ZERO – Come le squadre materasso beccate ogni anno in Coppa Italia. Nella nuova formula romano-centrica (a Roma e Lazio basta vincere 4 gare all’Olimpico per fregiarsi di un titolo) ogni anno molte delle “altre” beccano Spezia, Cesena, Crotone, o arrivano in finale superando a fatica l’Alessandria. Sorteggio o sorte, ma dopo il derby l’anno scorso ora l’Atalanta, la più in forma, che schiera l’11 visto col Chievo. Diciamolo: meglio così, gare più belle, tensione più alta, il cammino per la Dodicesima è lastricato di rivali agguerrite.
UNO – Ne ha messo dentro solo uno, di gol, Mandzukic, lambendo il palo di petto e strozzando il tiro sull’ennesimo zuccherino di Pjanic. L’invito della Joya era troppo magistrale per sciuparlo. Manzo tecnicamente perfetto per 50′: assist, aperture, tacchi, inserimenti e sgroppate in fascia. Per una volta non si è smazzato il campo a ringhiare. 12° uomo di lusso che va stimolato, valorizzato e coinvolto. Quando anche lui corricchiava, si è capito che la Juve aveva spento la spina.
DUE – Come le gare di fila in 3 giorni di Licht e Asa. Irreprensibili fino al 50°, poi a bagnomaria sotto la pressione orobica, con lo spunto prezioso di Licht per il rigore e infine, a insozzare un 7, arriva il patatrac sul 3-2. Classico doppio errore: Asa si fa infilareda Conti, Licht si addormenta in diagonale su Latte, come con Belotti, come con Bonaventura. Per Asa calo comprensibile, non faceva doppio turno dai tempi di Conte. La reiterazione dell’errore di Licht è figlia della disabitudine a giocare a 4, senza protezione dei 3 centrali. Sbagliare è umano, perseverare non deve essere diabolicamente Svizzero.
TRE – Il trio degli ultimi minuti: Rincon-Hernanes-Sturaro, mesi fa poteva essere un buon centrocampo da Genoa. Tre come i secondi in cui Pjaca divora 50 metri palla al piede, dando tre metri al rapidissimo Latte senza (palla). Marko dai superpoteri da gestire, controllare e scatenare in modo devastante. Sembra il Morata a testa bassa degli inizi (senza quel killer instinct) e il Coman in bianconero (con più muscoli e meno boria). Peccato i 3 mesi persi. Ora i superpoteri vanno sciolti: unleash the Pjaca!
QUATTRO-3-2-1. Albero di Natale fuori stagione, a metà gennaio. Le prove della #JuveDiMarzo, la genialità di Dybala-Pjanic dietro la punta. Senza eresie, i duetti Paulo-Mire sono parsi la brutta copia di Messi-Iniesta (il più grande complimento calcistico ever!). Dybala non va confinato in area, né in fascia, né a 40 metri dalla porta. Paulino è una minaccia a 360° e miccia che divampa il nostro attacco. Col Bologna c’era Pjanic in catteda, con Paulo più decentrato, ieri Mire al servizio di un Dybala messianico. Per sostenere l’Albero ci vogliono però le “palle” di Rincon e -ieri- Marchisio a proteggere i due in fascia. Questo implica un cambio per il Khedira juventino, troppo incursore e poco mediano. Staremo a vedere, mancano 2 mesi a Marzo.
CINQUE – Come i gol visti ieri, spettacolo, gara avvincente, colpi di scena. Eppure il tifoso bianconero non vorrebbe la sofferenza finale, il calo, la vulnerabilità difensiva. Ma, aspettate… e tutti le critiche a Buffon e Senatori sui meravigliosi 1-0, i perfetti 2-0 gestiti senza affondare? Non volevate gol, attacchi, tiri, pali, rigori negati, “l’importante è segnarne uno in più”?. Ecco! Cinque anche a Caldara, che si è impegnato ma è stato travolto.
SEI – Stiracchiatissimo a Hernanes. Se consideriamo “seri” i primi 60′ e poi black-out da amichevole, va riconosciuto al Profeta di aver fatto girare la squadra al servizio dei 3 davanti e di un Dybala motore e luce. Peraltro Hernanes agiva in un trio inedito con automatismi zero. Poi, in non possesso e in sofferenza, Herna si trasforma, non più diga davanti alla difesa ma un velo costante a favore dei rivali, con palle che gli sfilano a mezzo metro, quasi un ostacolo (poco) mobile per i compagni. Speriamo siano le ultime gare da noi..
SETTE – Al nostro Spinazzola, tra i migliori. Testa alta, spunto notevole, corsa, tecnica e cross da manuale. Anche difensivamente si è fatto valere. Sarò franco, non immaginavo che il bi-vincitore del Viareggio (e MPV del torneo) potesse essere da serie A. Non credo ancora sia “da Juve”, non da questa Juve: troppa leggerezza difensiva, errori di gioventù. Ma Spina è a corrente continua, va monitorato. Anche perché, se Kessié vale 40 milioni, Gagliardini 30 e Caldara 20…
OTTO – Sulle spalle di Marchisio e il ruolo ricoperto dopo anni. Claudio è la migliore mezz’ala in rosa, ma -sfortunatamente- è nettamente il miglior play-metodista in rosa. Non ha geometrie e piedi di Modric e altri, non ha forza fisica di Matic ed altri, ma è tra i pochi ad avere una duttilità di tocchi, visione, contrasto, senso tattico e verticalità nei recuperi che lo rendono perfetto nel ruolo dove gioca negli ultimi 3 anni. Il Real ha vinto la CL con Casemiro lì, non solo Modric, il Barca ha Busquets lì, non solo Iniesta. Il punto è: Marchisio interno ha fatto 6 magnifici mesi 6 anni fa, Marchisio metodista ha portato la Juve a perdere solo 2 gare delle ultime 58 (Barca, dove però il play era ancora Pirlo, e Siviglia), poi 48 vittorie e 8 pareggi e ad un record di imbattibilità difensiva (gare e minuti) che durava dai tempi di Tassotti, Baresi, Costacurta e Maldini. Fate voi..
NOVE – Come le riserve in campo sul 3-1. La gara andrà agli archivi come “Juve stacca la spina e soffre“, “Atalanta splendida, Juve vulnerabile“. Meglio così, perché pensare ai magnifici primi 50′ farebbe adagiare noi (come in campo) e inquietare le rivali. Sul 2-0 i cambi, le riserve, i terzetti sperimentali, i terzini poco rodati..si sono distratti, come quando è tutto troppo facile e l’Atalanta ha messo dentro 2 dei 3 tiri in porta in 90′. Tutto troppo facile, come ti viene da pensare dopo 5 scudetti e 2 Coppe Italia. “Il successo non è definitivo e l’insuccesso non è fatale. L’unica cosa che conta davvero è il coraggio di continuare”. (Winston Churchill, che sfida Boniperti)
DIECI – A Paulo. Ogni volta che pensi a Dybala ti si allarga il sorriso, l’orizzonte dei sensi calcistici si amplia, il battito si adegua al ritmo dei suoi guizzi e scarti, tocchi e ripartenze. Dybala è jazz, un virus di libertà creativa diffuso sul campo che semina falciate altrui e contamina i compagni. E, amico, se devi chiedere davvero cos’è il Jazz, allora non lo saprai mai (Louis Armstrong prestato al calcio). Dopo la gara Paulino con deliziosa voce argentina tremula ha detto di essersi emozionato al video dell’addio di Del Piero. Godiamoci il momento, godiamoci tutte le gioia di Dybala Mister Felicità. Per tutto il resto ci sarà tempo.
Sandro Scarpa