Premessa più che mai doverosa: quando si parla di Andrea Barzagli, soprattutto dell’Andrea Barzagli in bianconero, ci si alza in piedi e si applaude, pagando il giusto tributo ad uno dei più grandi difensori che abbiano mai vestito la maglia della Juventus. Una continuità di rendimento spaventosa (pur sforzandomi non riesco a ricordare una sua brutta prestazione tout court) unita ad una classe innata e ad un’interpretazione del ruolo sempre al passo con i tempi, moderna ma allo stesso tempo rispettosa della tradizione della grande scuola difensiva italiana, come si conviene a uno dei suoi ultimi alfieri. L’eroe borghese che forse “non meritavamo ma di cui avevamo bisogno” per risalire dal baratro. Ed è per questo che difficilmente troverete qualcuno che rispetti questo monumento di uno dei cicli più vincenti della storia juventina più del sottoscritto.
Breve ripasso…
Ma è proprio questo grande rispetto (che, anzi, forse costituisce una deminutio di quel che Andrea ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà) che nutro nei suoi confronti che mi fa storcere il naso alla notizia del probabile rinnovo di contratto fino al 2019, facendomi quasi sperare che non sia vera. A maggio le primavere saranno 37 e Father Time ha già cominciato a chiedere il conto in termini di brillantezza e freschezza atletica, ma non è nemmeno questo il punto, così come non lo sarebbe, eventualmente, il ricordo del grande centrale che è stato “sporcato” (mille e una virgolette mai come in questo caso) da gare al di sotto dei suoi notevoli standard prestazionali: prolungare ulteriormente un rapporto che ha esaurito il suo naturale corso temporale significherebbe ritardare ulteriormente un processo di rinnovamento (del reparto arretrato e in generale) che sta faticando a partire già di suo, come dimostrano le recenti difficoltà di quel Daniele Rugani ancora in cerca di autore, nonostante minutaggio e presenze siano costantemente cresciuti nel tempo. Perché l’illusione del “può tranquillamente restare come quinto centrale e/o uomo spogliatoio a fare da chioccia ai nuovi” finirebbe per scontrarsi con una realtà diversa e che racconterebbe di un giocatore difficile da mettere da parte di punto in bianco e, potete scommetterci, invocato da più parti come unico salvatore della patria possibile alle prime difficoltà del Caldara di turno.
Nel corso degli anni sono stati investiti tempo e risorse affinché non ci si trovasse impreparati alla fine della BBC: eppure la difficoltà a tagliare i ponti con il glorioso passato in previsione di un futuro promettente ma incerto (e che continuerà ad essere tale finché ai presunti eredi non verrà data la possibilità concreta di dimostrare il proprio valore), si è manifestata in tutta la sua evidenza con questo voler continuare a tutti i costi un rapporto bellissimo ma che non ha più nulla da dire e da dare a entrambe le parti, accomunate dalla mancata accettazione dell’incedere di Kronos, l’unico attaccante che non può essere mai fermato. Sembra che non si riesca a concepire che andare avanti senza gli eroi dell’ultimo lustro non solo è possibile ma addirittura necessario, che Rugani e Caldara e Romagna (che una possibilità, presto o tardi, la meriterebbe, soprattutto in virtù della recompra che dovrebbe essere stata inserita al momento del suo passaggio al Cagliari) non possono aspettare in eterno il loro momento, che il “dopo Barzagli” (o Buffon o Chiellini) è già qui ed è un qualcosa con cui fare i conti da subito e non più rinviabile.
Tutte le cose belle finiscono, anche quelle che sembravano destinate a non finire mai. Non c’è nulla di male, è nell’ordine naturale delle cose. A fare la differenza è la volontà di andare avanti, rompere con quello che è stato per (ri)costruire quello che sarà: che potrebbe essere peggiore, certo, ma anche uguale o migliore. Anche se si parla di Andrea Barzagli. Anche se è stato uno dei migliori di sempre. Anche se gli abbiamo voluto (e gliene vogliamo e gliene vorremmo sempre) bene. Ma se non si prova non lo si saprà mai. Ed è per questo che dovremmo sperare che questo rinnovo, che non gioverebbe a nessuno, non si concretizzi.
Claudio Pellecchia