Ha condotto la Juve a completare uno storico Quinquennio di vittorie, con due scudetti consecutivi uno più esaltante dell’altro, conditi da una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e dalla certezza di essere tornata tra le big d’Europa. Ha capitalizzato il patrimonio d’esperienza del gruppo, lanciato i più giovani, ha fatto crescere tecnicamente e tatticamente ogni singolo elemento della rosa. Ha stregato i tifosi, che gli hanno tributato il doveroso omaggio nell’ultima partita, riconoscendolo come il condottiero di una squadra fantastica.
Ora, ha legato il suo nome alla Juventus per altri due anni: Massimiliano Allegri ha infatti posto la firma sul rinnovo del contratto sino al 30 giugno 2018.
Una firma che, conoscendolo, non sarà altro che un nuovo punto di partenza: «Ripartiamo da zero, quello che abbiamo fatto è stato bellissimo ma è il passato: è solo con fame e pazienza che possiamo ripeterci!», fu il tweet, quasi profetico, inviato ad inizio stagione, il 6 agosto. Due giorni prima della conquista del suo terzo trofeo alla Juve in poco più di un anno solare, ovvero la Supercoppa Italiana.
Massimiliano Allegri, insignito della Panchina d’Oro, ha vinto lunedì il suo terzo tricolore, entrando così nella top 10 dei tecnici più scudettati dopo Trapattoni e Capello (7), Lippi (5), Carcano e Felsner (4).
«La serie A non è la finale dei 100 metri ma una maratona: serve pazienza per trovare il ritmo giusto», scrisse il 23 agosto, con la serenità e la calma che contraddistinguono i forti. Due virtù trasmesse a un gruppo di fuoriclasse che, unanime, ne riconosce la leadership. Fatta di umanità, dedizione e conoscenza della materia.
Ripercorrendo in avanti tutti i suoi tweet, da settembre in avanti, si comprende bene la sua idea di calcio:
«Sacrificio, orgoglio e campioni che non sbagliano»; «essenzialità nelle giocate»; «pratici ed intelligenti, i risultati si ottengono con impegno e testa, #unpassoallavolta»; «orgoglio, reazione e maturità nella gestione»; «grintosi, ordinati e concreti»; «solidi dietro, decisi in mezzo e precisi davanti»; «concentrazione»; «pazienza e determinazione»; «volevo incoscienza, i ragazzi hanno messo anche intelligenza e concretezza», «divertirsi in campo, i risultati sono solo una conseguenza»; «essenzialità e ordine» ma soprattutto, il celebre «fare o non fare, non c’è provare». Con le mani sul volante, #finoaltraguardo.
Il tutto condito, come abbiamo scritto nel giorno della matematica conquista del Tricolore, «da soluzioni tattiche geniali: ora [infatti] la Juve non solo sa cambiare modulo durante la partita. Lo sa fare durante la stessa azione, passando dalla difesa a tre a quella a quattro nello spazio di pochi secondi».
Se qualità delle giocate, abilità di pensiero e occupazione degli spazi con intensità sono le premesse tecniche dell’ennesimo capolavoro, quelle umane sono invece radicate nella capacità di stemperare la tensione. O meglio, di tenerla al giusto livello, aiutando i suoi campioni a diventare fuoriclasse, giorno dopo giorno.
Sono questi i principi che la Juventus ha deciso, orgogliosamente, di sposare per altri due anni. Per continuare, insieme al suo mister, quel percorso di crescita di una squadra che non pone limiti alle proprie ambizioni.