Il cambiamento voluto in estate è ancora lontano dall’essere compiuto. I risultati sono in linea con gli obiettivi, ma la Juventus è ancora senza un’identità precisa e definita: è il momento per Sarri di essere Sarri, compiendo scelte precise e avendo il coraggio di forgiare una squadra aggressiva e propositiva.
Il momento migliore per cambiare è farlo prima che la realtà te lo imponga. Con questo mantra la Juventus ha preso una decisione forte scegliendo un nuovo allenatore portatore di nuovi stimoli, idee, filosofie e metodologia. Andrea Agnelli ha avuto coraggio e i risultati finora stanno dando ragione al presidente e alla dirigenza: la Juventus di Sarri è prima in classifica, in semifinale di Coppa Italia e si è qualificata agli ottavi di Champions disputando un girone all’altezza delle aspettative. Eppure, qualcosa ancora non va. Ed è stato lo stesso Sarri a manifestare tutto il suo disappunto per l’atteggiamento della sua squadra dopo la partita col Napoli.
L’allenatore toscano si è lamentato della passività dei suoi, dello scarso dinamismo, dell’assenza di intensità, di reattività e di aggressività. La Juventus che dovrebbe tritare le partite è ferma nelle intenzioni e si manifestano notevoli alti e bassi all’interno della stessa gara. Può essere solamente questione di stimoli?
Se la società ha sentito l’esigenza forte di dare uno scossone ai giocatori evidentemente ha valutato che quella era a loro avviso la soluzione migliore da prendere per infondere nuove motivazioni, rompendo la routine che si crea dopo aver lavorato più anni con una stessa persona e con una metodologia che si ripete settimana dopo settimana, ma dopo sei mesi di lavoro con il nuovo allenatore stiamo assistendo a interviste e conferenze in cui si dichiara che è complicato entrare nella testa dei giocatori, cambiare mentalità, portare nuovi stimoli significa che qualcosa non sta funzionando.
Nonostante i risultati fin qui ottimi, anzi a maggior ragione perché è facile dire che qualcosa non funziona quando si fatica a vincere, penso sia necessario osservare la realtà, quello che il campo suggerisce, per evolvere definitivamente e virare con coraggio dove si vorrebbe arrivare. La Juventus attuale è priva di una identità precisa, è un provarci senza continuità, è una squadra in una costante transizione verso una meta che appare come una chimera. Serve coraggio, è il momento di fare scelte precise, abbandonando i compromessi. Sarri deve essere Sarri, Sarri deve essere l’allenatore che la società ha voluto. Il tridente pesante non è un tridente di Sarri, il trequartista per marcare a uomo il regista avversario è paura, è una scelta conservativa.
Come
deve essere la Juventus? Una squadra che pressa forte, che corre, che
difende correndo in avanti, che si mantiene corta e compatta. Non si può
schierare un tridente con tre pessimi giocatori nella fase di pressing;
non si può scegliere mezzali di corsa perché così possono coprire il
campo in ampiezza e correre per gli altri. La Juventus deve essere
intensa, aggressiva, propositiva. Il pallone deve muoversi velocemente, i
passaggi fatti con la velocità adeguata, i movimenti senza palla decisi
per creare spazio e smarcarsi, l’ampiezza va equilibrata col gioco tra
le linee. Non saremo mai una squadra che sa fare le triangolazioni nel
corto come il Napoli? Ok, ma non possiamo essere una squadra in cui la
maggior parte dei giocatori vuole la palla sui piedi, facile da
affrontare tatticamente perché basta fare densità centrale e poi partire
in contropiede, o costruire bene dal basso per sfruttare le difficoltà
nel primo pressing. Siamo una squadra che tiene il pallone, ma che
manifesta notevoli difficoltà in fase di rifinitura; siamo una Juventus
che palleggia ma è un possesso spesso sterile.
Per questo, è secondo
me arrivato il momento di fare scelte. Tracciare una strada e
intraprenderla. La rosa può essere costruita male, avere poca qualità in
mezzo al campo, difettare di esterni alti, ma di certo non ha un
trequartista. Mi piacerebbe vedere una Juventus schierata col 4-3-3, in
cui Dybala gioca centrale ma si abbassa, interni in grado di palleggiare
nello stretto e attaccare gli spazi, un esterno a destra che sappia
entrare dentro il campo, Cristiano Ronaldo che parte da sinistra e poi
si muove seguendo l’azione; mi piacerebbe vedere una squadra con una
organizzazione efficace e chiara, aggressiva, intensa, che non gestisce e
non aspetta il risultato, una Juventus in grado di attaccare la
profondità e usare l’ampiezza, che difende aggredendo e che non sta a
guardare quello che fanno gli avversari.
Questo è il momento del coraggio e delle scelte forti. Sarri deve essere Sarri. Si pensa troppo e si agisce poco troppo per quelle che sono le potenzialità. Stiamo entrando nel momento decisivo della stagione, quello in cui ci si gioca tutto: senza una identità precisa si faticherà molto a ottenere i traguardi e a reggere le pressioni emotive che arriveranno. La Juventus ha tutto per poter essere una squadra con certezze forti e con una volontà comune: adesso è il momento per evolversi. In estate, poi, sarà compito della società finalmente predisporre una strategia di mercato in funzione delle esigenze della squadra e del gioco che si vuole proporre.