Rubiamo anche in Europa:

Sampaoli alla Simoni e Agnelli alla Moggi

di Michael Crisci

Mandzukic la mette all’angolino, e Siviglia-Juventus finisce 1-3.

Ci vendichiamo della disfatta dello scorso anno, passiamo il turno e ipotechiamo il primo posto. Sarà utile per evitare una big o meno, lo dirà il tempo. La coscienza è pulita. Il gioco non è scintillante, non lo è la condizione fisica.

Allegri parla di marzo, c’è chi si accontenta dei risultati, chi vorrebbe di più, chi ama solo vincere e basta, non importa come. Tante chiacchiere, che occuperanno le prossime ore, giorni, settimane e mesi. Però, nel mio piccolo, dopo il triplice fischio del signor Clattenburg, mi zampinizzo: Max mi appare davanti un po’ come la Madonna di Fatima apparve alle contadinelle, e mi illumina di immenso.

Già, perché la vittoria contro il Siviglia rappresenta uno storico punto di non ritorno nella storia bianconera. Una vittoria come quella di ieri sera, fosse avvenuta nel nostro tranquillo e mite ambiente calcistico, avrebbe scatenato più o meno un accenno di quinta guerra mondiale (la terza e la quarta sono già state assegnate).

La Juve ruba anche in Europa. Non c’è da stupirsi, in Italia non si rubava da un po’, i bonifici probabilmente sono stati inviati stavolta negli ambienti giusti. Ed ecco che, grazie alle eco iberiche, una normale partita dei gironi di Champions, arbitrata in maniera ineccepibile, diventa il simbolo di come la Juve sia diventata potente e arraffona anche al di fuori dei confini nazionali. Proprio come il famigerato Juve-Roma 3-2. Non ci è andata bene, non ci sono stati violini, ma abbiamo ci è toccata una reminiscenza di Gigi Simoni, che si è impossessato del corpo del sempre quieto e morigerato Jorge Sampaoli.

Dopo lo svantaggio, a fatica, cerchiamo di rialzarci. Mandzukic sbaglia un gol facile, Khedira sfiora un gran gol da fuori dopo una delle poche combinazioni riuscite. Nel frattempo, Franco Vasquez (ex-obiettivo di mercato), commette due ingenui falli a centrocampo. Clattenburg non può far altro che estrarre due cartellini gialli, che insieme fanno rosso, e spedire il Mudo a fare anzitempo la doccia. La gara continua, la Juve seguita nel faticare, quando a un certo punto, Bonucci viene palesemente strattonato in area di rigore, esattamente come aveva erroneamente fatto a Lione lui stesso, causando il rigore poi respinto da Buffon a Lacazette. Rigore. Sampaoli non se ne accorge, ma una volta preso coscienza dell’assegnazione del penalty, comincia a impazzire. L’intervallo non placa le ire dell’argentino, che comincia a sbraitare per ogni minimo contatto, anche inesistente, fino a che il fischietto britannico non si trova costretto a espellerlo. La gara poi finisce come sappiamo, prima Bonucci, poi Mandzukic, ma come avranno preso in Spagna e nella fredda Siviglia la sconfitta?

La stampa spagnola si cimenta in un succoso j’accuse, con un simpaticissimo: “L’arbitro ha subito il potere della Juve“. Già farebbe ridere così. Sampaoli si quieta, e si limita a sperare che le decisioni dell’arbitro non condizionino il passaggio del turno del Siviglia, poi il capitano Iborra si scatena e si Tottizza, a momenti chiedendoci di fare una Champions a parte, e pretende maggiore rispetto per il Siviglia. Commovente anche Nico Pareja, che se la prende col destino cinico e baro: “l’arbitro ha rovinato in 5 minuti il lavoro di una settimana, espulsione fiscale, sul rigore ero lontano….ma mi è parso chiaro che non sia successo niente”. Tutto meraviglioso.

Ma ovviamente il meglio arriva dal sottobosco italico, l’opinione pubblica inferocita prende la parola: “rubano anche in Europa“, “rigore scandaloso“, “avrei ritirato la squadra“, “che storia avrebbero senza errori arbitrali“.

E chi sarebbero i grandi pupari? ovviamente, in mancanza di Le Roi Michel Platini, i nostri si giocano la carta di Agnelli “pezzo grosso” dell’Eca (lo era anche a Berlino ndr), e, udite udite, la presenza di Evelina Christillin come membro Uefa nel congresso FIFA. Concludo, in maniera sommessa, che purtroppo non posso vivere nella speranza che in futuro si possano trovare in Europa avversari come quelli che abbiamo nel bel paese. Purtroppo incontreremo, andando avanti nel tempo, le solite squadre che sono abituate ad accettare i verdetti, errori arbitrali, umani, inclusi.

Ora testa al Genoa. Sarà dura, in Italia ora non possiamo più permetterci di rubare. Ma resto fiducioso.