ABOUT JUVE ROMA/ Grazie, Paulo

Prima della partita, si ricorda l’Avvocato. Gianni Agnelli per noi pischelletti degli anni ’80 è stato una icona pop. Meglio di Simon Le Bon. Si faceva a gara a citarlo, ci si riempiva i pomeriggi di lui e Platini. Chi preferiva lui, io Platini. Asamoah non avrebbe sfigurato in questo contesto, dico agonistico, gara bloccata. Noi benino nei primi venti minuti, s’è giocato girando bene e in armonia. Mancava però il cambio di passo. Khedira per definizione non gioca mai male. Chi dice che Khedira sia un peso, sbagli o sia di troppo è in malafede. Giocatore troppo intelligente, il tedesco col cognome da premier indiano può esser valutato soltanto manuale di geometria alla mano. Per tutti quanti gli altri, me compreso, il silenzio è d’obbligo. La sospensione del giudizio quando lo vedi arrancare col culone, cosa buona e giusta. Tutta la gara tutta la Roma dietro. La provinciale di Spalletti s’è difesa a uomo, puntando poi sulle spizzate di Dzeko. Evra ha annullato Salah, è stato offensivamente volenteroso e difensivamente un gran figo. Marchisio migliore in campo, Pogba campione di sombreri, difesa sontuosa. L’azione del goal, Pogba con quei suoi assist come citazioni dell’Avvocato, frasette che ti risolvono una serata, Dybala con quei ganci angolo modello Jabbar. Il cambio Licht-Cuadrado non ha cambiato molto. Cuadrado tiene meglio palla a favor di camera ma la squadra s’alza solo a sinistra quando Pogba si mette Evra sul polsino. Dybala va ringraziato più che per il goal (Manzo avrebbe segnato uguale, Morata no) per il modo in cui ha nascosto la sfera ai cannibali giallorossi. Davvero notevole la metamorfosi del piccolo Giusvas a fronte dell’andata. A Roma pulcino Pio, patetico picchiato. Un girone dopo mago per bambini. Quei bambini dei risultati.