«Juve avversario difficile, con esperienza e giocatori straordinari»

Le parole di Sampaoli ed Escudero, in conferenza stampa

Un grande evento, una partita nella quale non cercheranno il pareggio. Con questi pensieri si avvicinano alla serata di domani i nostri avversari, secondo le parole in conferenza stampa di Sergio Escudero e del tecnico Jorge Sampaoli.

«Domani sarà un match incredibile, una di quelle partite da vincere e basta. Daremo tutto», esordisce l’esterno, che aggiunge: «Sappiamo che la Juventus è una grande squadra, ha giocatori di altissimo livello e una grande esperienza internazionale, ma noi abbiamo già pareggiato a Torino e sappiamo di poter battere chiunque».

I propositi di Escudero sono confermati dalle parole del suo allenatore Sampaoli: «La Juventus è una delle squadre più forti d’Europa, ma noi affrontiamo ogni partita per vincere, e non per pareggiare, perché cercare un punto sarebbe una follia». Poi il tecnico argentino si sofferma sulla Juventus: «Sono capaci di adattarsi a vari moduli. Viste le assenze domani potrebbero giocare a tre, con Dani Alves ed Evra esterni. Ma qualunque sia il modulo dovremo stare attenti al loro contropiede, perché sono velocissimi. Se non imporremo il nostro gioco, sappiamo che soffriremo, dato che la Juve ha una delle rose più forti al mondo».

E ancora, sul match di andata: «A Torino il nostro obiettivo era neutralizzare la Juventus, domani dovremo fare una partita differente. Sappiamo che se lasciamo loro anche solo pochissime occasioni, sono in grado di fare male».

Il Siviglia oggi: colpirli quando il ritmo si abbassa

Il Siviglia oggi: colpirli quando il ritmo si abbassa

A Siviglia, contro un avversario che si sta seriamente candidando come outsider dietro Real Madrid e Barcellona, la Juve si gioca il primo posto del girone.

Che il Sanchez Pzjuan sia un campo difficile è cosa nota, ma non viene evidenziato abbastanza il divario tra il rendimento del Siviglia fuori casa e quello che invece riescono a tenere in terra andalusa. Basta pensare che nella scorsa stagione di Liga non hanno mai vinto fuori dalle mura amiche, ottenendo – di contro – successi di prestigio al Sanchez Pizjuan (vi caddero sia Real che Barcellona).

Finora Sampaoli ha vinto due volte in trasferta, con successi alquanto rocamboleschi contro Leganes e Deportivo. Lo score in casa è invece di praticamente solo vittorie, esclusa la sconfitta col Barcellona. Si è comunque trattata di una grande prestazione del Siviglia, che per un tempo intero ha messo sotto Luis Enrique.

Dopo gli esperimenti iniziali – conditi da risultati da Playstation -, Sampaoli sta trovando a pieno l’ossatura della squadra. Rispetto alla formazione essenzialmente contropiedista di Emery, questo Siviglia tiene molto il pallone tra i piedi, sfruttando quindi pienamente l’elevata presenza di fantasisti in rosa.

A livello di titolari, l’undici tipo è stato più o meno individuato, ma la flessibilità e variabilità della formazione andalusa consente al tecnico argentino di mutare spesso e volentieri lo schieramento tattico. Per dire, contro l’Atletico Madrid hanno giocato con la difesa a 3, due settimane dopo contro il Barcellona è stata adottata la difesa a 4.

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Oltre all’elevata qualità tecnica presente in rosa, i ritmi sono cresciuti sensibilmente rispetto alle prime uscite, ritmi che sono elemento indispensabile nel calcio di Sampaoli. La fortissima intensità consente al Siviglia di mettere le gare a proprie favore, adottando un atteggiamento più offensivo e fornendo un maggior equilibrio a livello generale, cosa che non succedeva all’inizio della stagione. Il pressing iper offensivo e la ricerca immediata della riconquista del pallone sono in grado di mettere in crisi qualsiasi squadra.

E’ proprio sotto questo punto di vista che per la Juve quello del Sanchez Pizjuan sarà un test molto importante, aldilà del risultato.  Finora, non sempre la retroguardia bianconera ha dimostrato di saper eludere la prima pressione avversaria in maniera efficace: quando i rivali la applicano con più intensità, spesso si assiste a una circolazione tanto lenta quanto orizzontale (viene in mente la gara con l’Inter).

Ebbene, sotto questo punto di vista, il Siviglia è uno dei peggiori avversari che possano capitare: contro il Barcellona, gli andalusi per larghi tratti del match hanno letteralmente impedito ai catalani di iniziare l’azione dal basso, con una pressione super e un costante successo nelle seconde palle.

All’andata, Sampaoli ha spiazzato tutti con le dichiarazioni pre match, scegliendo di adottare poi una formazione copertissima per ottenere il punticino. Ora però, fattore campo a parte, il tecnico argentino possiede tutti gli strumenti per impostare una gara diametralmente diversa, e la Liga lo ha dimostrato. Col Deportivo han riposato diversi uomini chiave (Vitolo è entrato nel secondo tempo), quindi dovrebbero essere tutti abbastanza freschi.

La Juventus dovrà essere brava e lucida nell’uscire palla al piede del basso e, a prescindere da quanto si soffrirà, bisognerà saper approfittare del momento giusto in cui colpire. Vero è che a tratti i ritmi del Siviglia rasentano il disumano, ma è altrettanto palese che è impossibile andare a mille per un intero match: come ha fatto il Barca al Sanchez Pizjuan, occorre pungere nei (fisiologici) frangenti di gara in cui il Siviglia tirerà il fiato.

Inoltre, l’attenzione va tenuta alta fino alla fine, visto che più volte gli andalusi hanno letteralmente ribaltato la partita negli ultimissimi minuti.

Omar! #2: La Sorte, le Grandi Squadre, la Calma

di Elena Chiara Mitrani


Una rubrica di opinioni e chiacchiere, ricorrente ma rigorosamente aperiodica. Questa volta parliamo di Grandi Squadre da Champions, sorte e sorteggi, carattere e calma.


Qualche giorno fa, un collega che non conosco molto bene ma che sa che sono juventina mi ha chiesto, per fare conversazione: «E la Juve, come sta andando?». Io, consapevole che me lo stesse chiedendo semplicemente per gentilezza, come a una persona qualsiasi si chiederebbe «Come è andato il weekend?» senza essere veramente interessati, gli ho risposto in modo semplice: «Bene, in campionato siamo primi in classifica, in Champions secondi nel girone. Passiamo, ma poi bisogna vedere come va il sorteggio».«Certo – mi ha detto lui, assumendo l’aria di chi ne sa – Perché se poi esce per esempio Chelsea o Manchester, è dura».

Perché vi ho raccontato questo? Il mio collega non segue il calcio, voleva solo fare conversazione e cercare di essere gentile parlandomi di una cosa che interessa a me. Nella sua mente, Chelsea e Manchester (intendeva lo United, naturalmente, dubito che sappia che ora il Manchester forte è il City) sono Grandi Squadre che è meglio non incontrare in uno scontro diretto a eliminazione. Questo, naturalmente, è un retaggio dei punti marketing ottenuti da queste due squadre negli ultimi anni; d’altra parte della visibilità mediatica di una squadra come lo United abbiamo già discusso in abbondanza mentre scandagliavamo con disperazione i motivi “non sportivi” del trasferimento di Pogba. A volte si ha paura più dei nomi che di quello che poi si vede in campo.

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La trasferta di Siviglia è ormai imminente, evoca brutti ricordi e, con essi, scenari apocalittici di affrontare una Grande Squadra agli ottavi di Champions. Dopo esserci complicati la vita molto più del previsto contro il Lione, non è bello trovarsi a giocarsi il primo posto (dico “il primo posto”, non “la qualificazione”, perché mi rifiuto di pensare che su quella ci siano ancora dei dubbi) del girone a Siviglia, per il secondo anno consecutivo. Gli andalusi sembrano aver trovato la chiave del gioco molto più di quanto non avessero fatto a inizio stagione (qui parlavamo di loro alla vigilia della gara d’andata), e il fatto di giocare fuori casa teoricamente non ci aiuta, anche se finora in questa competizione abbiamo racimolato solo due pari allo Stadium, a fronte di due vittorie esterne. Eppure, diciamoci la verità, non vincere questo girone sarebbe “solo” uno smacco a livello di morale e di ego, non una vera panacea per evitare un sorteggio ostico al prossimo turno.

Negli ultimi anni, le Grandi Squadre in Champions, le avversarie da battere, sono sempre state quelle tre: Barcellona, Real e Bayern, ripetere ad libitum. Ci sono state poi le outsider che hanno raggiunto la finale negli ultimi quattro anni: Borussia, Atlético, Juventus, tutt’ora in corsa e piuttosto temibili. Le cinque squadre che ho nominato insieme alla Juve, oltre alla variabile pazza del City made in Guardiola, sono ovviamente quelle che vorrei evitare di incontrare agli ottavi, o meglio, quelle che vorrei incontrare il più in là possibile, per aumentare le nostre possibilità di arrivare a Cardiff. Le altre squadre che partecipano alla Champions oggettivamente non sono meglio della Juve sulla carta come, d’altra parte, non lo sono nemmeno alcune di queste sei.

Sta di fatto, però, che l’urna sia stata beffarda, accoppiando Barça e City, Borussia e Real, Atlético e Bayern ai gironi. Questo significa che arrivare primi nel nostro gruppo non ci assicurerà, di fatto, un sorteggio tranquillo: potremmo vincere il girone e affrontare Bayern o Atlético, o arrivare secondi e affrontare (per dire) il Porto o il Leicester.

Anch’io preferisco vincere il girone, perché non accetto che una squadra che quest’estate ha dichiarato di puntare alla Champions non riesca a vincere un girone con Siviglia, Lione e Dinamo Zagabria, ma bisogna restare consapevoli del fatto che questo non ci salverà dagli umori dell’urna, e ricordare anche che nelle due edizioni passate abbiamo fatto bene contro le Grandi Squadre (Borussia, Real, Barcellona e Bayern, pur uscendo sconfitti dai confronti con le ultime due) e abbiamo faticato nelle partite “facili”: Olympiakos, Monaco, Lione,  Siviglia.

Personalmente credo che la squadra vorrà rifarsi dopo la figura barbina rimediata contro il Lione a Torino, ma in ogni caso la Champions non è una scienza esatta; l’etichetta di Grande Squadra, per la quale sembra che i bianconeri si stiano ancora battendo, almeno in Europa, può non bastare, né alla Juve né alle sue avversarie. Servono un po’ di fortuna, carattere, calma e nessun timore reverenziale.