Il piano D. D come Dybala. Come col Milan, nel momento in cui la partita è bloccata e serve una giocata, un colpo, ci pensa il giovane talento della Juventus. Quanta sofferenza… Preferiremmo tutti gare come quella con l’Udinese, ma quella purtroppo rappresenta più l’eccezione che la norma. La sfida con la Roma è stata un classico big match italiano, quegli incontri in cui l’organizzazione tattica e gli eccessivi tatticismi salgono in cattedra e diventano protagonisti. Spalletti non poteva cambiare la propria squadra in appena due settimane, ma da allenatore pragmatico e cinico è ripartito dalle fondamenta: difesa, controllo degli spazi, baricentro basso, possesso palla conservativo, nella speranza di pungere in contropiede o su qualche palla inattiva.
La Juventus sembrava poter disporre dell’avversaria a proprio piacimento. I primi quindici minuti hanno rappresentato il momento migliore per i bianconeri e mi hanno illuso facendomi ritenere che sarebbe andato come prevedibile: ritmo, pressing, giocate tra linee, palla mossa velocemente, Roma in difficoltà netta. Poi Spalletti ha tolto libertà di costruzione a Marchisio, gli uomini di Allegri, come di consueto, hanno preferito rallentare senza riuscire però ad aumentare più il volume di gioco prodotto. L’atteggiamento giallorosso ha messo in risalto problematiche classiche della Juventus contro formazioni chiuse e ben disposte in campo: manovra perimetrale, poco movimento senza palla con conseguente difficoltà nella creazione degli spazi.
Probabilmente Allegri è stato fin troppo conservativo. La partita con la Roma credo abbia evidenziato l’esigenza di avere un piano B per variare tatticamente lo scacchiere, una mossa in grado di scardinare lo scenario. La memoria va a una lezione di Conte ai danni di Ranieri nell’anno del primo scudetto, quando la consistenza di due moduli rappresentava un punto di forza, e non un limite, che si affiancava alla possibilità di scombussolare le carte con qualche cambio. Ha poi avuto ragione Allegri, perché alla fine la giocata è arrivata. Arriva quasi sempre. Ed è giunta nel momento in cui la Roma si è allungata un po’ a centrocampo, Pogba si è destato dal torpore e Dybala ha fatto quello cui ci siamo abituati. Un po’ lo stesso che capita con Marchisio, autore di una partita monumentale.
Non vorrei parlare di Banti, ma mi è parso generalmente inadeguato e con una personalità (si veda come è stato trattato da Pjanic) non consona a dirigere incontri tradizionalmente tirati.
Così anche questa è andata. E’ stata dura, sofferta. Si è tremato, tutti, nel momento della punizione di Pjanic. Ora il calendario è un po’ in discesa, ma non si può vincere per sempre e si dovrà essere bravi a non disperarsi quando non arriveranno i tre punti. L’importante è ottenere da qui a fine stagione quei punti in grado di portarci a 85: è una cronometro, come dice Allegri. E migliorare, ma questo vale sempre.