato il pericolo, prendono coraggio e si fanno vedere dalle parti di Buffon con il destro di Krunic, alzato sopra la traversa dal capitano bianconero, ma è sempre la Juve a fare la gara e a sfiorare il vantaggio, questa volta con Higuain: il Pipita raggiunge un pallone vagante in area ed elude l’uscita di Skorupski con un pallonetto delizioso, ma Cosic respinge sulla linea e manda le squadre al risposo sullo 0-0.
In una partita del genere serve pazienza. I bianconeri continuano a spingere, ma qualche imprecisione di troppo, unita alla determinazione dei toscani nel difendere, permettono a Skorupski di vivere tranquillamente il primo quarto d’ora della ripresa. È al 18′ che il portiere polacco viene chiamato in causa per respingere la conclusione di Higuain, che arriva al tiro da due passi, dopo una serie di rimpalli in area. Insomma, sembra proprio che il pallone non voglia saperne di entrare.
Sembra, appunto. Basta invece aspettare due minuti e la Juve si scatena.
20′: Alex Sandro se ne va sulla sinistra e tocca in area per Dybala, che controlla e spara sotto la traversa il meritatissimo vantaggio.
22′: Lemina, entrato al posto di Khedira, mette in movimento Higuain, che punta l’area, arriva al limite, si porta il pallone sul sinistro e scaraventa una fiondata nell’angolino.
25′: Zambelli corre verso la propria porta e, pressato da Higuain, sbaglia il tocco verso Skorupski, consegnando il pallone al Pipita, che ringrazia, salta il portiere e appoggia nella porta sguarnita.
I tre gol in cinque minuti rendono giustizia agli sforzi dei bianconeri, che potrebbero venire ulteriormente premiati se il diagonale di Cuadrado non terminasse a lato per pochi centimetri, o se Lemina, solo davanti a Skorupski, toccasse a centro area per il neo entrato Pjaca, invece di farsi respingere il tiro.
La gara comunque è già finita e il risultato è in cassaforte. Il finale però regala ancora il rientro di Stefano Sturaro, che rileva Pjanic, e questa è un’ulteriore ottima notizia per Allegri. Il tecnico bianconero aveva chiesto ai suoi di fargli vivere una sosta serena. Non si può dire che non sia stato accontentato.
EMPOLI-JUVENTUS 0-3
RETI: Dybala 20′ st, Higuain 22′ st, Higuain 25′ st
EMPOLI
Skorupski; Zambelli, Bellusci, Cosic, Pasqual; A. Tello (22′ st Mchedlidze), Jose Mauri, Croce; Krunic (27′ st Dioussé); Maccarone (15′ st Marilungo), Pucciarelli
A disposizione: Pelagotti, Pugliesi, Dimarco, Veseli, Maiello, Buchel, Pereira da Silva, Saponara, Gilardino
Allenatore: Martusciello
JUVENTUS
Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Cuadrado, Khedira (16′ st Lemina), Hernanes, Pjanic (37′ st Sturaro), Alex Sandro; Dybala (28′ st Pjaca), Higuain
A disposizione: Neto, Audero, Lichtsteiner, Evra, Dani Alves, Mandzukic
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Mazzoleni
ASSISTENTI: Barbirati, Lo Cicero
QUARTO UFFICIALE: Fiorito
ARBITRI D’AREA: Orsato, Nasca
AMMONITI: 5′ st Hernanes, 17′ st Pasqual, 25′ st Jose Mauri
A CALDISSIMO / Empoli-Juventus 0-3: finalmente Dybala più Higuain, la coppia dei sogni senza limiti
Pazienza, precisione, qualità nelle giocate, maturità: sono questi gli ingredienti utilizzati dalla Vecchia Signora per preparare il pranzo toscano e portarsi poi via l’intera posta in palio. Un 3-0 che racconta bene quanto visto in campo nonostante un primo tempo non esattamente esaltante almeno a livello di gioco espresso.
Al Castellani Allegri rispolvera la difesa teoricamente titolare dal 1′, a destra la spunta Cuadrado con Alex Sandro sull’altra corsia a formare il tandem probabilmente più offensivo sugli esterni, Khedira e Pjanic confermati da interni con Hernanes ancora in cabina di regia, davanti non può che esserci la coppia Dybala-Higuain.
Gara impostata su ritmi abbastanza tranquilli, anzi sembrano i padroni di casa a voler alzare la frequenza delle giocate, la squadra si allunga forse un po’ troppo, ed allora i fraseggi comunque di qualità fra Bonucci, Hernanes e Pjanic non ottengono i risultati sperati tanto che per tentare di scardinare la retroguardia avversaria ci si affida al lancio lungo: combinazione quasi vincente quando Khedira spreca male colpendo la traversa su imbeccata proprio di Pjanic, o quando Cuadrado calcia male addosso all’estremo difensore avversario ancora su lancio dell’ex Roma. Quasi disabituati a giocare vicini, Dybala ed Higuain si cercano poco e male, emblematico a riguardo un contropiede nel finale del primo tempo con la Joya a tardare troppo la rifinitura sul compagno sino a permettere alla difesa di risistemarsi per sventare il pericolo. Nel secondo tempo i bianconeri tornano in campo portando dietro la cinicità sino a quel momento mancante, ed allora il match diventa improvvisamente facile: la differenza di qualità si manifesta in tutta la sua vastità nell’azione dello 0-1, quando Alex Sandro trova lo spiraglio giusto per Dybala che stoppa e tira in un unico movimento bissando la rete europea di qualche giorno fa. L’Empoli si disunisce, la difesa toscana diventa terreno fertile per Higuain che la chiude con una doppietta, giusto per restare in media. Risultato anche stretto considerando che il migliore in campo degli avversari è Skorupski.
Vittoria senza se e senza ma che permette alla truppa bianconera di mettere ora pressione sulle inseguitrici, impegnate nel pomeriggio di campionato in partite comunque non esattamente proibitive, sia il Napoli a Bergamo che la Roma contro l’Inter in crisi da Europa League.
Juan Cuadrado: quello diverso da Alves e che fa sembrare diverso anche Dybala
Cuadrado dall’inizio, con Sandro sul lato opposto più Pjanic, Hernanes (bene, di nuovo) e Khedira e già questo è un manifesto delle intenzioni dell’Allegri pre pranzo domenicale. Intenzioni cui non fanno necessariamente seguito i fatti, a causa dell’idiosincrasia dei nostri eroi con il concetto di one shot one kill di americana ispirazione. E anche Juanino nostro ci mette del suo quando vanifica in maniera inspiegabile l’ennesima “pirlesca” intuizione di Pjanic, che mai come oggi ha letto perfettamente i tagli dei suoi due esterni..
Per il resto è stata la solita partita di Cuadrado alla Cuadrado: corsa tanta, precipitazione ancor di più, lucidità alterna. Bene ma con la sensazione che si potesse fare ancora meglio, tanto più contro un Empoli che, anche sullo 0-0, non ha brillato per applicazione tattica e chiusura delle tracce interne di passaggio. Di certo con lui in campo, Dybala può concentrarsi meglio sull’attacco dell’ultimo terzo di campo dell’amato centro-destra, senza per questo dover necessariamente preoccuparsi di costruire 20 metri più indietro come accade quando da quella parte agisce (bene) in coppia con Dani Alves.
Rispetto all’ex barca, infatti, Cuadrado è molto più istintivo e immediato nella giocata e per agire come sa e come può ha bisogno che nessuno vada ad intralciarlo sulla sua linea di corsa: paradossalmente, offrirgli una comoda sovrapposizione o una pared sullo stretto significa limitarne la possibilità di attacco dell’avversario di riferimento. Poi, certo, ci sono partite (come questa di Empoli) in cui serve l’attacco della profondità, la ricerca spasmodica della superiorità numerica sull’esterno, il taglio costante sulla traccia interna per mettersi in visione dei Pjanic e degli Hernanes di turno; ed altre, invece, in cui è richiesta la pazienza, il possesso cerebrale (senza sfociare, ovviamente, nel troppo), lo scambio di posizione e il dialogo continuo tra l’esterno e la punta di riferimento per muovere la difesa e aprire lo spazio alle spalle del centravanti e/o l’inserimento dal lato debole delle mezzali.
La nostra fortuna è di avere gli uomini adatti per entrambe i casi: Cuadrado nel primo e Dani Alves nel secondo. Tutto sta nel capire, partita dopo partita, quale dei due serva di più nell’occasione specifica.
p.s. I più attenti ricorderanno come lo scrivente non fosse propriamente d’accordo con il ritorno di Juan (qui). Ebbene le perplessità permangono (soprattutto per il mancato arrivo del centrocampista d’ordine) ma non possono certo inficiare il giudizio positivo sulla prova odierna del #7.
7a Serie A: Empoli Juventus 0-3
di Andrea Lapegna
La Juventus vince una partita ampiamente sotto controllo nelle occasioni, nel possesso e nel dominio territoriale. Nel primo tempo affina le armi, nel secondo colpisce. Empoli rinunciatario e affetto dalle croniche difficoltà in attacco.
NNella vigilia, in conferenza stampa, ad Allegri è stato chiesto se desiderasse semplicemente la vittoria, o qualcosa in più. Quel qualcosa in più è stato individuato nel gioco, nell’applicazione di quei principi che il tecnico toscano va magnificando da oltre un anno: tecnica, controllo, dominio. La partita ad Empoli è cosÌ stata vista come viatico per far passare una “sosta tranquilla” all’allenatore e alla squadra tutta, in vista della settimana di break dovuta agli impegni delle nazionali. Così è stato.
Per ottenere il massimo risultato, Allegri deve però rinunciare in formazione al “minimo sforzo” e, complici gli infortuni in difesa e mediana, si trova costretto a schierare i terzetti titolari siano nel reparto arretrato che a centrocampo, in attesa ovvimente del pieno rientro di Marchisio. L’undici titolare recita: Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Cuadrado, Khedira, Hernanes, Pjanić, Alex Sandro; Dybala, Higuaín. D’altra parte, in maniera molto equilibrata, Allegri stesso ha ammesso di preferire un cambiamento a gara in corso, un esperimento da provare a risultato acquisito come contro la Dinamo Zagabria, piuttosto che non una rivoluzione dal primo minuto: sarà ancora 3-5-2. Ma se a sinistra Alex Sandro riprende il suo posto nella casella di esterno, a destra sceglie il brio di Cuadrado all’estravaganza di Dani Alves. Senza il magnete brasiliano sulla destra era dunque lecito aspettarsi una distribuzione di gioco più omogenea sulle due direttrici laterali, come poi è effettivamente successo.
L’Empoli invece si presenta con la sorpresa del giocatore di miglior talento in panchina: a Saponara Martusciello preferisce Krunic per dare più ordine al centrocampo. Per il resto non ci sono sorprese rispetto alla formazione annunciata: Skorupski; Zambelli, Bellusci, Ćosić, Pasqual; Croce, José Mauri, Tello; Krunić; Maccarone, Pucciarelli.
Il piano gara della squadra toscana prevede l’assenza di pressione sul portatore in difesa, ma un’uscita decisa sui centrocampisti bianconeri, per disturbare la ricezione in zone più alte del campo. Al tempo stesso, la difesa a 4 rimane – come da copione – molto stretta e i giocatori esterni della Juve trovano spazio per arrivare ai 30 metri in entrambi i corridoi laterali. Martusciello ha pensato di negare il centro del campo per spingere la Juventus sugli esterni, tanto più che non c’è Dani Alves a catalizzare il pallone e a farlo uscire anche in fascia.
Centro bloccato, ma qualche metro dietro e accanto ai terzini c’è. Zero spazio per ricezioni tra le linee, nonostante ci siano tre uomini tra la linea di difesa e del centrocampo: Pjanić, Higuaín e Dybala. Le sole soluzioni lasciate ai bianconeri sono dribbling degli esterni, o cambi di gioco (in questa situazione entrambi: Cuadrado non completa il dribbling e poi cambia campo per Sandro)
In particolare, dei nostri esterni Cuadrado è altissimo, il che ha quasi reso il 3-5-2 bianconero un 3-4-3 pesantemente sbilanciato a destra, dove Dybala spesso si accentrava per lasciare pista al colombiano. A Cuadrado è permesso di ricercare la verticalità persino in zone profonde del campo, perché l’atteggiamento tattico della Juventus prevede lo scivolamento a 4 dietro in fase negativa (con Alex Sandro ad arretrare e Barzagli a scivolare più vicino all’out). In ogni caso, fluidità.
Per la prima mezz’ora di match, la difesa dei padroni di casa rimane estremamente attenta a mantenere le distanze con il centrocampo, per limitare il più possibile le ricezioni tra le linee di Dybala e Pjanić. Il che la rende però vulnerabile ai lanci lunghi e alle imbeccate per i tagli centrali delle mezz’ali.
Quando invece la palla circola lateralmente, gli esterni hanno spazio per andare sul fondo, ma trovano poi il centro ingolfato di maglie blu. Ora, una difesa a 4 la si disordina con i cambi di campo da una fascia all’altra, cosa che la Juventus ha fatto bene per i primi 15/20 minuti di gioco. In questo modo si isola l’esterno sull’altro lato contro il terzino avversario che si trova suo malgrado in situazione di 1vs1. La superiorità in questo caso è tecnica, non numerica né posizionale. Nei minuti successivi tuttavia, errori tecnici hanno limitato la resa di questa strategia in termini di pericolosità offensiva.
Un’altra ragione che spiega il ricorso ai lanci lunghi dalla difesa, è stata l’iniziale staticità del nostro centrocampo, almeno nei primi minuti. Sia Pjanić che Khedira, ma anche Hernanes, chiedono tutti il pallone sui piedi, senza offrire tracce diagonali o tali da permettere di aggirare un avversario. Tanto vale bypassare. Se per Hernanes il ruolo davanti alla difesa richiede meno mobilità in verticale, e dunque meno movimenti dietro il diretto avversario, Khedira e Pjanić si sono nascosti per gran parte del primo tempo, sbagliando il posizionamento e nel caso del tedesco anche il decision-making.
Gli aspetti positivi del gioco bianconero riguardano invece la costanza con cui si è riusciti a creare palle-gol, e la varietà degli strumenti a disposizione degli undici in campo. Oltre ai già citati lanci per Pjanić, Khedira e Higuaín, la Juventus ha ritrovato una piacevole conferma nelle doti offensive di Cuadrado. La difesa empolese ha sbagliato le uscite laterali, lasciando così Pasqual spesso e volentieri all’1vs1 con il colombiano. Deleterio.
Le continue percussioni di Cuadrado, ma anche di Alex Sandro a sinistra (molto più coinvolto del solito) hanno avuto l’unico difetto nell’allungamento dell’intera squadra, dilatando così le distanze tra i giocatori. Un non sempre preciso smistamento del pallone ha quasi dato fiducia all’Empoli, che alla fine della prima frazione ha cominciato a “strappare” verso la porta di Buffon, salvo poi perdersi in un bicchier d’acqua ai 30 metro (leggasi marcature preventive dei tre centrali bianconeri, agevolate oggi dal costante isolamento degli attaccanti in blu). Questo elastico tra un’area di porta e l’altra ha avuto il curioso effetto di allungare le squadre già nel primo tempo, amplificando così il talento di Cuadrado nei duelli individuali in campo aperto. Questo ha portato un altissimo numero di conclusioni verso la porta di Skorupski, già nella prima frazione.
Il meccanismo di pressione dell’Empoli si è peraltro limitato alle già menzionate uscite sui portatori bianconeri in ricezione, senza mai scombinare più di tanto le trame di costruzione bassa. Il risultato è stato che la Juventus ha potuto sperimentare, provare e riprovare i modi migliori per offendere la retroguardia toscana, senza veramente correre pericoli in difesa (nel primo tempo si sono limitati ad una conclusione a giro di Pucciarelli da fuori area, facile preda di Buffon). Un primo tempo per affinare le armi, una ripresa per chiudere l’incontro.
Nel secondo tempo infatti la Juventus sbaglia di meno: i controlli, gli appoggi, le posizioni e le spaziature sono più rigorosi, e supportano finalmente una costruzione lineare senza togliere nulla al talento dei singoli. La Juventus riesce persino a percuotere centralmente (Dybala, Higuaín, Lemina). Al contempo, l’Empoli cala dal punto di vista fisico, e la difesa non è più capace di reggere le incursioni delle mezz’ali o di francobollare Higuaín senza perdere l’altro argentino. Si aprono le dighe.
I tre gol della Juventus, benché curiosamente distribuiti in un lasso temporale molto stretto, sembrano il naturale proseguimento dell’inerzia della partita. Il primo nasce da un giro palla cui segue una percussione interno-esterno di Alex Sandro, che calamita su di sé due avversari e mezzo (il mezzo è Bellusci), creando così in negativo lo spazio per l’inserimento centrale di Dybala (che – hurrà hurrà – finalente tocca palloni in area di rigore). Controllo e tiro sono velocissimi, stavolta il pur ottimo Skorupski non può nulla.
Il secondo è sintomatico delle difficoltà fisiche e mentali dell’Empoli a continuare a chiudere il centro del campo. Centrocampo in ritardo, difesa aperta e timorosa, Higuaín indisturbato conclude di sinistro. Perché Zambell non ha accorciato? Vero timore verso il Pipita, paura di dover coprire anche gli accorrenti Dybala e Alex Sandro, o fiducia nel fatto che il suo sinistro non potesse essere così impattante?
Il terzo gol è un infortunio di Zambelli, ma ancora una volta, l’Empoli aveva staccato la spina già dal primo gol di Dybala. Troppo pesanti le gambe, troppo svuotate le menti dei calciatori dopo aver preso il primo gol. È stato Zambelli, sarebbe potuto essere chiunque altro.
Le sostituzioni non sconvolgono la struttura tattica della squadra, semmai Lemina ha offerto un upgrade in termini di dinamismo rispetto a Khedira. D’altro canto il primo gol di Higuaín è nato proprio da uno suo break palla al piede. Quello che serviva per far definitivamente crollare l’Empoli.
Nella prestazione collettiva spicca finalmente una distribuzione omogenea dei flussi di gioco: la squadra riesce a coprire tutto il campo in ampiezza e la rete costituita dalle posizioni dei giocatori offre spaziature perfette per il modulo usato e per l’impostazione desiderata. I centrocampisti dialogano molto più tra di loro e la palla circola meno nelle periferie del campo. Il possesso finale sarà del 63%. La buona novella è aver (ri)scoperto che Hernanes in questa Juventus ci può stare, eccome. Ne parleremo più compiutamente con Davide qui sotto, ma la sua prestazione ha fatto sorridere più di un tifoso.
Tra le fila bianconere, da segnalare la posizione meno defilata del solito di Dybala, che ha avuto ampie libertà di svariare su tutto il fronte d’attacco, per una volta senza confinare il proprio impatto nella zona destra del nostro fronte di attacco. Contemporaneamente, proprio in virtù di quella più equa distribuzione degli attacchi della Juventus, Alex Sandro ha avuto modo di essere più al centro del gioco di quanto non sia normalmente quando beneficia dei cambi di fronte dal lato destro. Il brasiliano conclude il match al Castellani con 5 dribbling riusciti su 6 tentati (meglio di Cuadrado, per dire, fermo a 3 su 6). Ultima nota: le posizioni delle mezz’ali, come usuale da agosto, sono molto più alte del normale, e – con Pjanić e Khedira in campo – si distribuiscono in diagonale rispetto alla direttrice di gioco, con il bosniaco più alto e il tedesco che ha agito spesso accanto ad Hernanes.
di Davide Terruzzi
Dopo i fischi col Sassuolo, in poche settimane Hernanes ha ribaltato la situazione. Cuadrado conferma quanto di buono visto l’anno scorso. Il focus sulle prestazioni d’entrambi nella trasferta d’Empoli.
Il tempo. Scorre veloce o lento. Prendiamo quanto è successo a Hernanes. Era il 10 settembre quando la Juventus è scesa in campo con il Sassuolo. Verso la fine della partita, Allegri decide di compiere uno degli ultimi cambi e fa entrare in campo il centrocampista brasiliano. Il pubblico mormora, qualcuno fischia. L’ex Inter è l’indesiderato, giudicato come il pacco che è rimasto. Ah, se ci fosse stato almeno un Witsel. Passano tre settimane, Hernanes gioca titolare in Champions, poi viene riproposto a Empoli nell’ultima prima della sosta. In poco più di venti giorni il mondo sembra essersi capovolto. Le prestazioni in campo hanno ovviamente modificato il giudizio di molti, sebbene vada onestamente detto che già nella scorsa stagione il centrocampista aveva mostrato segnali d’adattamento in una posizione che non aveva mai ricoperto, denotando quell’intelligenza che si è mostrata negli scorsi giorni quando in un’intervista ha affermato che anche lui si sarebbe fischiato. Nella partita con l’Empoli c’è la dimostrazione dei continui miglioramenti: Hernanes già l’anno scorso si posizionava correttamente in fase di non possesso garantendo alla squadra equilibrio e partecipando a quella fondamentale fase di filtro richiesta al centrocampo. Nel ruolo di centrale di centrocampo è importante saper quando accorciare accompagnando il pressing, lavorare sulle linee di passaggio per impedire verticalizzazioni, intercettando così palloni. Hernanes però difettava ancora nella fase di possesso: difficoltà nel posizionarsi a sostegno del compagno facendosi trovare libero, troppi tocchi rallentando la manovra, passaggi spesso in orizzontale. Contro l’Empoli, come si vede da questo video e dalla seguente immagine, ora il brasiliano effettua un maggior numero di passaggi, diversi in diagonale o in verticale per servire un uomo tra le linee, accelerando e rallentando, non solo rallentando, la manovra a seconda delle necessità, giocando anche sul lungo e non solo sul corto, mantenendo sempre il controllo e la lucidità.
L’altro giocatore che merita un piccolo approfondimento è Cuadrado. Il colombiano non è certo una novità per il nostro calcio e per la Juventus, ma il suo utilizzo comporta qualche adattamento rispetto a quando in quella posizione si trova Dani Alves. Rispetto al brasiliano, l’ex giocatore del Chelsea gioca molto più vicino sulla linea laterale, accentrandosi talvolta ma solo in percussione. Allegri lo utilizza sempre più come ala vecchio stampo, chiedendo a Cuadrado la creazione di superiorità numerica sfruttando le sue doti nell’uno contro uno, cercando di servirlo anche sulla corsa per premiare gli inserimenti profondi senza palla. Con l’Empoli che ha chiuso il centro lasciando spazio sugli esterni, si è trovato spesso uno contro uno con Pasqual: duelli spesso vinti (11 su 18 il computo complessivo), per poi cambiare fascia sulla sinistra cercando il cambio campo per Alex Sandro (9 i passaggi verso il brasiliano).La sua rapidità col pallone tra i piedi risulta essere fondamentale anche nelle transizioni: come ha scritto sopra Andrea, nei momenti del primo tempo in cui erano saltati equilibri e le squadre erano più lunghe, il colombiano è stato indiscusso protagonista. Con lui Allegri ha un giocatore di fascia tutto campo in grado di disputare più partite all’interno della stessa gara: terzo attaccante, ala, difensore. Lui ha voluto tornare alla Juventus, Hernanes ci è rimasto all’ultimo. Col tempo entrambi potrebbero essere accomunati dalla stima e dalla fiducia dei tifosi.