Come sopravvivere al delby d’Italia

Quella che state per leggere non è solo una semplice guida conoscitiva alla sfida calcistica più furente d’Italia, fuori e dentro il campo, ma anche e soprattutto un manuale di sopravvivenza – e approfondimento antropologico – all’ormai noto Derby (o forse deLby?) d’Italia, sebbene da molti anni, quello tra Juventus e Inter, non abbia neanche più la parvenza di uno scontro diretto, sia per meriti bianconeri che per demeriti neroazzurri. Per affrontare al meglio le ore che precedono la partita, ma anche e soprattutto il post-gara e i giorni, le settimane, i mesi e i secoli successivi alla sfida, è necessario avere dimestichezza con determinati concetti, termini e avvenimenti che hanno ormai fatto la storia di questo scontro calcistico, perché quando si parla di Juventus e Inter – ma in generale quando di parla di Juve – è l’intero vocabolario italiano a essere riscritto:

  • Scandalo, s.m. [dal latino s(c)andalum, ovvero il sandalo, o scarpino in gergo calcistico, del gladiatore neroazzurro Ronaldum, colpito veementemente da Iulianus, centurione juventino, durante uno dei grandi spettacoli per masse organizzato e andato in scena nel lontano 1998 dopo Cristo, un attacco, pare, orchestrato e poi insabbiato dal grande Triumvirato della Cupola del Nord-Ovest].

È a partire da qui, molto probabilmente, che il termine scandalo ha iniziato a essere utilizzato come sinonimo di complotto internazionale da ogni società calcistica che abbia bazzicato in Serie A e vinto ben poco nell’arco della propria storia sportiva, con la conseguente nascita di una specie umana antropologicamente e sociologicamente interessante: il tifoso dolente, il quale, si capisce, ce li ha solo lui gli schemi giusti e i giocatori imbattibili e però, poverino, lui, egli, egli è afflitto, è impedito da mille meccanismi ostili perché altrimenti eh, altrimenti figuriamoci, chissà quanto vincerebbe (semi cit.).

  • Triplete, p.m. [prestito dalla lingua portoghese, termine coniato dal grande esperto di comunicazione e trascinatore di folle José Mourinho, diventato poi slogan interista subito dopo l’Anno Domini 2010]

Si distinguono due varianti: da interista a interista o tra interisti, il cui significato varia da «motivo di orgoglio e vanto» a «delirio di onnipotenza» e da interista a juventino, dove sostanzialmente sostituisce l’aggettivo invidioso, ma anche la frase «che ne vuoi sapere tu degli errori arbitrali di Inter-Barcellona (2010) quando pure la stampa spagnola ha urlato al complotto alla portoghese».

(‘Sta cosa di segnarci i favori arbitrali altrui ci ha segnato un po’ tutti)

  • Cartone, s.m [dal latino, carta, materiale che si rovina facilmente e per estensione un elemento di scarso valore, in alcuni casi pure falso o fasullo. Ma infatti,  per assurdo, se ti fabbrichi uno scudetto in casa, tipo Giovanni Muciaccia ad Art Attack, questo poi può avere un qualche tipo di valore?
  • Passaporto, s.m [vedi Cartone]
  • Serie B, il Purgatorio dei calciatori. Basta anche solo un anno e ti si aprono le porte del paradiso. Vedi anche il Napoli, promosso nel 2007, che negli ultimi anni si è quasi sempre classificato sopra l’Inter a fine campionato.
  • Stadium [dal latino, stadium, fortezza] Chiunque vi entri ne esce azzoppato. Non si capisce bene, però, quali potrebbero essere le controindicazioni o gli effetti negativi di una possibile sconfitta per una squadra già posizionata in zona glaciale a -9 (con partita in meno da parte della Juve).
  • Scansarsi, v. riflessivo, mantenere tra se stessi e l’avversario una certa distanza, tipo, che so, 6, 9, 10 o 12 punti (dipende da domenica e dalla partita col Crotone)

Passano gli anni ma i fondamentali restano uguali.  Sebbene per noi tifosi juventini la sfida abbia smesso già da un po’ di essere avvincente, il Derby d’Italia, e tutto ciò che lo circonda, mantiene lo stesso un non so che di preistorico.

Quando si parla di Inter, però, le stagioni sono brevi e i cambiamenti repentini. Solo pochi mesi fa, subito dopo la vittoria casalinga sulla Juventus, si inneggiava al gran ritorno nerazzurro in pompa magna e dopo neanche qualche settimana si rispediva al mittente il salvatore della Patria di lingua olandese. Pioli, grande artefice delle sette vittorie consecutive in campionato, ha invece cannato la semifinale di Coppia Italia (forse accecato dal sempre più vicino scontro allo Stadium?).  Se vinceranno in casa nostra (doppia vittoria in campionato) per lo meno avranno raggiunto il vero obiettivo stagionale; noi no, perché i traguardi seri, quelli davvero importanti, sono tutti a maggio.

Hernanes, s.m [dal sanscrito profeta, nei sogni di ogni tifoso juventino è colui che regala la vittoria]

di Valeria Arena

La Terra dei cachi 138/ Penal(i)ties

di Kantor


Rigori, penalità e altre cose divertenti.


Il rigore dato ieri alla Roma mi permette di parlare di nuovo dell’evidente problema arbitrale che abbiamo in questo paese; intendiamoci, i problemi veri sono altri, ma di calcio stiamo parlando e l’arbitraggio in una partita di calcio è una delle componenti essenziali del risultato. Il problema ha, come sempre, radici più profonde di quello che sembra; e deriva dal fatto che l’Italia non è un paese totalmente meritocratico. Intendiamoci, nessun paese lo è fino in fondo, ma in Italia la parte “meritocratica” è veramente ridotta…Ovviamente per mandare avanti il baraccone delle partite hai bisogno di un certo numero di arbitri in serie A; in un mondo ideale arriverebbero prima quelli bravi, poi quelli un po’ meno bravi, poi quelli meno bravi ancora e così via fino ad esaurire i posti disponibili. Ma siamo in Italia e succede quello che succede in ogni altro campo. Quelli bravi arrivano, perché ne hai bisogno e perché altrimenti nessuna baracca va avanti; ma subito sotto quelli bravi (per esempio Orsato, antipatico come nessuno, ma bravissimo) i criteri di scelta cambiano e arrivano quelli che:
1) hanno leccato più culi
2) hanno fatto più favori ai vertici delle loro categorie
3) hanno sponsor politici di rilievo.

Questa massa di manovalanza (eviterò di fare nomi perché non voglio querele) non è messa lì con intenti truffaldini: è lì perché in Italia chi ha il potere lo gestisce sempre a questo modo. E perché, come diceva un mio vecchissimo collega morto da tempo (un barone universitario oldstyle), il VERO potere non è mandare in cattedra uno bravo, ma mandare in cattedra uno mediocre al quale scopi la moglie o la fidanzata.

Il problema è che poi ci sono gli effetti; dato che questi son mediocri, fanno cose mediocri e si vedono. E la soluzione del problema da parte dei vertici è quella di lasciarli in mano alla disonestà del giornalismo italiano senza difenderli minimamente (come Antonio Corsa ha brillantemente spiegato qui). E alla fine succede che anche i peones imparano a difendersi. Difficile capire cosa sia passato nella testa dell’arbitro Maresca quando ha deciso di fischiare un rigore perlomeno incerto a 5 secondi dalla fine; io ho sempre pensato che, in un gioco fluido come il calcio, i fischi non si contano ma si pesano. E fischiare un rigore a 5″ dalla fine è una delle decisioni più tombali che un arbitro può prendere, quindi una di quelle da ponderare di più.

Ma i tempi del calcio non consentono decisioni ponderate; e quindi prevale l’istinto, nel caso di Maresca l’istinto di conservazione. Se per caso il rigore ci fosse stato davvero le conseguenze sarebbero state devastanti per lui; come minimo sarebbe stato additato sui soliti fogli di carta igienica come un “servo der Palazzo” , come massimo (è già successo eh…) qualche solerte giornalista avrebbe pubblicato il suo indirizzo di casa. E l’immediato risultato di questa campagna di stampa sarebbe stata la sua “messa a riposo” per qualche giornata (a proposito, che fine ha fatto Elenito Di Liberatore?) con conseguente perdita di un bel po’ di soldi.

Ma tiriamo le somme: io sono un uomo pratico e sono più interessato agli effetti di un comportamento che alle sue motivazioni. E gli effetti di questa situazione sono che le squadre che hanno, per motivi storici, geografici o di altro tipo, un maggiore sostegno mediatico, sono quelle che traggono vantaggi. Insomma la Roma quest’anno ha segnato il 20% dei suoi goal in campionato su calcio di rigore, una statistica talmente anomala da mettere in difficoltà persino i nerd più puri delle advanced stats.

Poi è chiaro che alla fine i valori sportivi prevalgono sempre; nonostante non sia propriamente amata dai media la Juventus vince da cinque anni, probabilmente vincerà anche il sesto e non c’è campagna mediatica che possa cambiare questo (anche se ci provano, eccome se ci provano…) . Ma preferirei vivere in un mondo migliore.