Da un lato della barricata lo chiamano derby d’Italia, dall’altro la prendono con la serietà con cui si va a teatro a vedere l’operetta. Da un lato era l’occasione, l’ennesima, per vendicare non si sa bene che cosa, dall’altro l’importante era non farsi male e non stancarsi troppo.
È finita come quasi sempre: Juventus 3, Inter 0; o anche Juventus in 11, Inter in 10 uomini. Messe da parte le inevitabili proteste arbitrali di chi ne fa una ragion di vita anche quando dovrebbe ringraziare la divina provvidenza, la notizia di questa semifinale d’andata di Coppa Italia è la rinascita di un giocatore importantissimo per la Juventus: Alvaro Morata. Che a ben vedere non è mai stato in discussione sul piano tecnico, ma era entrato in quella fase involutiva in cui devi segnare per forza e, quindi, finisci spesso per fare le scelte sbagliate. Ora lo spagnolo potrà finalmente giocare con serenità.
Da un punto di vista tattico, la più grande dote della Longobarda, pardon l’Inter, è di fare così tanta confusione che alla fine anche gli avversari finiscono per raccapezzarci poco. La Juventus nel primo tempo si è lasciata allungare più del solito, perché gli incomprensibili movimenti delle punte neroazzurre rendevano un po’ complicate le marcature preventive, che in genere sono uno dei punti di forza nella squadra di Allegri. Nella ripresa, i bianconeri hanno deciso di fare la cosa migliore in questo tipo di situazioni: rallentare il ritmo, consolidare il possesso, non farsi prendere dall’altrui frenesia. E imporre il proprio gioco. Dopo l’intervallo, insomma, la Juve è andata in scioltezza, gestendo senza affanni e sfruttando i frequenti buchi dell’Inter.
Sul piano individuale, al di là della doppietta di Morata, di un Marchisio che gioca con una maturità spaventosa, di un Asamoah che entra sempre di più in condizione, non si può non menzionare Cuadrado, un giocatore anarchico, a volte poco lineare, ma così veloce e così bravo nel dribbling da riuscire sovente a fare la differenza. Anche stavolta, un rigore e un’espulsione procurate. Proprio il colombiano è stato protagonista dell’aspetto più divertente e allo stesso tempo più irritante della partita: con l’impiego di Asamoah come mezzo sinistro, Pogba si è spostato a destra. E quando il francese e Cuadrado si sono annusati, quando hanno capito che finalmente il professor Allegri aveva messo i due discoli nell’ultimo banco, non ci hanno sentito più: giocate da urlo, combinazioni meravigliose, ma anche cazzate a gogò, giocate ad alto quoziente di stupidità. Pogba e Cuadrado, in una partita seria, metterli accanto è un azzardo. Ma quando giochi contro avversari così modesti, quattro piedi meravigliosi che dialogano a pochi metri di distanza inaugurano un nuovo filone calcistico: gli Juventus Globetrotters.