A Crotone, la Juve, non può permettersi altro se non la vittoria. L’occasione di tornare a più sette sulla Roma è troppo ghiotta e i bianconeri non la sciupano, pur non giocando il loro calcio migliore. A firmare il successo sono Mandzukic e Higuain, in una ripresa in cui la squadra di Allegri, decidendo di spingere sull’acceleratore, non ci mette molto a chiudere la gara.
Come annunciato alla vigilia, il tecnico cambia qualche uomo, non il modulo. Così riecco Dani Alves e Rugani, Asamoah e Rincon, oltre a Pjaca, alla prima da titolare. Il copione prevede una gara a senso unico e viene rispettato, ma il Crotone gioca con notevole attenzione, si chiude bene e ai bianconeri serve pazienza per stanare i calabresi. Higuain e Dybala ci provano dal limite: uno non centra lo specchio, all’atro risponde Cordaz. I due argentini combinano alla mezz’ora e il Pipita, pressato, non trova la porta. Poco dopo, invece, indirizza bene il destro sull’assist di Dani Alves, ma Cordaz blocca.
Il primo tempo non si può definire spumeggiante e l’occasione più ghiotta per i bianconeri arriva solo allo scadere: dopo la conclusione di Pjaca, respinta, quella di Dybala sembra decisiva, ma sulla linea c’è Ferrari pronto a ribattere.
La gara è comunque un monologo che continua nella ripresa, in cui si vede una Juve ancora più aggressiva. Le difficoltà nascono dal dover giocare in trenta metri, perché il Crotone non si muove dalla propria tre quarto campo, ma a forza di insistere i bianconeri passano: al 15′ Asamoah interviene di testa sul traversone di Dani Alevs, piazza il pallone nell’angolino e trova la respinta di Cordaz, ma sul pallone arriva Mandzukic che infila sotto il corpo del portiere il gol del meritato vantaggio.
L’ingresso di Pjanic al posto di Khedira, dieci minuti dopo il gol, toglie fisicità, ma regala geometrie più precise ed è dal suo piede che si nasce l’azione del raddoppio: il bosniaco apre sulla sinistra per Asamoah, quindi ecco il tocco per Rincon e la verticalizzazione per Higuain, che controlla in area, evita l’uscita di Cordaz e piazza in rete il 2-0.
La terza rete non arriva per un soffio: al 40′, Barzagli, in campo al posto di Dani Alves, pesca Pjanic in area, la cui girata quasi smonta la traversa, e un minuto dopo Higuian spara alto da buona posizione. Ci si può comunque accontentare dei due gol, di una supremazia mai in discussione e soprattuto dei tre punti che riportano Roma e Napoli a sette e nove lunghezze di distacco. Un piccolo, ma prezioso capitale.
CROTONE-JUVENTUS 0-2
RETI: Mandzukic 15′ st, Higuain 29′ st
CROTONE
Cordaz; Rosi, Ceccherini, Ferrari, Mesbah; Sampirisi (25′ st Acosty), Capezzi, Barberis, Stoian; Tonev (33′ st Trotta), Falcinelli
A disposizione: Festa, Viscovo, Claiton, Cuomo, Nalini, Martella, Dussenne, Simy, Sulijc, Kotnik
Allenatore: Nicola
JUVENTUS
Buffon; Dani Alves (33′ st Barzagli), Bonucci, Rugani, Asamoah; Rincon, Khedira (24′ st Pjanic); Pjaca (44′ st Sturaro), Dybala, Mandzukic; Higuain
A disposizione: Neto, Audero, Lichtsteiner, Benatia, Alex Sandro, Mattiello, Cuadrado
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Valeri
ASSISITENTI: Giallatini, Ranghetti
QUARTO UFFICIALE: Carbone
ARBITRI D’AREA: Guida, Di Bello
AMMONITI: 20′ st Bonucci
A CALDISSIMO / Crotone-Juve 0-2: Mandzukic più Higuain, e passa la paura!
Partita semplice, sgambata settimanale, gita in Calabria: tutto vero, sulla carta, poi però si deve andare in campo ed i punti vanno conquistati senza distrazioni, senza rischiare passi falsi. Per un tempo qualche spettro è passato davanti agli occhi di Dybala e compagni, nella ripresa tutto è tornato naturalmente al proprio posto grazie alle reti di Mandzukic ed Higuain.
E’ ancora 4-2-3-1, ormai schema fisso per mister Allegri, anche se comunque cambiano tanti interpreti: confermato Buffon fra i pali, cambiano gli esterni con Dani Alves al rientro dal 1′ – ed evidentemente in ritardo di condizione – ed Asamoah dall’altro lato, Rugani e Bonucci in mezzo, Rincon con Khedira per dar fiato a Pjanic, davanti tutto confermato con l’unica eccezione rappresentata da Pjaca per Cuadrado.
Primo tempo poco entusiasmante, giusto per usare un eufemismo, con il Crotone attentissimo a giocare a ridosso della propria area di rigore, e bianconeri lenti nel girare palla, il tutto condito da tanti errori tecnici soprattutto a destra con Dani Alves e Pjaca fuori giri. Cambia qualcosa con lo spostamento di Pjaca sull’altra fascia, ma sono pochi i brividi corsi da Cordaz sino al 45′, minuto nel quale la Juve sfiora il vantaggio con lo stesso Pjaca e poi con Dybala, ma al riposo si va a porte inviolate.
Nella ripresa gli uomini di Allegri si ripresentano decisamente più concentrati e decisi a portare a casa la posta in palio, così allo scoccare dell’ora di gioco si rompe l’equilibrio: Dani Alves mette finalmente un cross buono in mezzo, Asamoah taglia e sorprende tutti, il portiere calabrese respinge male, ci pensa Mandzukic a mettere tutti d’accordo con la vincente deviazione ravvicinata. Non c’è la reazione della squadra di Nicola, Allegri rispolvera Pjanic dalla panchina, e proprio il bosniaco fa partire l’azione dello 0-2: tocco dentro per Rincon, verticalizzazione per Higuain che si libera bene in area prima di depositare facilmente in gol. L’ultimo quarto d’ora è pura accademia, solo la traversa respinge la conclusione di Pjanic, unica emozione prima del fischio finale.
Missione compiuta, dunque, seppur senza strafare, ma l’obiettivo era uno solo ed è stato in fin dei conti brillantemente centrato: Roma e Napoli rispediti ad una certa distanza, adesso serve mantenere questa continuità per continuare a percorrere la strada che potrebbe portare ancora una volta al tricolore, il sesto consecutivo come nessuno mai nella storia del calcio italiano.
Recupero 18a Serie A: Crotone-Juventus 0-2
di Andrea Lapegna
La partita di Crotone è stata meno semplice del previsto. Il merito va all’organizzazione degli uomini di Nicola, che hanno però dovuto abdicare alla superiorità della Juventus.
Il grande, innegabile merito della partita con il Crotone è aver rimesso la classifica in prospettiva. La vittoria sui generosi calabresi regala alla Juventus le ritrovate distanze con le inseguitrici e costringerà forse a qualche titolo celebrativo in meno i giornali. Altri punti a favore della trasferta in Calabria sono la grande accoglienza e la festa sugli spalti dello Scida ogni volta che la Juventus scende a Crotone (era già successo in Serie B): se la massima serie italiana non merita di vedere squadre già retrocesse alla fine del girone d’andata, i tifosi pitagorici hanno ben diritto a gustarsi per un po’ il grande palcoscenico.Poiché il recupero della 18a di Serie A cade inevitabilmente in mezzo alla settimana, due sono i filoni per interpretare la formazione di Allegri. Il primo è un minimo di turnover per chi ha giocato di più (Cuadrado, Lichtsteiner, Pjanić, Alex Sandro) in ragione sia del calendario fitto che dell’impegno non proibitivo; il secondo invece è un rafforzamento del modulo attraverso cui i principi di gioco delle ultime uscite hanno trovato solida applicazione.
Il Crotone invece fa compagnia a Pescara e Palermo nel trio di candidate alla retrocessione più mesto che la Serie A ricordi. Ciononostante, la squadra di Nicola ha una solida fase difensiva, e non ha (ancora) preso imbarcate tennistiche in Serie A: il risultato più largo è stato il 4-0 a Roma, episodio isolato. Nicola per l’occasione abbandona il 4-3-3 d’ordinanza e schiera i suoi con l’abito del 4-4-2. Mesbah e soprattutto Rosi garantiscono spinta sulle fasce, Stoian è fatto arretrare sulla linea dei centrocampisti e Falcinelli rimane il punto di riferimento avanzato per tutta la squadra (ma anche per le difese avversarie).
Dai primi minuti di gioco è evidente che il Crotone abbia impostato una partita di grande attenzione. La doppia cerniera davanti alla porta di Cordaz è attenta sia a non lasciare troppo spazio dietro di sé che a non scivolare mai all’indietro concedendo metri di campo alla pressione bianconera. Un’attitudine questa che ha portato in dote alla Juventus il completo controllo del pallone (addirittura 81% nel primo tempo), ma non quello del campo. In buona sostanza, il Crotone ha voluto rimanere molto più attento a uomini e spazi che non all’oggetto del contendere, ovvero la sfera.
Il 4-4-2 dei calabresi
La tattica in realtà ha pagato discreti dividendi nella prima frazione. La strategia dei pitagorici è stata quella di lasciare alla Juventus la costruzione bassa dei difensori, senza portare pressione particolare se non sporadici (e probabilmente controproducenti) tentativi personali sul portatore. Il trigger per una pressione più ragionata era l’inevitabile imbuto che portava la Juventus ad agire sui corridoi laterali: col centro chiuso da una triplice linea Maginot (attacco, interni e centrali) Bonucci e Rugani non avevano scelta se non passare per i terzini. Con l’isolamento del laterale difensivo, Stoian e Sampirisi chiudevano con l’aiuto di puntuali raddoppi il campo – già ristretto dalle linee laterali – agli esterni bianconeri, che erano così costretti a tornare dai propri centrali.
La Juventus si è trovata in questo modo a dover superare le linee del Crotone alzando il pallone. Con colpevole ritardo Bonucci e Rugani hanno cominciato a cercare Higuaín e Mandžukić con palloni alti, non sempre precisi ma certamente telefonati per la difesa avversaria. Le opportunità maggiori per combinare efficacemente nello stretto sono arrivate quando i giocatori di maggior qualità hanno deciso di alzare il ritmo della circolazione.
Al di là di questi lampi, la circolazione della Juventus è perimetrale. Rugani e Bonucci rimangono apertissimi e possono dilatare le distanze tra di loro proprio in virtù dell’assenza di pressione spingendo così i propri terzini in alto, con un effetto domino anche sulle ali. Per dare un’idea del fraseggio basso: Bonucci e Rugani sono stati i due giocatori a tentare più passaggi, ben 156 e 147 rispettivamente, un’enormità. Viene però così a mancare il centro del campo, elemento essenziale nel gioco, la cui assenza si è sentita particolarmente in mancanza di Pjanić. Rincón non è stato quasi mai coinvolto nella costruzione del gioco, e nemmeno Khedira, troppo preoccupato ad alzare la propria posizione per tenere bassa la difesa del Crotone. Il centro del campo rimane vuoto.
In questo momento le combinazioni veloci sugli esterni sono l’unica vera arma per scardinare l’organizzazione del Crotone. I bianconeri offrono un giro palla lento, ma sembrano più interdetti dall’organizzazione della squadra di Nicola che non ignari della soluzione all’enigma. La superiorità tecnica della Juve ha prodotto solo tiri dalla media distanza. Tuttavia, quando queste combinazioni riuscivano, i risultati erano evidenti, ma la Juventus è riuscita solo di rado a creare un contesto teso all’accelerazione dei ritmi e della velocità d’esecuzione.
La squadra di Allegri non ha nemmeno avuto occasione di portare la pressione che aveva contraddistinto gli albori di questo sistema di gioco. La fase di manovra ragionata del Crotone non è praticamente mai esistita, dal momento che – consapevole delle difficoltà in transizione – Nicola ha preferito affidare a sistematici lanci lunghi la risalita del pallone. L’obiettivo era Falcinelli, ma la copertura di Rugani (8 duelli vinti sui 9 ingaggiati) è stata eccellente. Ciononostante, la Juventus non ha rinunciato al proprio pressing. O meglio, si è trattato di un pressing portato in porzioni di campo altissime, perché il Crotone ha da subito rinunciato a costruire: la pressione si sostanzia così nella riconquista del pallone negli istanti immediatamente successivi alla perdita.
Attorno al trentesimo minuto Allegri ha cominciato ad individuare nel sovraccarico delle fasce il grimaldello per aprire la cassaforte del Crotone. Il primo segnale in questo senso, è la rotazione dei tre trequartisti: Dybala si sposta a destra, Pjaca a sinistra e Mandžukić qualche metro dietro ad Higuaín. Questa mossa ha il duplice effetto di spostare contemporaneamente più qualità sugli esterni e al tempo stesso più fisico in area. La strategia sarà portata a compimento con l’inizio della ripresa, quando i terzini cercheranno con insistenza la superiorità numerica sugli out per andare al cross. La Juventus arriva sul fondo con costanza e comincia così l’opera di rifornimento agli attaccanti in area: accanto a Higuaín ci sono adesso anche Mandžukić e Pjaca in pianta stabile, e Dybala che da esterno destro aveva più di una licenza di accentrarsi sia per cercare il dialogo nello stretto che per avventarsi sulle seconde palle.
Il nuovo assetto offensivo
Da una di queste situazioni nasce il gol del vantaggio, con Mesbah che non è riuscito ad impedire il cross di Dani Alves e sul cui prosieguo Mandžukić è riuscito a sbloccare la situazione. Con questo impianto la Juventus riesce a sovraccaricare di uomini un lato del campo, con più possibilità di arrivare sul fondo. A furia di metter dentro palloni, anche dalla trequarti, la difesa del crotone di è dovuta arrendere. La situazione degli esterni opposti (Asamoah e Pjaca) entrambi contemporaneamente in area ha creato a Rosi il dilemma di poterne seguire uno solo.
A questo punto il Crotone ha visto il proprio copione stralciato e non ha trovato nulla di meglio che non provare a riversarsi in avanti, creando inevitabilmente più spazio per la Juventus. Il piano gara di Nicola è però povero in questo senso, e il primo tiro verso la porta di Buffon è registrato al 62° minuto, peraltro inoffensivo. Sbloccata la partita, la Juventus ha potuto fare ciò che più predilige, ossia difendersi attraverso il possesso del pallone, tenendo così gli avversari lontani dalla propria porta.
Le sostituzioni di Allegri sono state poi conservative, del modulo e del sistema di gioco. Nicola invece è tornato al 4-3-3, per provare a ridare alla squadra una connotazione più offensiva, o quantomeno un canovaccio che i suoi sapessero interpretare in quei pochi momenti con la palla tra i piedi. In realtà solo nelle intenzioni, perché i pericoli portati a Buffon sono stati inconsistenti. C’è stato anzi il tempo perché Higuaín trovasse il sedicesimo centro in campionato, su delizioso suggerimento di Rincón che verticalizza un’ottima conduzione collettiva in orizzontale.