L’elogio dei “piedi storti”

Come innamorarsi dell’imperfezione

 Cantami, o Diva, del bianconer Chellini
l’ira funesta che infiniti addusse lutti
agli attaccanti altrui, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò…

 

L’oggetto decantato all’interno di questa moderna e sbilenca elegia amorosa è un tallone poco omerico, nel senso che il protagonista – e non sarà solo uno – non è un semidio leggendario dalle qualità ultraterrene, ma un dignitoso guerriero dall’armatura bianconera.  Lanciarsi in acrobazie linguistiche piene di passione nei confronti di eroi leggendari come El Pipita, La Joya e il Principino, diciamocelo francamente, siamo bravi tutti, ma quanti sarebbero in grado di tessere le lodi agli assist, ai cross e ai passaggi al cardiopalma di giocatori come Chiellini, Sturaro o Lichtsteiner, soprattutto se dovessimo scegliere, a fronte dell’attuale rosa juventina, un calciatore o più a cui dedicare la giornata di San Valentino. È facile, miei cari, innamorarsi delle punizioni-pennellate di Pjanic, dei giochi di gambe e piedi di Dybala, dell’esattezza matematica con cui Higuain è in grado di mandare la palla in rete, ma rimanere ammaliati dall’imperfezione resta comunque un lavoro più complesso. Forse più razionale e meno istintivo. E il mio compito, seppur nella sua complessità, sarà proprio questo: iniziare i più scettici alle bellezze del “piede storto”, come piace chiamarlo a mio padre, il primo degli scettici a cui mi rivolgo.

Nella vita non si nasce mica tutti Lancillotto o paladino Orlando, perché ad alcuni tocca stare nelle retroguardie e lottare, anche un po’ grezzamente, per non rendere cara la pelle. La prima qualità del cosiddetto piede storto, quindi, sarà la capacità di generare l’ormai leggendario brivido lungo la schiena, ovvero quella sensazione di terrore puro che, dal momento in cui Lichtsteiner, sulla fascia, decide di lanciare la palla in area e al secondo in cui il pallone arriverà in tribuna – statisticamente è l’ipotesi più probabile – si impossessa del corpo del tifoso a casa, allo stadio o al bar e lo spinge all’imprecazione. Questo sentimento di rabbia misto a terrore, scatenato anche da uno Sturaro che perde la palla in centrocampo o da un Chiellini che si fionda su un polpaccio avversario nella nostra area di rigore, aiuta a godere meglio delle giocate dei più dotati calcisticamente. Un po’ come avviene nel film Inside out della Pixar quando ci spiegano che i momenti di tristezza sono essenziali e che senza quest’ultimi non saremmo in grado di godere delle gioie della vita. Ecco, quella cosa lì.  Come recita poi l’arcaico verso poetico “dall’odio nasce l’amore”, è proprio da quegli attimi di odio – ma sì, esageriamo – dedicati ai nostri eroi che può davvero nascere un impetuoso sentimento d’amore.

Se non siete ancora convinti, pensate un attimo al momento in cui, assolutamente inaspettatamente, i nostri eroi ci delizieranno con giocate e prelibatezze fuori dal comune, degni dei piedi più sopraffini; non so, pensate a un Lichtsteiner che azzecca un cross, un Chiellini che la piazza, dalla difesa, in piena area di rigore à la Bonucci o a Sturaro che imposta una signora azione che magari sfocia anche in goal. Ecco, pensate a questi momenti e vedrete che la gioia sarà triplicata, ma che dico triplicata, quadruplicata, perché come dice una vecchia legge della fisica: la felicità è doppiamente proporzionale allo stupore di trovarsi davanti l’improbabile che si è sempre desiderato.  Non a caso, i loro goal sono decisamente più quotati: se scommetti e vinci, arrivano più soldi e godi di più.

Infine, e qui viene fuori l’Antonio Conte che è in me (c’è un Antonio Conte dentro ogni juventino), questi talloni poco divini e più umani sono spesso compensati da una furia guerriera che fomenta il tifoso, che accorcia le distanze e spegne anche gli animi più impetuosi e arrabbiati (vedi Pjanic, dotato calcisticamente, ma spesso “spento”). Li si vede lottare contro i loro limiti e gli si comincia a volere bene, e spesso in piena partita può capitare di sentire commenti del tipo “Eh ma io qui farei entrare Sturaro, sarebbe perfetto. Guarda che qui ci vuole il fisicaccio di Giorgione”, il che vuol dire che l’innamoramento è completato. Al di là della nostra capacità di fare gli allenatori e della nostra abilità di dire cose senza senso, è il solo pensiero di quel calciatore a tradire un sentimento di apprezzamento. (Papà, parlo con te). Gregari, guerrieri, condottieri, così come ci piace chiamarli, gli stessi che ci fanno tornare coi piedi per terra dopo un’azione da PlayStation tra Dybala e Higuain.

Così, mentre ero in cerca di ispirazione per scrivere una dichiarazione d’amore a questi “piedi storti”, e cercavo l’indirizzo di Gonzalo per urlargli sotto casa “affacciati alla finestra amore mio” con tanto di rose rosse e cioccolatini a forma di cuore, mi è venuto in mente Sturaro e il gol del pareggio di contro il Bayern lo scorso anno, seguito da Lichtsteiner che ogni volta che vede nerazzurro, e non parlo dell’Atalanta, la mette spesso dentro.  E allora ho deciso, mando un mazzo di rose anche a loro.

 

Di Valeria Arena