Psichiatri, non carabinieri

La realtà e la classifica del campionato, la comunicazione e il gioco del calcio, la filosofia del moderno e la verità che non serve a nulla. E’ un triangolo delle Bermuda il dibattito che si trascina stanco su qualche giornale colorato e rimbalza da giorni sui social network. Ammettiamolo. Si partecipa a volte ad un coro che non arriva da nessuna parte, come una canzone di Sanremo che resta in testa ma non farà mai la storia della musica. E’ quella schifezza che eccita per un momento oppure il senso profondo di un qualcos’altro? Quando nel ’98 qualcuno fa il matto per una decisione arbitrale è un prodromo a quanto sarebbe poi avvenuto nella primavera di otto anni dopo? Oppure è ancora una volta una illusione, un falso che arriva da uno specchio distorto? Perché la giustizia, quella dei codici e dei tribunali, non ha detto nulla di chiaro, incontrovertibile. Un ex dirigente della Juventus è ancora impelagato in udienze, giudici e avvocati ma quasi nessuno è rimasto ad affermare che fosse il mostro disegnato una volta, la causa iniziale di ‘Calciopoli-Moggiopoli’ del gorgo che ha inghiottito il senso e le coscienze. Malgrado logica e preamboli si resta a discutere se la Juventus compra i campionati, sia protetta dal Palazzo e debba restituite almeno una manciata di scudetti. E’ follia. Per non dire di peggio. Serve l’intervento di psichiatri ormai non più di carabinieri, guardia di finanza e polizia. Lo si dica e lo si scriva. Lo si dica e lo si scriva.

Il crimine organizzato, un gruppo di presunti malviventi, smerciava biglietti dello Stadium. Forse incontrava qualche funzionario di basso livello della società bianconera che avrebbe poi chiuso un occhio sui successivi passaggi di mano dei tagliandi. In un impianto dove quasi sempre ad un posto corrisponde un nome e cognome gli inquirenti hanno avuto la strada in discesa per fare le addizioni e capire cosa è successo. I dati di fatto sono questi. Non si intravedono altri fantasmi. Anche dalla Federazione è stato lasciar filtrare che non si può, stavolta, mandare la Juve in B oppure chiedere milioni e milioni, campioni e mezze tacche. E’ questa la storia che ha impegnato professionisti e cronisti? Tutta qui? E’ ben poca cosa. Pure i ricami sulla impossibilità di collocare la condotta della società non servono a molto. Come le percentuali di assoluzioni imbarazzanti per il sistema sicurezza italiano rispetto alle indagini sulla criminalità organizzata. Ma il dopo non conta nulla, non pesa il dovuto, perché l’importante è mettere insieme la giornata, costruire l’articolo che accomuna ancora termini come boss e presidente, direttore e triade. E’ il vecchio gioco in cui ride solo l’avversario. E’ il sistema che si mangia una società e distrugge tutto. Guardando gli alberi belli e giovani che vengono piantati nel ‘J Village’ che sta sorgendo accanto allo Stadium vien da pensare altro. Oppure scorrendo gli inviti per l’open day della scuola internazionale che sorgerà lì dove fino a poco tempo fa c’era un accampamento abusivo e si bruciava immondizia. Torino è lontana da certi giri. Sembra la Luna.

Simone Navarra.