ANALISI TATTICA / Milan-Juve 1-0: tanto possesso per nulla

Una Juventus soporifera e con poche idee esce da San Siro sconfitta da un Milan che aveva fatto di tutto per non perdere e si è ritrovato, un po’ casualmente, col bottino pieno.

Le critiche piovute addosso ad Allegri e alla squadra sono, a mio parere, la conseguenza del solo risultato, perché analizzando la partita mi pare che la Juve non abbia fatto nulla di diverso da tante altre prestazioni di quest’anno. Ha condotto una partita da 0-0, illudendosi di averne il controllo, convinta di poterla sbloccare con una giocata o con un errore avversario. Siccome schieriamo alcuni fra i giocatori più forti d’Europa, è più probabile che la giocata decisiva la inventi uno dei nostri: in tante altre occasioni è andata così, sabato sera invece il jolly lo ha pescato un avversario.

Sempre la stessa partita

Allegri l’ha preparata esattamente come ha preparato Lazio-Juve, Juve-Siviglia, Lione-Juve, persino Palermo-Juve. Il piano, ormai arcinoto, prevede 15-20 minuti a ritmi più o meno alti, con la ricerca esasperata di:

  • sovraccarico sulla destra, determinato dal decentramento di Dybala;

  • cambio campo/cross sul lato debole, pescando Sandro (2 cross ricevuti nel primo quarto d’ora) il più alto possibile;

sandro

  • pressing aggressivo uomo su uomo, correndo in avanti e costringendo al lancio lungo l’avversario.

La discreta serata di Dybala e le difficoltà di Suso nelle coperture su Sandro hanno contribuito a dare la sensazione di una Juve potenzialmente mortifera qualora riuscisse a distendersi in uscita sfruttando tutta l’ampiezza del campo.

Forse questa è stata l’azione migliore della nostra partita. Sono coinvolti a uno-due tocchi i nostri specialisti, chiamati a fare ciò che sanno fare meglio: il cambio campo di Dani Alves, la ricezione fra le linee di Pjanic, la sponda di Higuain, il cross radente di Sandro, l’impatto di Dybala all’altezza del dischetto.

Come spesso capita, dopo il ventesimo minuto la formazione bianconera ha rallentato i ritmi, nella convinzione di poter comunque trovare l’episodio decisivo senza forzare (anche questo rientra nel solito piano-gara). Anche in fase passiva, Allegri ha chiesto di diminuire l’intensità del pressing, probabilmente preoccupato da una situazione concessa in campo aperto a Bonaventura dopo una copertura davvero scoordinata del nostro centrocampo.

Il pressing offensivo, però, è efficace solo a due condizioni: che venga fatto con continuità, soprattutto dopo la perdita del pallone, per togliere sicurezza ai difensori avversari, e che non presenti falle strutturali nella disposizione dei giocatori. La falla strutturale nel sistema di Allegri era il mismatch Kucka-Hernanes, con lo slovacco che andava sistematicamente a cercare l’1vs1 col brasiliano sui rinvii. Hernanes ha giocato un buon primo quarto d’ora, reggendo l’urto fisico, ma alla lunga ha pagato, iniziando a commettere falli e perdere duelli aerei.

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Inoltre, la scarsa dinamicità di Khedira e Pjanic non ha aiutato il nostro mediano, spesso impensierito dai movimenti intelligenti di Bonaventura ai suoi lati.

Controllo senza sfoghi

I dati sul possesso palla (58%) e sul numero di passaggi positivi (504) non devono ingannare. Gli scambi più frequenti sono avvenuti fra i nostri tre difensori centrali e Dani Alves, di nuovo regista decentrato e catalizzatore di palloni. La preferenza per la fascia destra ha determinato a fine partita il dato che ritengo più preoccupante di tutti: Khedira – questo Khedira, lento e irritante – ha ricevuto ed effettuato più passaggi di Pjanic. Stiamo tenendo ai margini gioco l’unico centrocampista che in centimetri vede autostrade, l’unico con le qualità e il coraggio di giocare passaggi del genere, di cui abbiamo bisogno come il pane perché rompono le linee:

Il risultato è, per l’ennesima volta, una ragnatela di passaggi perimetrale, la famosa U-shape, sintomo di circolazione periferica, incapacità di dialogare per vie centrali, scarsa verticalità e, in definitiva, scarsa pericolosità. Non a caso quando la Juve ha rallentato la velocità di circolazione del pallone è diventata completamente inoffensiva, facilmente controllata dal Milan, che si è rintanato in un blocco medio-basso a protezione dell’area.

 

Impressionante, nella passmap, l’isolamento di Higuain, 14 passaggi completati in 90 minuti e un solo tiro dentro l’area di rigore. Come può essere considerata efficiente una squadra che tiene così tanto il pallone senza raggiungere il proprio centravanti?

Di conseguenza viene da chiedersi se tenere palla in questo modo così improduttivo voglia dire avere davvero il controllo della partita o se, piuttosto, in queste situazioni il controllo non ce l’abbia chi difende. La Juve dell’anno scorso, ad esempio, era maestra nel controllare le partite senza avere il possesso del pallone, depotenziando l’avversario. Del resto anche a Lione, fino all’espulsione di Lemina, la squadra non aveva prodotto nulla di rilevante, pur avendo occupato in pianta stabile la metacampo avversaria. Questa Juve non riesce a muovere la difesa, non riesce a cogliere lo schieramento avversario impreparato.

Ora di cambiare?

La mia sensazione è che il rombo difensivo fra i tre centrali e il mediano, vero punto di forza del 352 con Pirlo, sia ormai un limite in fase di impostazione. Con questa disposizione i benefici per la costruzione dell’azione sono pochi; al contrario, si regalano all’avversario dei punti di riferimento facili da difendere, poiché basta schermare le linee verticali sulla circolazione difensiva per portare la palla verso la fascia, dove l’angolo di passaggio è minore.

Bastano le combinazioni di passaggio più frequenti a raccontare lo sviluppo di mille azioni, una uguale all’altra: muovere la palla lentamente da un centrale all’altro (Barzagli a Bonucci, 18 passaggi), nell’attesa di uno smarcamento che non arriva (Hernanes: 7 passaggi ricevuti dai tre centrali sommati), poi andare in fascia (Barzagli a Dani Alves, 25 passaggi) e spesso venire rimbalzati indietro (Dani Alves a Barzagli, 12 passaggi).

Oltre alla disposizione in campo e alla scarsa capacità di smarcarsi, anche le caratteristiche degli interpreti sono importanti: è difficile operare un pieno controllo sulla partita schierando 5 difensori di ruolo, di cui 3 centrali puri. La squadra fatica ad accompagnare e porta pochi uomini in area, arrivando spesso a riempirla con giocatori che non fanno degli inserimenti il proprio pane quotidiano (ad es. Pjanic, visto spesso in posizione da guastatore) o addirittura con veri e propri difensori (Alex Sandro).

Nella mezz’ora giocata con la difesa a 4 a Lione, con Pjanic incaricato di prendere il pallone dai difensori e trasmetterlo in avanti, si è vista una circolazione più fluida nonostante il momento di difficoltà, con i difensori che si sono presi qualche rischio in più pur di raggiungere i centrocampisti. La sensazione è che la squadra abbia bisogno di nuovi stimoli tattici per innovare uno spartito monocorde; una diversa disposizione sul campo potrebbe accendere la miccia giusta.