Il ruggito di Buffon, la zampata di Cuadrado: la zebra abbatte il leone

Il colombiano firma la rete decisiva contro il Lione, ma è Buffon l’uomo partita. In inferiorità numerica la Juve si stringe al suo capitano, autore di una prova stellare

Quando si vince una partita in dieci contro undici, solitamente i titoli e gli elogi sono tutti per l’uomo che firma il gol decisivo. E in effetti Juan Cuadrado se ne merita un bel po’, per la prodezza con cui, dopo una manciata di minuti dal suo ingresso in campo, ha sbloccato una gara che stava prendendo una piega inaspettata, dopo un primo tempo dominato dalla Juve, nel quale però il Lione ha fallito un calcio di rigore. L’episodio ci porta, non ce ne vorrà il colombiano, al campione che più di tutti questa sera merita la copertina: Gigi Buffon ha semplicemente deciso che oggi la sua porta sarebbe rimasta inviolata. E dopo aver respinto il penalty di Lacazette ha continuato a rimandare al mittente ogni tentativo di far accadere il contrario, per quanto pericoloso fosse.

La prova immensa del capitano premia la volontà della Juve di superare le difficoltà date dall’inferiorità numerica e l’atteggiamento della prima frazione, quando i bianconeri prendono immediatamente in mano il gioco e manovrano con precisione e pazienza, aspettando di trovare il varco buono nella difesa dei padroni di casa. Sembra riuscirci Higuain dopo appena tre minuti con un sinistro dal limite alto di poco, poi è Bonucci ad arrivare al tiro da ottima posizione e la sua girata viene respinta a pochi passi dalla linea di porta.

Il Lione riesce ad arrivare dalle parti di Buffon solo al 14′, con il colpo di testa di Diakhaby che termina a lato, ma intanto prende le misure e riesce a sigillare gli spazi, tenendo tutti gli uomini in venti metri a difesa della propria area. La Juve ricorre ad un palleggio prolungato, che porta i suoi frutti quando Higuain viene liberato in area, in posizione però troppo defilata per riuscire a indirizzare il diagonale nello specchio.

Per quanto le occasioni non fiocchino, i bianconeri sembrano in pieno controllo del match e al limite concedono qualche angolo. Proprio sugli sviluppi di un corner però, il signor Marciniak punisce un contatto in area tra Bonucci e Diakhabi, il pericolo pubblico numero uno dei francesi sui calci piazzati, e concede il rigore. Dal dischetto va Lacazette, che prova a piazzare il destro rasoterra, ma Buffon sceglie il tempo e l’angolo giusto e respinge.

La gara riprende il copione precedente e Higuain arriva a chiudere un ampio triangolo con Dani Alves, incornando il traversone e costringendo Lopes al tuffo per togliere il pallone dell’angolino. È invece fuori di pochissimo la schiacciata di testa di Bonucci, ancora su cross del brasiliano, che chiude un primo tempo in cui la Juve fa registrare il 67% di possesso palla, conclude 10 volte, il doppio del Lione, senza però riuscire a sbloccare il risultato.

L’atteggiamento dei francesi è sì prudente, ma la velocità con cui portano avanti il contropiede sa essere micidiale e in avvio di ripresa Buffon deve compiere il secondo miracolo della gara, trovando il riflesso per mandare in angolo la conclusione di Fekir, già deviata da Barzagli.

Il Lione ora sembra più concreto e un’altra ripartenza, ancora di Fekir, costringe Lemina al fallo e a rimediare il secondo cartellino giallo della serata. Con l’uomo in meno, Pjanic va dirigere il gioco si passa alla difesa a quattro, ma ora è il Lione a comandare il gioco.

Allegri interviene, mandando in campo Cuadrado al posto di Dybala, ma prima che si vedano gli effetti del cambio, è ancora Buffon a lasciare lo stadio a bocca aperta, respingendo il colpo di testa di Tolisso, che schiaccia da due passi a botta sicura, ma trova la saracinesca abbassata.

Gli effetti di cui si diceva comunque non tardano a palesarsi: alla mezz’ora Cuadrado riceve palla al limite dell’area, ubriaca si finte Morel e lascia partire un siluro in diagonale che fulmina Lopes. Lo stadio è ancora a bocca aperta, ma ora è ammutolito.

Il Lione si butta in avanti con la forza della disperazione e Buffon continua a regalare prodezze, respingendo anche la bordata dalla distanza di Gonalons. È fin troppo ovvio sottolineare quanto sia il capitano bianconero il protagonista assoluto della serata e non è un caso che quando arriva il fischio finale tutti, compagni e avversari si stringano intorno a lui, i primi per ingraziarlo, i secondi per complimentarsi. Aveva recentemente commesso due errori, in Nazionale e contro l’Udinese e aveva dovuto sentire critiche che non si riservano neanche a un novellino. Lui ha incassato, ha sopportato e ha risposto nell’unico modo che conosce e che da quando ha iniziato a giocare, in fondo, conoscono tutti. Deve aver solo pensato che fosse arrivato il momento di ricordaglielo.

LIONE-JUVENTUS 0-1

RETI: Cuadrado 31′ st

LIONE

Lopes; Yanga Mbiwa (37′ st Ghezzal), Nkolou, Diakhaby; Rafael, Darder (19′ st Ferri), Gonalons, Tolisso, Morel; Fekir, Lacazette (27′ st Cornet)

A disposizione: Gorgelin, Tousart, Valbuena, Gaspar

Allenatore: Genesio

JUVENTUS

Buffon; Barzagli, Bonucci, Evra; Dani Alves (38′ st Benatia), Pjanic, Lemina, Khedira (30′ st Sturaro), Alex Sandro; Dybala (24′ st Cuadrado), Higuain

A disposizione: Neto, Mattiello, Hernanes, Kean

Allenatore: Allegri

ARBITRO: Marciniak (POL)

ASSISTENTI: Sokolnicki (POL), Listkiewicz (POL)

QUARTO UFFICIALE: Siejka (POL)

ARBITRI D’AREA: Raczkowski (POL), Frankowski (POL)

AMMONITI: 29′ pt Rafael, 34′ pt Bonucci, 41′ pt Lemina, 7′ st Darder, 9′ st Lemina, 14′ st Lacazette, 29′ st Diakhabi, 38′ st Ferri

ESPULSI: 9′ st Lemina

A CALDO / Lione-Juve 0-1: spondalavorata-pallaveloce-latocorto-gol l’ha inventato il padreterno

A CALDO / Lione-Juve 0-1: spondalavorata-pallaveloce-latocorto-gol l’ha inventato il padreterno

Ci sono poche parole che odio come “beffa“, calcisticamente parlando.
E infatti non l’avrei usata, neppure fosse terminata 1-0 per i francesi, rigore di Lacazette, fallo di Bonucci (perfetto in tutto, dico tutto, il resto), due grandi parate per parte, Dybala e Pjanic smarriti per colpe anche nostre (soprattutto sul bosniaco, uno che secondo l’evidenza deve toccare quintali di palloni per dire esattamente a se stesso di che pasta è fatto).
Il calcio è questo, un portiere che para (anzi due), un attaccante che fa del difficile il semplice e del semplice l’arma della completezza (parlo di Higuain) ed esterni sopra le righe.
Il cuore del campo è fatto invece di meccanismi, soprattutto quando non vai alla caccia spasmodica del pallone (e Allegri di suo non lo fa). Poi possiamo dire “atteggiamento corale“, molto buono nella prima metà di gara, oppure come “perdersi in un bicchiere d’acqua“, la ripresa fino al rosso a Lemina.

Allegri aveva mille difetti, adesso novecento nonché un gruppo e una pressione non semplici da gestire. Però Allegri è un freddo, e i freddi hanno buona memoria.
Abbraccia tutti, anche quando pensa di mandare in campo Cuadrado (che bella la storia estiva che mi ero inventato!) in appoggio centrale a Higuain, anche perché Sandro finisce ancora a vagare una manciata di minuti in mezzo al campo.
Attenzione però, sono pochi istanti, e non credo ci sia stato bisogno di Landucci.
Così si fa: con due linee a quattro si difende meglio e si fanno le cose imparate nella scuola calcio per tutti i nati dopo il 1983, con Cuadrado di là e Sandro di qua dove è oggettivamente un elastico senza difetti, man of the match per i cultori delle prestazioni dal primo al novantesimo.
Tutto diventa piuttosto naturale, persino un reale centrocampo a due sul quale riflettere. Higuain non ha gente a pestargli i piedi, è umile oppure istigato da quanto combina Buffon, qualcosa che va ricambiato.
Apertura con sponda lavorata con il cervello almeno cinque secondi prima, poi una semplice e precisa palla verticale bassa per l’uomo che deve prendere il fondo. Quello è il suo mestiere. Fondo o lato corto, con o senza uomo davanti. Il finale è una scelta divina, una scelta di giustizia per un’estate a muso duro, quasi senza precedenti se ripensiamo alla nostra storia. Quella di Cuadrado. L’uomo mandato dal padreterno.

PS. Non butterei a mare i continui interscambi, uno su tre che aveva dell’assurdo, visti nei primi esuberanti 20 minuti. Dybala che fa Alves, Alves che fa Pjanic, Khedira che fa Mandzukic.
Perché quando portano a qualcosa (è già successo) non se li fila nessuno. Da costanti, però, diventino variabili.
Il padreterno ama il calcio italiano così com’è.

A CALDISSIMO / Lione-Juventus 0-1: Clark Kent torna Superman, e la paura è spazzata via

A CALDISSIMO / Lione-Juventus 0-1: Clark Kent torna Superman, e la paura è spazzata via

Sono passati pochi giorni dal messaggio lanciato dalla curva bianconera a Gigi Buffon: “Anche Superman a volte era solo Clark Kent”, e stasera sembra quasi una risposta quella che il capitano bianconero dà al suo pubblico. Una prestazione non eccezionale quella della Juve, Gigi si carica la squadra sulle spalle, poi ci pensa Cuadrado ad affondare il Lione con un colpo mortifero che lancia la banda bianconera in vetta al girone di Champions.

Ormai quella di Allegri sembra una ricerca maniacale di un undici iniziale sempre nuovo, stavolta la novità principale riguarda la scelta di Evra nei tre dietro con Bonucci e Barzagli. Rispetto alle previsioni della vigilia c’è Lemina e non Hernanes davanti alla difesa, per il resto spazio ai migliori a disposizione con fasce brasiliane occupate da Dani Alves ed Alex Sandro, Pjanic e Khedira interni in mediana, Dybala con Higuain a formare il tandem offensivo.

Parte bene la Juve nei primi dieci minuti, pressing alto e asfissiante che mette in difficoltà i padroni di casa, ma non si riesce a trovare la via del tiro anche per un atteggiamento troppo rinunciatario del Lione che si difende con tutti gli effettivi dietro alla linea della palla. Qualche leziosità di troppo di Dani Alves e la serata così così di Dybala fanno il resto, di conseguenza per impensierire l’estremo difensore avversario ci vuole un’invenzione di Higuain su imbeccata di Khedira, ma i francesi si salvano. Il copione resta questo sino alla mezz’ora, poco dopo un’incredibile ingenuità di Bonucci regala un penalty a Lacazette, ma ci pensa capitan Buffon a scacciare via paura e critiche neutralizzando la conclusione della stella avversaria. Nell’occasione dell’azione che ha portato al rigore da segnalare la leggerezza in uscita ancora di uno spento Dybala a mettere in controtempo tutta la difesa, regalando di fatto un corner gratuito. Nelle battute finali della prima frazione torna a spingere la Vecchia Signora, due bei cross di Dani Alves però non vengono sfruttati pienamente dal Pipita prima e da Bonucci dopo. Non pervenuto Pjanic nei primi quarantacinque minuti.

Al ritorno in campo la musica sembra subito differente, ma non nel senso sperato dai tifosi bianconeri: il Lione comincia a spingere con più vigore, le imprecisioni della retroguardia juventina si manifestano ancora, ed allora ci vuole di nuovo Buffon a mettere pezze miracolose sulle disattenzioni di Dani Alves ed Alex Sandro a cavallo dell’espulsione di Lemina per un’ingenua doppia ammonizione decretata da un arbitro comunque non nella sua migliore prestazione considerando un paio di episodi rivedibili, soprattutto in occasione di una reazione di Darder su Pjanic punita solo col giallo. Quando meno lo si aspetta, però, Allegri pesca il jolly dalla panchina: fuori la brutta copia di Dybala, dentro Cuadrado, passaggio al 4-4-1, e ci pensa proprio l’ala colombiana a regalare la vittoria ai suoi con una giocata da urlo a chiudere un contropiede iniziato da una sontuosa apertura al volo di Higuain. La sofferenza finale è quasi d’obbligo, ma il forcing del Lione è controllato senza grossi patemi d’animo anche grazie all’ingresso di Benatia per Dani Alves con Barzagli a scivolare a destra.

Sono tre punti importantissimi quelli conquistati dalla truppa di mister Allegri considerando la contemporanea vittoria del Siviglia a Zagabria: bianconeri e spagnoli guidano ora il girone H a 7 punti (differenza reti migliore per la Juve), Lione fermo a 3, ancora a quota 0 da Dinamo.

 

3a Champions League: Lione Juventus 0-1

di Davide Terruzzi


La Juventus a Lione evidenzia le consuete difficoltà contro formazioni che si chiudono. In dieci per gran parte del secondo tempo ottiene la vittoria grazie a una giocata di Cuadrado e le parate di Buffon.


La terza partita di un girone di Champions League è come la metropolitana nel film Sliding Doors. Ottenere un buon risultato spesso permette di guardare con relativa tranquillità al ritorno; perdere significa mettersi nei guai. La Juventus che arriva a Lione deve sostanzialmente vincere se vuole mantenere intatte le speranze di qualificasi al primo posto; per i francesi, invece, è già la gara determinante per il proprio cammino europeo. Le due formazioni arrivano a questo appuntamento in condizioni completamente opposte: i bianconeri viaggiano spediti in campionato ma Allegri è costretto a dover rinunciare a diversi giocatori assenti per infortunio, rimanendo privo quindi di alternative potenzialmente utili durante la gara; Bruno Genesio invece recupera pedine fondamentali per la propria compagine ed è consapevole dell’importanza di ottenere un buon risultato anche per scacciare le critiche piovutegli addosso dopo un balbettante avvio in campionato. Entrambi gli allenatori scelgono il 3-5-2 come modulo di partenza: per la Juventus ci sono Evra come centrale di sinistra e Lemina in cabina di regia. Il Lione s’affida alla coppia Fekir-Lacazette con il quasi esordiente Diakhabi a completare il pacchetto difensivo assieme a Nkolou e Yanga-Mbiwa.screenshot-2016-10-19-10-09-12

L’immediato sviluppo della partita è chiaro e delinea quello che sarà il canovaccio per tutta la prima frazione di gioco: il Lione non pressa, lascia l’iniziativa agli avversari, protegge il centro con la cerniera dei tre centrocampisti, costringe la Juventus a manovrare sulle fasce. L’atteggiamento della linea difensiva è però eccessivamente piatto e unito alla mancanza di pressione permette ai bianconeri di cercare un inserimento senza palla alle spalle o ai fianchi dei difensori. Questa situazione di gioco viene immediatamente letta dagli juventini ma non viene sviluppata correttamente, perché spesso l’azione viene ritardata di qualche tempo di gioco, e così i movimenti spesso finiscono nel premiare il fuorigioco lionese.

Queste sono alcune delle imbucate cercate dalla Juventus per tutta la partita. Non vanno a buon fine spesso solamente per una questione di tempo: o il movimento è anticipato, o il passaggio viene effettuato in ritardo.

A ricompensare questo atteggiamento rischioso, oltre alla fisicità e allo stacco aereo dei difensori francesi, è la mancata intensità da parte della Juventus. Il ritmo della gara non è elevato, perché la formazione di Allegri non muove velocemente la palla e i giocatori spesso intendono ricevere la stessa sui piedi: senza un continuo movimento non è possibile creare spazio, vitale contro formazioni che si difendono in maniera compatta. La manovra bianconera entra in difficoltà quando non le è permesso cercare giocatori tra le linee e giocate in verticale per una delle punte; la costruzione del basso con la difesa a tre spesso convoglia l’azione subito sulle corsie esterne, comportando un restringimento del campo e uno sviluppo del gioco più perimetrale senza passare per le vie interne.

Qui qualcosa che ha funzionato. L’inizio della Juventus è stato aggressivo con una buona intensità e movimenti senza palla; nella seconda clip una delle rare occasioni in cui la linea di passaggio verticale per Higuain è stata liberata; infine un anticipo di quello che è stato il secondo tempo.

Non funziona il triangolo di destra: Dani Alves, molto superficiale in troppe occasioni, entra dentro il campo, Dybala spesso si allarga, ma Khedira non riesce a buttarsi negli spazi coi tempi giusti facendosi trovare o già schiacciato o troppo vicino al possessore. Sulla sinistra, Alex Sandro resta alto e largo, Pjanic è troppo defilato non riuscendo a incidere sulla manovra. Nel gioco bianconero mancano quelle rotazioni e movimenti imprescindibili per sviluppare costantemente trame pericolose. Spesso si parla di fluidità, intendendo con questa espressione uno scambio dinamico delle posizioni in campo, ed è quello che serve con maggiore frequenza alla squadra di Allegri, qualcosa che si è visto con troppa intermittenza.

Due clip. Nella prima il riassunto del primo tempo: Juve con la palla, Lione chiuso, pochi movimenti. Nella seconda una delle azioni più brillanti: il pallone viene mosso velocemente, i giocatori non ricevono la palla da fermo, si scambiano le posizioni, creando spazio da attaccare.

Un primo tempo in cui la Juventus tiene molto il pallone, percentuale del 67 a fine frazione, crea buone occasioni da gol grazie anche a un animalesco Higuain, ma potrebbe cadere per un episodio: Bonucci commette fallo da rigore, Buffon salva. Il Lione è potenzialmente pericoloso su palle inattive – autentico male bianconero in questi primi mesi – e in contropiede sfruttando i diversi errori nei passaggi degli avversari. La Juve difende in maniera ibrida, con Dani Alves che fa da pendolo sulla fascia, facendo passare la difesa bianconera da 4 a 5; l’atteggiamento difensivo è il solito, con una grande attenzione alla marcatura dell’uomo, mentre il pressing non è alto e punta maggiormente all’ostruzione delle linee di passaggio, contando su una difficoltà dei francesi a sviluppare il gioco, sebbene sia Lemina che Khedira peccano nel difendere troppo avanti non accorgendosi di quello che succede alle proprie spalle. L’occasione più grande arriva su una palla recuperata ai limiti della propria area di rigore in cui sono diversi gli errori della Juventus: l’intento è quello di costringere la manovra sulle corsie esterne, ma sia Evra che Bonucci sono in ritardo nel portare pressione sul proprio uomo, e poi c’è Dani Alves che s’addormenta sul pallone permettendo agli attaccanti del Lione di rendersi pericolosi e solo un Buffon straordinario impedisce a Lacazette di portare la propria squadra in vantaggio.

La fase di non possesso della Juventus. Con un meccanismo fortemente orientato sull’uomo, basta arrivare in ritardo di un tempo di gioco per aprire il contropiede. La difesa posizionale bianconera però si rivela un ostacolo difficilmente comprensibile per il Lione.

Poi arriva l’espulsione di Lemina.  E giunge al termine di un’azione mal pensata da parte dei giocatori di Allegri. L’intento è quello di sorprendere la retroguardia francese con un inserimento senza palla, ma il lancio di Dani Alves è frettoloso e viene facilmente intercettato: nel momento della respinta, la Juventus è con 4 giocatori sopra la linea della palla (le due punte e i due interni), con la difesa che tarda a salire e il solo Lemina rimasto a centrocampo. Bonucci tarda ad accorciare sul proprio uomo, il mediano interviene, commette fallo e per l’arbitro è secondo giallo. Ulteriore testimonianza di come sia importante attaccare occupando gli spazi correttamente posizionandosi sul campo per effettuare un’efficace fase di transizione negativa. Immediatamente Allegri ordina il passaggio al 4-3-2 con Pjanic davanti la difesa e il centrocampista bosniaco fa capire che non è solamente un creatore ma è un giocatore in grado di comprendere il Gioco facendosi quasi sempre trovando nella giusta posizione e intercettando diversi palloni. In quella posizione, in questa serata, riesce a essere nel cuore della Juventus, si smarca, detta i tempi per una formazione che non subisce alcun contraccolpo emotivo o tattico. Colpa anche di un Lione che continua imperterrito col suo 5-3-2 senza portare grande pressione sui centrocampisti bianconeri.

Il Lione, come spesso succede su rimessa, collassa fortemente su un lato. Ci pensa la girata al volo dell’argentino a cambiare campo. Poi c’è l’invenzione di Cuadrado.

Col passaggio alla difesa a 4 la manovra bianconera ottiene qualche vantaggio, ancora più evidenziati con l’ingresso di Cuadrado e l’adozione del 4-4-1: i terzini ricevono la palla sulla corsa, il gioco è più rapido e verticale, le ali garantiscono ampiezza, gli interni possono inserirsi. Il gol partita del colombiano è figlio di un’invenzione di Higuain, uno che evidentemente non è ancora realmente conosciuto dalla maggior parte di tifosi e appassionati: probabilmente il numero di reti fa pensare solamente alle sue grandi doti realizzative, ma l’argentino è un profondo conoscitore del gioco del calcio con un bagaglio tecnico e tattico impressionante. Con quella girata al volo su rimessa permette un immediato cambio di campo che verrà sfruttato da Alves e Cuadrado, bravo a leggere l’intenzione del portiere. Il cambio tardivo di Genesio,  che toglie un difensore per inserire un giocatore offensivo, permette al Lione di schiacciare la Juve nella propria metà campo, situazione nella quale i bianconeri però generalmente brillano con tutti i giocatori che lottano sui palloni.

Allegri alla vigilia aveva detto che vincere sarebbe stato fondamentale. Il risultato sicuramente lo soddisfa, ancora di più considerato che è arrivato dopo un secondo tempo giocato in dieci, ma la sua Juventus manifesta ancora una volta difficoltà evidenziate già nel primo blocco di settembre. La squadra non riesce a trovare soluzioni davanti a due ostacoli posti con continuità dagli avversari: il pressing alto per rallentare l’avvio di manovra; avversario chiuso, compatto, che protegge il centro con una cerniera di centrocampisti.

Due situazioni in cui la Juventus gestisce malamente il possesso mettendosi da sola in un angolo.

Detto che il ritmo di gioco dipende dalla velocità con cui la palla viene mossa, e su questo aspetto è più facile intervenire, vanno trovate e sperimentate delle situazioni in grado di superare agevolmente questi ostacoli. Con avversarie che si chiudono tre difensori risultano essere eccessivi e ridondanti, creando un avvio del gioco troppo orizzontale e scolastico facilmente leggibile: troppi passaggi tra i tre della difesa rallentano la manovra, ma soprattutto spesso determinano un’azione che si va a chiudere sugli esterni. Allegri potrebbe testare una fase di possesso in cui due sono i difensori, tre i centrocampisti, cinque i giocatori più offensivi chiamati a coprire le zone del campo garantendo ampiezza, spazi tra le linee e profondità. A prescindere da queste soluzioni, bisogna insistere sulla fondamentale importanza dei movimenti senza palla per creare spazi e le continue rotazioni/scambi di posizioni tra i giocatori. Muovere velocemente il pallone, avanti-indietro, cambiando il fronte d’attacco è essenziale per muovere il blocco difensivo di squadre che intendono effettuare una partita chiusa.