Coppa UEFA 1989, l’urna del sorteggio abbina due squadre italiane per il turno dei quarti di finale: la Juve guidata per il primo anno da Dino Zoff e il Napoli di Maradona allenato da Ottavio Bianchi.
Compro un biglietto per me ed uno per un amico che, sfortunatamente si ammala il giorno prima della partita, sostituito da un altro compare in un epoca in cui i biglietti erano tutt’altro che nominativi.
È mercoledì e arriviamo al Comunale alle cinque del pomeriggio. Si annuncia il pienone e l’ingresso in Curva Filadelfia sará difficoltoso. Pigiati come formiche riusciamo ad entrare dopo almeno un’ora di coda, l’amico Alberto è provato e pure io sono stordito . Siamo entrati in 15 mila da un paio di porte “discutibili” e non ci hanno nemmeno strappato il biglietto. La tragedia dell’ Heysel è ancora recente e non possiamo fare a meno di pensarci. Poi lo stadio si riempie c’è il clima delle grandi occasioni. L’undici bianconero è composto dal portiere Tacconi, linea difensiva con Favero, De Agostini, Bruno e Tricella, in mezzo al campo l’instancabile Marocchi con Galia e Rui Barros, unica punta Altobelli con Zavarov e Mauro tra le linee, come si direbbe oggi.
Il Napoli sfoggia una inconsueta (per l’epoca) maglia rossa e il tridente Careca Maradona Carnevale.
La Juve di Zoff gioca un calcio moderno e passa in vantaggio con un siluro da fuori area di Pasquale Bruno che poi viene sotto la nostra curva ad esultare baciando la maglia (come si cambia, eh?). Raddoppiamo poi con un’autorete di Corradini su azione tambureggiante di Rui Barros. Il Napoli non crea grandi pericoli , un paio di parate di Tacconi conservano il risultato che sembra essere una garanzia per la gara di ritorno. Sfortunatamente la partita del San Paolo sarà fortemente influenzata da un disastroso arbitraggio (ho controllato, fu un tedesco dell’est) che nell’ordine annullò per motivi misteriosi un gol di Laudrup dopo 2 minuti di partita, fischió un rigore al Napoli con Carnevale in netta posizione di fuorigioco quando ai tempi non esisteva ancora offside attivo o passivo ed infine convalidò il 3 a 0 di Renica al 119’, ad un minuto dai rigori, con chiaro fallo di mano di Careca in occasione del cross decisivo. E pensare che Zoff aveva da poco inserito Magrin per avere un rigorista in più.
Ma si sa , gli errori che danneggiano i bianconeri passano subito in cavalleria, in modo da alimentare il detto popolare su chi “ruba” e su chi è (presunta) vittima.
La tecnica del “chiagni e fotti” ossia del lamento per nascondere le proprie furbizie.
Ma con la Juve funziona poco: a Torino si guarda avanti , guardando i propri errori.
Non fu un caso che l’edizione successiva della coppa ci vide vittoriosi. Il resto sono chiacchiere .
Mario Sironi