La classe del Pipita scardina le contromisure rossoblu
La pratica Cagliari è stata archiviata senza troppi patemi, proprio come voleva il mister. Sono arrivati 3 punti piuttosto importanti, anche alla luce dei prossimi agevoli impegni dei bianconeri, che avranno pure l’occasione di allungare nei confronti delle concorrenti visto che tra poco ci sarà Roma-Napoli. Contro un Cagliari che ha già da diverse settimane virtualmente terminato la propria stagione, la gara è durata praticamente 50′. Nonostante possa apparire eccessivo eccedere coi sofismi, la gara ha comunque lasciato diversi spunti di riflessione, con non tutto che ha funzionato al meglio.
In particolare, nella prima frazione la Juventus ha davvero faticato nel creare occasioni da rete e nell’aggirare la (compatta) formazione sarda. Da quando i bianconeri giocano col 4-2-3-1, quella del Sant’Elia è stata forse l’apparizione più opaca. Visto che a breve, col ritorno delle Coppe, inizierà la fase clou della stagione, è un dovere interrogarsi su ciò che si può migliorare.
STERILITA’ SUGLI ESTERNI
Fin dall’esordio contro la Lazio, il 4-2-3-1 si è fatto notare per l’elevato quantitativo di occasioni create sulle fasce. Sia a destra, sia a sinistra. Ala e terzino si muovevano coi tempi giusti, e grazie ad un’elevata naturalezza ed interscambiabilità nelle sovrapposizioni si riuscivano a produrre numerose soluzioni di parità o superiorità numerica. Inoltre, quando il baricentro era più basso, la catene laterali consentivano una rapida risalita del campo.
Piano piano, gli allenatori stanno prendendo però le contromisure contro il nuovo schieramento tattico bianconero. Pioli è stato il primo in questo, schierando un centrale difensivo largo a destra su Mandzukic. Di recente, Rastelli ha deciso di abbandonare lo sciagurato 4-3-1-2 a favore di un più lungimirante 4-4-2. Tale disposizione ieri ha sensibilmente limitato i bianconeri, bloccando di fatto i punti forti della Juventus. Va ricordato che lo stessoAllegri, in diverse gare cruciali, l’anno scorso decise spesso di varare un 4-4-2 volto a impedire le situazioni di superiorità numerica sulle corsie esterne (vengono in mente le gare contro Napoli e Bayern Monaco).
Grazie a un baricentro molto basso e a linee piuttosto compatto, i laterali juventini hanno avuto molte meno occasioni per mettersi in mostra. Cuadrado e Lichtsteiner spesso hanno agito in posizioni molto più arretrate rispetto ai propri standard, con costanti raddoppi che bloccavano loro eventuali soluzioni. Nel corso della gara, la Juve ha insistito soprattutto su di loro: il 45% degli attacchi è infatti provenuto a destra, e gli scambi tra colombiano e svizzero (44!) sono stati per distacco la combinazione più frequente del match.
Non a caso, rispetto al passato, Cuadrado ha spesso agito in posizioni sensibilmente più interne rispetto ai propri standard: un po’ per mancanza di alternative, un po’ per creare lo spazio per Lichtsteiner.
Ha anche dovuto correre orizzontalmente in diverse circostanze, un qualcosa più unico che raro per le caratteristiche del colombiano. Insomma, non la migliore partita sulle fasce nel primo tempo (nella ripresa la situazione è logicamente migliorata), e il basso quantitativo di cross totali effettuati (appena 11) nonostante la mezzora di superiorità numerica fa capire come gli avversari si preparino ad hoc sul 4-2-3-1. Vedremo quali saranno i possibili aggiustamenti di Allegri al riguardo.
MANDZUKIC ALA: FATTIBILE NEL LUNGO PERIODO?
Una delle principali sorprese (e prerogative?) del 4-2-3-1 è stata certamente la posizione di Mandzukic. Il croato si è rivelato cruciale in diverse gare, coi suoi movimenti ha liberato campo e spazio per il terzino sinistro: i gol col Milan sono provenuti proprio grazie a lui, e pure a Reggio Emilia ha fatto la differenza. Tuttavia, quando non si riesce a sbloccare subito la gara e gli avversari sono tanto bassi quanto coperti, alcuni (fisiologici) limiti vengono a galla. Rispetto alle prime gare, le Heat Map evidenziano posizioni molto più intermedie, con Mandzukic che ha dovuto toccare palloni in zone e contesti (ossia, con avversario schierato) non propriamente ottimali per uno come lui, perdendo più volte il possesso.
Non a caso, la Juventus ha attaccato ben poco sulla sinistra. Praticamente mai nella prima frazione. Quando si deve giocare palla a terra e non si può contare sul lancio lungo, Mandzukic certamente fa perdere alla squadra qualità.
Se l’intenzione è quella di puntare con serietà su Pjaca, forse il momento è propizio, col giovane croato che può portare quell’estro, esplosività e fantasia in più nella trequarti rivale.
SFRUTTAMENTO DELLE VIE CENTRALI
Come già detto, sugli esterni si son trovati pochi sbocchi nel primo tempo. Il gol che ha messo in discesa la gara è quindi arrivato grazie a una perfetta verticalizzazione di Marchisio, col principino che ha approfittato nel migliore dei modi dell’errata distanza tra Capuano e Murru. La classe di Higuain ha poi fatto il resto.
Nonostante il decisivo assist, non si può certo dire che l’esordio di Marchisio nella mediana a 2 sia stato ottimale. Spesso schermato da Borriello e Sau, non è riuscito a rivelarsi la consueta sicurezza per la squadra. Una delle sue principali caratteristiche è quella di aiutare i compagni – soprattutto del reparto arretrato – andando a cercare la palla. Ciò però è avvenuto raramente, anzi era Khedira che si abbassava e allargava il gioco confidando in qualche break di Cuadrado per risalire il campo.
Inoltre, Marchisio è spesso parso troppo macchinoso palla al piede, rallentando i tempi e non girando il gioco con la necessaria velocità.
La caratteristica principale dei centrocampisti (Pjanic-Khedira) di questo modulo è la capacità di giocare a due tocchi, di far rendere più fluida la manovra e sfruttare i vari ribaltamenti di fronte sugli esterni. Il bosniaco, quando entrato, ha in effetti reso più efficiente il giro palla, con quei cambi di campo e quella visione di gioco che oggi lo rendono insostituibile per l’economia della squadra.
Lo schieramento disposto da Rastelli, come si è già visto, ha certamente messo in difficoltà la manovra juventina. Sia sugli esterni, sia al centro (gol a parte). Un po’ perché circondato da gambe avversarie, un po’ perché non in giornata, Dybala (il nostro uomo di raccordo per eccellenza) ha inciso al di sotto dei suoi standard. Con le citate difficoltà sugli esterni, in mezzo al campo si è avvertita la mancanza di fantasia e spiccate doti in fasi di regia. Finché le condizioni di Marchisio non miglioreranno, viene difficile pensare oggi di lasciare fuori Pjanic-Khedira, coppia in grado di garantire un rendimento vitale per il 4-2-3-1. Da elemento imprescindibile del centrocampo a 3, oggi il numero 8 necessita sia di riprendere forma, sia di adattarsi a un contesto differente.
Insomma, la Juventus continua a vincere, non subisce gol e con questo nuovo modulo la stragrande maggioranza degli interpreti sembra (finalmente!) a proprio agio. Tuttavia, essendo ormai prossimi alla fase cruciale della stagione, Allegri avrà da ragionare su qualche piccolo scompenso che sta iniziando a sorgere, scegliendo di conseguenza quali uomini possano garantire il rendimento più completo ed efficiente.
88 di questi Zaza
Può un gol essere talmente decisivo, identificativo e determinante nell’ arco di una stagione, di un campionato, dell’ epopea di una squadra ?
Fino all’ anno scorso, fino al 13 febbraio 2016 per la precisione, avrei detto di no; ne avevo viste tante, troppe per dare ad una sola palla entrata in rete un peso specifico così importante, ed invece quella sfera che alle 22.32 parte dal piede di Simone Zaza, sfiora leggermente Albiol e chiude la sua parabola arcobaleno alle spalle di un tizio vestito da Minion ha la stessa massa della sfera celeste retta da Atlante: vale un mondo, anzi, un Universo.
Quell’ universo in cui deve essere necessariamente ristabilito l’ ordine naturale delle cose, sovvertito da un inizio di campionato in cui la Juve lascia fare gli altri in attesa di cominciare quella rimonta per la quale quel titolo verrà ricordato non solo come il più avvincente, ma anche quello che spegne qualsiasi velleità dei sudditi di far abdicare la Regina.
Ce ne accorgiamo subito tutti, inutile mentire, anche se è soltanto il 13 febbraio, TUTTI sappiamo che quello che sta entrando sotto la Nord in quel momento, al minuto 88 di un sabato sanremese è il gol scudetto, la pietra che chiude la cripta del campionato, solo che laddove già ci prefiguravano morti vengono seppellite le residue speranze di mezza italia di scendere in piazza a festeggiare la NON-vittoria della Juve.
Nonostante andassero millantando scaramanzia,la loro spavalderia fu quello che più ci caricò in quel momento; spavalderia fatta da dichiarazioni dei tesserati allorquando si navigava in bruttissime acque
dei tifosi vip accampati in quel di Sanremo dove in contemporanea si trasmetteva il Festival
E dei tifosi di circostanza che non potendo vivere di luce propria, cercavano almeno un lume di candela da cui prendere visibilità mentre affossavano squadre poco lontano dall’ Italia.
E’ proprio in quel momento che si conclude il sogno del Napoli ed inizia l’ incubo: l’ incubo di una Juventus che straccia tutti i record, tutti i numeri, rende “statisticamente insopportabile” il campionato anche a chi non vedeva l’ utilità di 14 vittorie consecutive
Forse il gol di Zaza era quello che ci voleva per far tornare il senno e la vista agli addetti ai lavori, o fargliela perdere definitivamente
Magari insieme alla spavalderia e alla parola di chi ne ha avuta sempre una in più e mai sensata, intestardendosi e vomitando bile fino alla stagione successiva, ammainando la bandiera della professionalità per alzare quella dell’ orgoglio neuroborbonico.
E purtroppo tra chi era andato a Capodichino a salutare la squadra e chi invece aspettava Maradona per la festa scudetto la delusione è stata tanta, perché “UN’ ALTRO” pezzo di storia lo abbiamo scritto noi
come sempre e come logico che sia, perché la Storia la scrive chi vince.
Gli altri, volendo, possono limitarsi a leggerla.
Buon Anniversario, e 88 di questi giorni !!!
P.S. : Grazie Simone, ovunque tu sia.