«A Bologna per vincere e chiudere alla grande»

Il mister in conferenza: «Orgoglioso di allenare questi uomini e felice dei rinnovi: la Juventus sta lavorando per il futuro»

«La prima regola? Giocare bene e cercare di vincere la partita»: a campionato già deciso, con il sesto leggendario Scudetto consecutivo cucito sul petto della Juventus, mister Massimiliano Allegri vuole affrontare la trasferta che vedrà i Bianconeri in campo domani alle 18 al Dall’Ara contro il Bologna con la stessa, immutata, voglia di vincere. «E’ l’ultima di campionato e bisogna cercare di chiudere al meglio, magari una bella vittoria. Poi ci prenderemo una domenica di riposo e ci prepareremo al meglio per la Finale di Cardiff».

IERI L’UFFICIALITA’ DEL RINNOVO DI MANDZUKIC

«Sono contento del rinnovo di Mario. Credo che la Juventus sui rinnovi abbia attuato una strategia importante, per mantenere i propri campioni. In questi casi non c’è neppure bisogno del parere dell’allenatore: sono molto contento ed è la dimostrazione che la società sta lavorando per il futuro».

LE SCELTE DI FORMAZIONE PER BOLOGNA

«Domani in porta gioca Audero. In difesa non ci sarà Chiellini, che sta bene e non è in dubbio per la Finale di Champions ma è diffidato e con un cartellino giallo rischierebbe di saltare la Supercoppa Italiana dell’anno prossimo. Dietro giocano due tra Bonucci, Barzagli e Benatia, con Lichtsteiner a destra e Asamoah a sinistra. In mezzo rientra Khedira, che parte dal primo minuto perché ha bisogno di giocare e devo verificarne le condizioni. Probabilmente a centrocampo giocherà anche Marchisio. In attacco giocano Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain».

IL FUTURO DEL MISTER

«Al momento non ci siamo ancora incontrati con la società, e non lo faremo sicuramente in questa settimana, perché è giusto essere concentrati su un evento mondiale come la finale di Champions League, impegno che dobbiamo affrontare con grande entusiasmo e grande convinzione. Al momento giusto, sarà la società a decidere e a chiamarmi: io, come ho ripetuto tante volte, ho un contratto fino al 2018 e voglio restare alla Juventus. Ho già preso la mia decisione, che non sarà assolutamente influenzata dall’esito della Finale di Cardiff. Dove mi vedo tra cinque anni? Ho un’idea, ma non la dico se no scateno il pandemonio: sicuramente sarà una strada molto diversa da quella attuale».

SI CHIUDE IL TERZO CAMPIONATO IN BIANCONERO DI ALLEGRI: DI COSA E’ MAGGIORMENTE ORGOGLIOSO?

«Sono orgoglioso di queste tre stagioni e di aver partecipato a questa serie di vittorie, che sarebbe bellissimo coronare vincendo a Cardiff, anche se non sarà assolutamente semplice, perché è una Finale di Champions. Al termine di ogni stagione sono molto soddisfatto quando riconosco la crescita tecnica e tattica dei miei calciatore, cerco di insegnare molto a livello singolo, perché è questa la cosa più importante nel calcio. Alla fine, devo dire che la cosa che mi rende più orgoglioso è che mi diverto ad allenare».

LA CRESCITA DEI SINGOLI

«Sono cresciuti un po’ tutti, e non mi piace molto fare nomi. Più che un singolo giocatore, è stata la squadra a crescere, perché c’è bisogno di tempo quando arrivano giocatori nuovi. Dybala e Higuain all’inizio avevano difficoltà a giocare insieme, ma era soltanto una questione di tempo. Il calcio è molto semplice, e quando hai tanti giocatori che giocano bene lo è ancora di più. Mandzukic ha dato tanto, così come tutta la squadra ha fatto cose straordinarie. Bonucci stesso, dopo aver visto la partita in tribuna a Porto, ha avuto una reazione positiva, molto importante per la squadra. In Finale di Coppa Italia a Roma ho visto Barzagli fare uno scatto che sembrava fosse lui ad avere 20 anni e il suo marcatore ad averne 36. Poi, dovrei fare i nomi di tutti, quanti sono giocatori straordinari e sono orgoglioso di allenare questi uomini, perché sono innanzitutto uomini, che hanno dato così tanto alla società e ai tifosi».

DOMENICA L’ULTIMA IN GIALLOROSSO PER FRANCESCO TOTTI

«C’è da ringraziare Totti per quello che ha fatto vedere fino a questo momento, non so che cosa farà nel futuro. E’ un momento particolare per lui e per tutto il popolo della Roma, sono stati venti anni indimenticabili. Totti è e rimarrà un pezzo importante della storia giallorossa: gli faccio un grande in bocca al lupo!»

Più Allegri di così: dieci motivi per cui dovrebbe rimanere

Ogni grande successo ha il suo condottiero, ogni libro il suo scrittore, e Max Allegri in questi tre anni di storia ne ha scritta, per se stesso e per la Juventus. Si presentò dicendo “ voglio aiutare questa società a continuare a vincere”, mentre nel cuore e nella testa dei tifosi riecheggiava il nome di Antonio Conte. Ora è stimato da tutti, e corteggiato da mezza Europa.
Perche dovrebbe restare? Ecco a voi dieci buon motivi.
1) Allegri non è Conte: Al di là dell’aspetto meramente caratteriale, il tecnico livornese si discosta molto dal predecessore salentino. La sua tranquillità che si trasforma in rabbia e cattiveria agonistica quando è in panchina ha una fisionomia differente a quella dell’ex C.T. Non aizza mai partite e folla, e soprattutto, non “svuota” mentalmente e fisicamente i suoi calciatori, permettendo risultati nel lungo periodo, nel suo triennio infatti la Juve ha sempre toccato il tetto delle 50 partite, gestendo quello stress nel doppio impegno che a Conte talvolta è sfuggito di mano.

2)La valorizzazione dei nuovi acquisti: Nel suo triennio bianconero, la Juve ha operato bene e in modo oculato sul mercato, come dicono “gli esperti”,non ha sbagliato un colpo. E’ evidente che la valorizzazione degli acquisti è dovuta al tecnico livornese. Basti pensare alla maturazione di Morata, passando per l’utilizzo di Dybala, che spesso si sedeva in panchina all’inizio della scorsa stagione. La metamorfosi di Mandzukic, il salto di qualità di Pjanic, e l’epopea non può non chiudersi con Gonzalo Higuain, diventato tutt’altro calciatore rispetto all’esperienza napoletana.

3)La gestione della rosa: Per Max Allegri non esistono titolarissimi e riserve buone solo a scaldare la panchina. Ci sono i titolari, ma nessuno è indispensabile, anzi cerca sempre di portare i giocatori allo stesso livello, se non qualitativo per ovvie ragione, quantomeno tattico e mentale. Non esiste una rosa di tredici calciatori, tutti gli effettivi sono utili, ed hanno un minutaggio soddisfacente. Non a caso negli ultimi mesi ha sempre cambiato uomini, ma non risultati.

4)La “halma”Allegriana: “Halma! Halma! Halma!”. Questa parola è diventata il mantra dell’allenatore bianconero. Un mantra che spesso ha fatto anche innervosire i milioni di tifosi juventini, che non aspettavano altro che stropicciarsi gli occhi per le giocate dei propri campioni. Ma Allegri è, negli anni, sempre stato chiaro :”Ci vuole calma, dobbiamo arrivare a Marzo pronti ed in corsa per tutte le competizioni”. Così è sempre stato, la Juve non è mai venuta meno nei momenti clou della stagione. La sua “halma” non è solo una parola, ma un vero e proprio modo di essere, traslato nello spogliatoio e in campo ai suoi calciatori.

5)Versatilità: Tre partite, una per anno, possono sintetizzare la versatilità di questo allenatore, capace di cambiare modulo e stagione in un solo attimo. Juventus vs Olympiakos: trasforma la Juve per esorcizzare i fantasmi in chiave europea. Difesa a quattro e finale di Champions. Bayern vs Juventus: il percorso europeo dello scorso anno ha dato la forza per quello di quest’anno, con il 3-4-3 all’Allianz Arena, che non è certo stato un modulo consueto, ma ha dato consapevolezza europea. Quest’anno, Juventus vs Lazio: 4-2-3-1, non credo servano altre parole.

6)Il sergente di “vibranio”: Avete presente Capitan America, bene. Il suo scudo è fatto di vibranio, un materiale più leggero del ferro e dell’acciaio, ma ancor più resistente. Ecco, Allegri è “leggero”, pacato, sempre rispettoso verso tutti. Ma furente, lancia cappotti ed urla come un dannato fino al novantesimo anche a risultato acquisito, come il match con il Palermo. Scrivo Palermo, penso a Bonucci. Leader imprescindibile, Leo sbaglia e paga, anche se c’è un ottavo di Champions. Per avere in mano un gruppo e uno spogliatoio come quello della Juve, non per forza bisogna essere accentratori come Conte o “sergenti di ferro” come Capello, ma può bastare l’aplomb (mascherato) di Max.

7)Non provincialismo: Allegri bada sempre al suo orto, non alle questioni extra-Juventus. Parlare di budget, infortuni, squalifiche e quant’altro, non fa parte del suo stile e di quello bianconero. Pensiamo alla parola “arbitro”, abolita dal suo vocabolario, perché una mentalità vincente si crea prima di tutto così. Quindi chapeau a te mister, non esistono alibi per una squadra vincente.

8)Rapporti con la stampa: Passateci il termine, Allegri non ha mai “svalvolato” in conferenza stampa. Certo si è fatto sentire, ha difeso la sua Juve e i suoi ragazzi, in quei periodi che gli antagonisti volevano far passare come crisi. E lo ha fatto con forza e personalità, senza venir meno al suo modo di essere. In più mai uno screzio eccessivo con un giornalista, mai una parola fuori posto, le sue conferenze sono spesso anche molto goliardiche, scherza e gioca, non scadendo mai nel banale, in pieno stile toscano.

9)Gestione della pressione: Che si chiami Barcellona o no, per il mister le partite hanno tutte la stessa importanza e vanno preparate tutte allo stesso modo. Maniacale la cura del dettaglio, tanta la fiducia che infonde nei suoi uomini. Divertito quando deve preparare un match di cartello, sul pezzo in quelle partite che sulla carta sembrano di tono inferiore. Un passo dopo l’altro, partita dopo partita, punto dopo punto, Allegri ha costruito il suo castello, gestendo la pressione in modo esemplare. Anche quando, in quelle giornate di flessione, il dito veniva sempre puntato contro di lui.

10) Vince: Tre campionati, tre Coppe Italia, due finali di Champions in tre anni, sa come si vince. E’ un vincente. Il ciclo Juve non è alla fine, né logorato, ma ancora con il fuoco vivo. Perche cambiare?

Francesco Falzarano