La Juve si è arrabbiata, ha ritrovato ad Udine connessioni e voglia di mettere IL punto.
Questi sono grandi giocatori non solo perché hanno un bel piede e una bella testa, ma perché hanno orgoglio, esperienza, lucidità e voglia di ribadire la loro forza. Sono uomini, e gli uomini hanno bisogno di dare esempi, prove di forza mentale (e poi di tutto il resto). Fornire tali prove soprattutto a sé stessi. Per ritrovare la stessa forza mentale e la stessa consapevolezza anche nelle gare successive.
Vale sia per chi ha vinto tutto e viene dall’ennesimo stop (Khedira), sia per chi ha ancora tutto da vincere (Rugani). Quella cattiveria, voglia e consapevolezza nei loro gol dopo l’errore iniziale è profondamente bianco&nero: scrivere nero su bianco la propria forza, cancellare col bianco i periodi neri.
Ogni anno la Juve deve ripartire, ricominciare daccapo, resettare, vincere, rivincere.
Le altre partono sempre con nuovi stimoli, nuove cariche mentali, l’assalto alla Juve, lo Scudetto che non arriva da 30 anni, il riscatto di un popolo, di una città, #HungrierThanEver…
La Juve invece deve scavarsi dentro e trovare la forza di volontà del vincitore perenne. Del Cannibale.
Ritrovarsi a -5, anzi -6 in classifica, beccare gol ancora al primo errore (non è sfortuna, perché gli errori non sono MAI sfortunati ma, appunto, ERRORI), avere rivali che “fanno la gara della vita contro la Juve” (cit. Borja Valero), perché è la squadra più forte, più odiata, perché lo stadio è pieno, perché mezza Italia tifa per te, perché se vinci con la Juve dopo 4 anni ti intervistano ancora e si festeggia ancora (in settimana anniversario del 4-2 Fiorentina-Juve), perché se batti la Juve hai salvato mezza stagione, se segni alla Juve andrai in loop in TV e social e magari la tua carriera svolta.
Ritrovarsi sotto, recuperare, sotto il diluvio, prendere un legno (Higuain, ancora!) e avere quella sensazione (fallace, giusta, non importa) di ingiustizia video-arbitrale, passare da un rigore ad un rosso, da discesa agevole a salita irta. E beccare ancora gol, altro errore su palla ferma.
Quello che è successo dopo il gol di Danilo è l’esibizione di una Juve potenziale.
Non necessariamente è una svolta, non siamo così ingenui da credere al racconto giornalistico di “Qualcosa è cambiato” “E’ nata una Squadra”. Ci sono ancora troppi difetti nei gol presi da rapide transizioni, nei nuovi anche ieri tutti in panchina, nelle connessioni tra interpreti di destra e sinistra, tra prestazioni altalenanti e inversamente proporzionali dei due argentini.
Quella di ieri è una Juve Potente e in Potenza. Quello che può essere. Quella Qualità nella Forza intravista nel derby e poi franata su debolezze difensive, legni, rigori falliti contro Atalanta e Lazio.
Una Juve che si è retta sullo strapotere fisico di Rugani e Khedira in area avversaria, proprio i due che avevano combinato il pasticcio del gol di Perica, dallo strapotere di Chiellini nella nostra metà campo (altro mezzo colpevole dello 0-1), ma soprattutto una rabbia tecnica che si è innestata su un’asse centrale di strepitosa caratura tecnica: Pjanic e Higuain.
I due hanno fatto gravitare su di loro l’intera gara, difendendo, proteggendo, smistando palla con una tale maestria e lucidità da calamitare sempre 2 uomini a testa. I due hanno ribaltato l’inferiorità in superiorità numerica, a tal punto che Cuadrado e Dybala si trovavano spesso 1 vs 1 e Khedira aveva spazi aperti in cui squassare la difesa friuliana.
Sarà un anno complicato, sarà importante che sull’asse Pjanic-Higuain si cementino non solo gli straripanti Khedira o i generosi Matuidi, ma anche Costa, Bernardeschi, magari Howedes.
E poi, tornare ad innestare su una Juve così potente e consapevole il talento quasi sovrannaturale di quel Dybala un po’ smarrito, che solo fino a 20 giorni fa era in grado da solo di sovvertire gare e mondo.
Intanto, grazie di questa prova. Ne avevamo bisogno!
Sandro Scarpa.