L’Europa che è dentro di noi

Parto con l’accetta. 4 fatti, duri e puri.

Fatto 1. Allegri.

Due cose sono certe nella carriera di Allegri: supera SEMPRE i gironi di CL (6 volte su 6 in carriera); le sue squadre migliorano SEMPRE nella seconda metà della stagione (ha sempre fatto molti più punti in A nel ritorno, perfino nell’anno di Muntari: 41 punti contro i 39 dell’andata).

Fatto 2. Poco allenante.

La Juve ha vinto col Napoli la sua 23° gara di fila allo Stadium in A (dal derby di Cuadrado). In CL invece la Juve ha 3 pari interni nelle ultime 4 (Borussia M., Bayern M., Siviglia, Lione). Al contempo in Europa (EL inclusa) la Juve in casa viene da 26 vinte e 6 pari nelle ultime 32 gare.

Fatto 3. Favoriti

Ecco le quote per la vittoria di CL, praticamente immutate da inizio anno.

Barca-Bayern 4,25
Real 6,75
ManCity-Atletico 11
Juve-Dortmund 15
PSGArsenal 25

Di queste 9, 5 sono agli ottavi e, verosimilmente, le altre 4 le seguiranno. Al momento ben 5 su 9 sono 2° nel girone (Bayern, Real, City, Juve, PSG).

Fatto 4. Mercato da Champions.

Nessuna delle top 3 (la trimurti favorita: Barca, Bayern, Real) ha ceduto negli ultimi anni top in ascesa (come Pogba e Morata), stelline in rampa di lancio o top consolidati (come Coman e Vidal). Aggiungiamoci anche ovviamente le inglesi (City ed Arsenal) ed il PSG. Le prime 9 non vendono, tranne noi, Atleti e Dortmund (guarda caso le finaliste-comprimarie degli ultimi 4 anni):

PREMESSA

Ecco quattro fatti, prima di assemblarli in opinioni, faccio una premessa:

La premessa è che tutti noi, Allegriani, Guardioliani, Simeoniani, siamo stra-d’accordo sull’essenza della gara di ieri. La sintesi è: la Juve DOVEVA vincere (per qualificarsi e andare a Siviglia con 2 risultati su 3), la Juve POTEVA vincere e ha consumato un’ora compassata, con rigorino e Big Chance per Higuain, azzimati ed in controllo, con gioco prudente ma scadente, badando al risultato e poggiando sulla difesa. Poi il crollo fisico invece di agevolare la tattica speculativa e sparagnina ha reso ancor più rade le idee e dato campo e margine al Lione (gol su palla ferma, per la 5° volta su 9 subiti) e rischiare di mandarci con un piede in Europa League al 93°, nella nostra solita reazione poco lucida agli schiaffoni.

Parlo di calo fisico, sì, perché a fine gara Sturaro dice “ho nelle gambe forse 45, 60 minuti“, Allegri dice “dovevamo cambiare Marchisio, ha nelle gambe 45, 60 minuti ma non avevo riserve -senza Asa e Lemina– e Pjanic ha preso una botta”. E se 3 centrocampisti su 4 muoiono al 60° (e il 4° si chiama Khedira), così come la punta che fa gioco (Higuain) e uno degli esterni (Alves, senza un occhio), allora sì, è calo fisico..

IL BELGIUOCO EUROPEO (The Beautiful Game)

Ora parto invece le opinioni non condivise. Le ordino.

Dal 1° minuto della 1° gara della stagione è spuntata una parolina-mannaia inedita nella storia Juve: il “BelGioco“, con la variante “Gioco Europeo“, spesso accompagnato dai Dioscuri già molto presenti negli scorsi anni: “Modulo Europeo” e “Mentalità Europea“.

Chi discetta di “belgioco” europeo forse trascura gli ultimi 20 anni di storia Juventina, dal post-Lippi in poi, Capello e Conte inclusi. Era “belgioco” quello solido e compatto del Sergente Fabio? Era belgioco quello di Conte a Glasgow o in Scandinavia o con Shakhtar, Galatasaray e Benfica? O più recentemente, senza scomodare paragoni e vedove, è stato “belgioco” Allegriano quello a Dortmund, fatto di frigoriferi di Tevez scagliati in rete e di ripartenze a tre (a tre, non a sei-sette), o più belgioco quello di Monaco col Bayern, sempre difesa e rimessa, sempre ad aggredire le praterie tedesche? O è stato belgioco quello di sofferenza, cappa e spada al Bernabeu, non dissimile da quello visto al Calderon, contro una difesa più granitica di quel Real?. O il “belgioco” è quello visto in Juve-Siviglia l’anno scorso, con l’europeissimo Emery confinato nella sua metà campo? Lì Morata aprì la scatola sivigliana, rimasta chiusa ai colpi di Khedira e Higuain.

Risposta semplice, per molti: il belgioco è quello visto in City-Barca. Con Guardiola, proprio lui, che compie il suo capolavoro contro Messi con un misero 35% di possesso (!), in casa (!). O forse il belgioco, la mentalità europea è non fare retropassaggi e rintanarsi nella propria metà campo. Già, ma la Juve di Allegri gioca nel suo “own third” in CL solo il 22% del tempo, come City e Barca (22%), dietro solo al Bayern (19%) e davanti a Real (24%) o all’aggressivissimo Dortmund di Tuchel (27%).

O forse il belgioco è attaccare in tanti, creare chance, avanzare compatti, provarci sempre, tirare! Già ma la Juve ha 14.3 tiri di media, come l’Arsenal (15), più del Barca (11,5).  O forse il belgioco è proprio il possesso! Già, ma siamo 5° nel possesso (56%) davanti al Real (53%), a Simeone (53%), addirittura davanti a Guardiola (50%)!. Sì, ma guarda ai passaggi, alla ragnatela, al tiki-taka avvolgente! Già, ma siamo 4° per passaggi riusciti (dietro Barca, Bayern e PSG), davanti ai soliti club con “mentalità e gioco molto più europei di noi!”.

O forse è proprio questo che ci manca: il fatto di non primeggiare mai in nessuna classifica, in nessuna virtù “europea”, siamo un misto informe, una somma di piccole mediocrità. Già, ma fino al 85° di ieri, eravamo la prima squadra (con Siviglia e Leicester, l’Europeissimo Ranieri..) a non aver subito gol nelle prime 4 del girone. Fino a ieri (fino agli ultimi 10 minuti..) eravamo 1° nella classifica del minor numero di tiri subiti. Ora siamo solo 3°, con Barca e City (8 a gara) e dietro Porto e Leverkusen, due squadre che quest’anno difendono in 8, senza che nessuno le accusi di scarsa mentalità europea.

MENTALITA’ E DNA (che fa rima)

Ma è innegabile: manca la mentalità! Non solo gli schemi, la fluidità di gioco, ma soprattutto l’atteggiamento, la spavalderia, l’andiamoAcomandare anche in Europa. Tutto il castello di virtù che insieme fanno il DNA Europeo! Quella mentalità e grandeur che ha portato il Siviglia a Torino con un catenaccione alla MazzoneVazquez falso nueve? O quegli schemi geniali, quel gioco michelangiolesco che ha consentito ad Arrigo Zidane di alzarla pochi mesi fa? O ad Arrigo Di Matteo, unico ed ultimo a vincere prima della tirannia della Trimurti Bay-Bar-Real (guarda caso poi si scopre che le più europee, le più spavalde, le più europeiste…sono di sicuro le prime 3 per fatturato negli ultimi 5 anni).

E’ una questione di scelte, di audacia, di coraggio, basta col 352! (mi si perdoni l’eresia, ma mi è parso di veder difendere a 3 il City nella vittoria col Barca..), basta con 5 difensori di ruolo in casa contro il mediocre Lione! Eppure, ooops, ieri eravamo col 4312. In molti al fischio finale hanno commentato “ha sbagliato Allegri a cambiare modulo nella gara più decisiva!” (era questa? O era Lione? O era e resta Siviglia?), gli stessi che 2 anni fa di questi tempi dopo il 3-2 all’Olympiakos sentenziavano “bravissimo Allegri a cambiare modulo proprio nella gara più decisiva!“. Ma no, no, è l’atteggiamento, la didattica, gli schemi, lavorare sul campo! Guardiola, guarda Guardiola! Proprio quel Guardiola contro cui Allegri ha fatto le sue migliori gare in Champions (col Milan, con la Juve l’anno scorso)? O quel Guardiola portato a far decollare il Bayern strepitoso di Heynckes e che, alla fine della fiera, ha vinto solo e soltanto in terra tedesca?

O forse è il DNA, il DNA europeo che noi non abbiamo! “Una sola finale negli ultimi 12 anni!” O forse potremmo dire: 2 finali negli ultimi 13 anni, o più correttamente 2 finali nelle ultime 10 partecipazioni, o ancora più precisamente 5 finali negli ultimi 20 anni, nelle ultime 16 partecipazioni. Leggete le mie labbra: 5 FINALI NELLE ULTIME 16 CHAMPIONS. 

Allora è il caso di essere più precisi: la Juve non ha il DNA ma solo delle “finali europee“. E poi, questo DNA Europeo chi ce l’ha? Il Milan che da 4 anni manco ci arriva in Europa, da 10 non la vince, e negli anni successivi ha collezionato 4 ottavi e 1 quarto di finale? Il Real che prima di vincere la Decima (e la Undecima) ha passato 10 anni tra flop al primo turno e quarti di finale risicati? O il ManUnited che ha smarrito il suo DNA Europeo come il Milan? E ovviamente, chi ha più DNA Europeo di questo Barcellona, che però prima di ritrovarsi in cantera quel nanetto argentino ne aveva vinte solo 2 di Champions, proprio come noi?

Il DNA Europeo (pardon, solo delle “finali europee“) più accessibile per noi è quello del Bayern, che come noi ha partecipato a finali in tutti gli ultimi decenni, e come noi ha perso, ma è ripartito, e ha poi stravinto quando ha giocato non il fantomatico belgioco Europeo, ma “da Grande Bayern“, con Heynckes, triturando le squadre inferiori (come la Juve di Conte) ma anche colpendo di rimessa e contropiede le squadre dal “belgioco“, come il Barca e vincendo in finale col Dortmund ai supplementari, anche faticando, anche con un rosso/rigore (toh!) non dato a favore degli uomini di Klopp.

Questa è la Juve. Pretendere che si diventi il Barcellona, che arrivi in panchina l’Uomo Europeista è francamente risibile. Il Barcellona è stato fatto in un decennio, da Cryuff in poi, con scoppole casalinghe notevoli e con un movimento calcistico spagnolo che ha dominato tutto e tutti per 10 anni. Ma loro sono loro e noi siamo noi. L’Uomo Europeista (Pep) inserito nella struttura Bayern il giorno dopo la Champions ha rivoluzionato tutto, ha giocato un calcio stellare (assaggiato l’anno scorso allo Stadium), ha creato mentalità, schemi anni luce avanti, ma alla fine, fatto meno di quanto abbia fatto Allegri alla Juve, col doppio del fatturato.

Rispolveriamo gli alibi (fatturato e movimento)

Già il fatturato, la scusa dei perdenti, l’alibi delle nostre rivali casalinghe. E’ un fatto che negli ultimi anni la CL l’abbiano vinta i tre club col fatturato più alto, intervallati da club con un budget di mercato infinito (Inter e Chelsea). Poi c’è sempre un underdog a fare da comprimario, il Dortmund di Klopp, Lewa e Reus, l’Atleti di Simeone, Costa o Griezmann, la Juve di Allegri, Buffon e Tevez-Morata. Outsider che sfruttano il momento, un’organizzazione efficace, gli exploit dei singoli, la condizione fisica eccellente e un sorteggio non proibitivo.

Quest’anno doveva essere diverso, una Juve non outsider, ma costruita per primeggiare, per dominare il girone e arrivare facile ai quarti e oltre, come una vera big europea. Già, ma perché? Sulla base di quale investitura Europea dall’alto? Si parla di Mercato Stellare..eppure la BBBC + Marchisio è un filo più logora e stanca di prima, e a loro abbiamo aggiunto negli anni uno scarto di tutte le “big europee”: uno scarto del ManUnited (Evra), uno del Real (Khedira), uno prima del Bayern e poi dell’Atleti (Mandzukic), uno del Barcellona (Dani Alves).

Il celeberrimo “mercato Champions” di quest’estate! Eppure il saldo economico è in pari, eppure il bilancio è in attivo. Ci siamo indeboliti a centrocampo e preso Higuain. Ecco, Gonzalo, per come la vedo io in CL è meglio avere un killer come lui che un centrocampo più forte (Vidal, Pogba..), ma al momento Higuain non è un risolutore di CL, come Suarez, Ronaldo o Lewandovsky, ad oggi l’argentino è uno straordinario attaccante che ha segnato in A un gol a partita, come del resto Dzeko, come del resto Icardi, come del resto Immobile.

Ad oggi gli unici acquisti “europei“, per età, investimento e “mentalità” (se esiste) sono Dybala ed Alex Sandro, in attesa di ri-vedere Pjaca. E questo a fronte delle miriade di figurine da 40-60 milioni che ogni anno Barca, Real, Bayern, City e PSG puntano su nuove fiches, senza vendere NESSUNO, nessun Vidal o Pogba, nessun Rakitic o Mascherano, nessun Matuidi.

L’unica che vende è l’Atleti, ma intanto, come ogni spagnola ha creato in casa una leva di giovani spagnoli già decisivi: i Saul (21) e Koke (24), come altrove i Morata (24), Asensio (20), Isco (24), Vazquez (25) o Sergi Roberto (23), Dennis Suarez (23), Paco Alcacer (22), ma anche come i tedeschi Shurrle (25), Weigl (21), Ginter (22), Gotze (24), Kimmich (21) e addirittura gli inglesi del cosmopolita City: Sterling (21), Stones (22). Noi tra i ggiovani nostrani abbiamo Sturaro (23) e Rugani (22)…Emblema di un movimento costretto a schierare Eder e dare la 10 a Montolivo.

MORALE?

Che fare quindi? Sempre più indietro nel fatturato, decisamente indietro nel monte ingaggi, comunque indietro nel budget di mercato, formidabilmente indietro nei vivai, eppure, ci preoccupiamo del belgioco e della mentalità.

Quella mentalità che invece alla Juve non manca affatto. La mentalità Juve dei lottatori, di chi ha il fuoco dentro, dei campioni che non smettono di lottare anche se sazi, quella mentalità che nelle eliminazioni ti fa buttare il cuore oltre l’ostacolo al Bernabeu, la grinta rocciosa che poi all’estero ci invidiano, quando Conte batte la Spagna, quando Allegri batte il Real. O forse si parla di mentalità “contro le piccole e le medie“, eppure, nell’era Agnelli le uniche che ci hanno buttato fuori dall’Europa, a parte la neve in Turchia, sono appunto solo Bayern (2 volte) e Barcellona, eppure sempre Barcellona (3 volte) e Bayern sono le uniche ad aver buttato fuori Allegri in carriera.

Cosa fare allora? Rassegnarsi? Affidarsi all’Uomo Europeo? Il Klopp, il Simeone? (più opposti non potrebbero essere..). Snaturare la Nostra idea di Europa? Sradicare il concetto di “primo: non prenderle” che Buffon e Chiellini hanno esaltato qualche settimana fa? Ci vuole tempo, pazienza, scelte e halma. Allegri, nei suoi limiti acclarati, e nei suoi pregi sottovalutati, è stato un normalizzatore: ha riportato il concetto di pazienza, di tecnica, di centralità del giocatore, di adattamento alle fasi di gioco e alle fasi della stagioni contro la straordinaria maniacalità e aggressività di Conte (sempre sia lodato). E Max ha fatto alla grande il suo dovere: record a fiocchi in A (24 vittorie in 25 partite; 10 gare senza gol subiti, 103 punti nell’anno solare, 23 vittorie di fila in casa) e cavalcata oltre i limiti (da underdog, appunto) in CL, prima di soccombere ad squadre superiori, qualche sfortuna arbitrale e assenze pesantissime.

Inutile giudicarlo a stagione in corso proprio per i principi che lui stesso indicava: i titoli non si vincono a Novembre, quando sei martello batti, quando sei incudine rincula.

E’ un percorso lungo, fatto di crescita del fatturato (da 180 a 380 in 5 anni..), di audacia nelle scelte di mercato (Higuain…vedremo), di acume nelle scelte di mercato (Dybala, Alex Sandro, Pjaca, Cuadrado), di uomini che portano un pezzo della loro mentalità “europea” superiore anche al mero contributo in campo (Evra, Khedira, Mandzukic, Alves), di rastrellamento interno (non gli Sturaro, né i cento portieri, speriamo i Mandragora, e soprattutto gli sfumati Diawara, Icardi, Verratti..) e di rifondazione del vivaio (dopo anni improduttivi, meglio un solo Kean e un solo Lirola che centinaia di Pasquato).

E’ un percorso graduale, fatto di uomini che creano uno zoccolo duro, e poi di giovani che li spingano avanti, fatto di demiurghi (Conte), di normalizzatori (Allegri) e magari di chi spinga davvero il cuore Juve oltre l’ostacolo europeo. L’ultima volta quell’uomo Europeista non è venuto da Barcellona o da Stoccarda, ma da Viareggio, col sigaro in bocca, a comandare.

Sandro Scarpa