Attaccare frontalmente quando l’ampiezza è bloccata
Dopo aver svezzato il 4231 contro avversari con atteggiamenti tattici simili, l’ambiente Juve giunge alla sfida contro l’Inter curioso di testare la nuova disposizione in un incontro che storicamente mette in campo più contenuti emotivi ed umorali che non fini strategie e contromosse, quindi di studiarne la fruibilità in una situazione inedita.
La gara di domenica non ha lesinato i momenti di patos agonistico, ma è stata sorprendentemente (?) ricca di spunti e conferme, nonché ottimo banco di prova per far emergere in maniera costruttiva qualche imperfezione strutturale ancora da limare.
Pioli prova ad arginare l’efficacia delle nostre catene laterali mettendo in campo un inedito 3421 leggermente asimmetrico verso destra, che vede Pitbull Medel al centro della difesa, con Murillo e Candreva deputati rispettivamente al contenimento di Mandzukic ed Alex Sandro, Miranda a tentare di tenere a bada Higuain, D’Ambrosio e Perisic contro Cuadrado e Lichtsteiner. A Joao Mario, impiegato di fianco al croato alle spalle di Icardi, non viene chiesto di ripiegare assiduamente sul laterale di competenza, ma di schermare il più possibile la ricezione di palla dei nostri due mediani dalla difesa (principalmente Pjanic), e di rimanere alto per fornire un riferimento offensivo costante tra le linee per le transizioni nerazzurre. Le doti tecnico-tattiche del portoghese sono state inizialmente motivo di preoccupazione per la nostra difesa, che si è trovata in qualche occasione in difficoltà sulle scalate verso l’esterno ed il mantenimento delle distanze orizzontali.
In fase di non possesso lo schieramento dell’Inter è abbastanza ibrido: lo scaglionamento oscilla infatti da una sorta di 5311 ad un 4411. L’impressione è che l’obiettivo principale dell’allenatore parmense fosse quello di arginare la Juventus con una fase difensiva basata su una zona mista e su un intenso pressing alto. Il nuovo schieramento nerazzurro sembra orientato, mediante una frequente disposizione su 4 linee una volta riconquistato il possesso, a facilitare la risalita del campo ed arrivare più agevolmente ad Icardi.
Nel primo tempo la Juve patisce questo nuovo tipo di sfida, ma la accetta, tentando di sfruttare il rovescio della medaglia dell’atteggiamento avversario: la profondità di campo alle spalle della difesa e le spaziature a tratti approssimative tra i reparti.
Nella prima occasione della gara, viene sfruttata una risalita difficoltosa dell’Inter ribaltandola velocemente, in maniera europea: l’ottima transizione negativa a 4-4-2 consente a Chiellini di appoggiarsi rapidamente a Khedira, il quale sfrutta la qualità il ripiegamento di Higuain che è talmente rapido ad allargare il gioco da sorprendere D’Ambrosio. Il terzino scivola, concedendo millisecondi letali a Cuadrado che consolida il possesso. Licht in surplus è bravo ad attaccare la linea di fondo. Poi la magia: Mandzukic perde lo scontro aereo con Murillo ma la seconda palla giunge a Dybala che sfiora il collasso dello Stadium.
La densità sulle catene laterali costringe spesso a ricominciare la manovra; a causa della buona copertura nerazzurra dell’ampiezza nemmeno il brevettato lancio diagonale di Bonucci trova efficacia. Tale soluzione verrà di conseguenza impiegata poco (solo 4 volte).
Urge dunque puntare sulle uscite palla a terra, sfruttando bene anche i corridoi centrali. Vedremo spesso i trequartisti ricevere così spalle alla porta. Dybala, forte delle enormi doti tecniche e dell’abitudine a far da raccordo, riesce a disimpegnarsi più che sufficientemente propiziando occasioni come quella sopra. Cuadrado e Mandzukic di contro palesano qualche disagio nella gestione dei tempi e delle scelte di gioco conseguenti alla ricezione in corridoi intermedi.
L’occasione interista più agghiacciante nasce da una beffarda combinazione molto simile a quella utilizzata spesso proprio dalla Juventus nelle scorse partite: rinvio del portiere per l’ala sinistra, sponda e conclusione del terzo attaccante a rimorchio. Qui possiamo notare una leggera disarmonia nei meccanismi della zona a 4. La squadra segue la traiettoria della palla scalando verso il lato forte, Licht arretra mantenendo la linea ma concedendo a Perisic il colpo di testa. Bonucci se ne accorge e tenta di rimediare staccandosi dalla linea, ma così facendo fallisce sia nel contrasto che nella copertura: Icardi attacca lo spazio alle sue spalle e Chiellini si trova preso in mezzo fra l’argentino e Joao Mario. Il portoghese sferra un tiro sorprendentemente preciso che lascia Buffon impietrito.
La maggior parte dei meriti è comunque da ascrivere all’ottima esecuzione degli avversari.
Il rinvio di Buffon verso Mandzukic viene intercettato da Murillo. Si rende dunque necessario raggiungere l’area avversaria mediante una soluzione alternativa. Qui constatiamo l’importanza di Pjanic, che dopo aver scambiato con Dybala e provato ad innescare Cuadrado, una volta riguadagnato il possesso decide di premiare l’attacco alla profondità del Pipita con un lancio che quasi prende alla sprovvista la difesa nerazzurra.
L’asse centrale regista-centravanti, unito alla nuova indole di attacco all’ampiezza, riveste un fattore di imprevedibilità pericoloso per gli avversari. Soluzione da affinare e consolidare.
Il secondo tempo è prevalentemente un tranquillo controllo bianconero: pur non risultando (colpevolmente) decisiva, questa azione è importante per analizzare la preziosa interscambiabilità ed una crescente intesa nella copertura delle zone da parte di centrocampisti ed attaccanti. Mentre la squadra è posizionata sulla sinistra, Pjanic riceve alto da Bonucci e scarica di testa su Khedira. Notando che Cuadrado sta occupando una zona particolarmente centrale a causa dell’area di sviluppo dell’azione, Miralem decide intelligentemente di garantire l’ampiezza sulla fascia destra. Il colombiano trascina D’Ambrosio via dalla zona di competenza, e per il piede divino di Higuain è poi un gioco da ragazzi rifornire il bosniaco, il quale purtroppo calcola male il momento di impatto, rallentando di un attimo di troppo la propria corsa.
Pioli fiuta la fatica dei suoi nel contenere le incursioni dei mediani bianconeri, dunque sostituisce Brozovic con Kondogbia. In questo rapido scambio di transizioni possiamo carpire la ragione per cui Allegri opta per l’inserimento di Marchisio pochi minuti dopo: il francese recupera un bel pallone e da il via ad un break abbastanza pericoloso per gli ospiti, che sfruttano un allungamento della Juve figlio della voglia di raddoppio.
Conscio della preziosa centralità di Pjanic nella manovra bassa e nella verticalità (anch’essa testimoniata nella clip), il livornese opta per assegnare a Claudio il Ruolo Originale di mezz’ala. E’ la fine della partita dell’Inter, e lo spunto per un nuovo dibattito.
Mentre Licht allarga le maglie, Claudio va per tracce interne e fa una cosa che probabilmente Cuadrado non avrebbe fatto: la appoggia chirurgicamente in verticale di esterno al momento giusto verso Dybala. Miranda, probabilmente temendo un tiro da fuori, aggredisce la Joya lasciando pericolosamente libero di ricevere Higuain, che si conferma uno specialista del tiro a incrociare.
Sul finire, Allegri inserisce Dani Alves per Lichtsteiner (pare a causa di una incomprensione sullo stato di salute dello svizzero) e Rugani per Dybala, presumibilmente per guadagnare centimetri sulle palle inattive finali. La disposizione conclusiva è abbastanza improvvisata: Alves sembra prendere il posto di Paulo da esterno alto di destra, mentre Rugani gioca i pochi minuti presidiando il centro destra difensivo a sua copertura. Si arriva comunque al fischio finale senza patemi.
Assume particolare rilevanza la capacità della Juventus di accettare la sfida a tutto campo di un avversario che sembrava aver preso le contromisure più sagge, insistendo con convinzione sui propri mezzi e trovando vie alternative verso la porta. In una gara in cui Pioli ha limitato i danni sulle corsie esterne, i bianconeri sono riusciti a sfruttare l’asse centrale e gli halfspace per creare occasioni interessanti. Il gol di Cuadrado, apoteosi del gesto tecnico individuale, seppur risultato di una palla inattiva viene in maniera quasi karmica proprio da posizione centrale.
Non da sottovalutare la capacità di adattamento ad una situazione inedita: per la prima volta nell’era del 4231 la squadra non parte con due gol di vantaggio nei primi minuti, e conseguente gara in discesa. La verve nerazzurra avrebbe potuto instaurare qualche crepa nelle certezze della squadra e del mister, invece ha fortunatamente solo prodotto una sfida di livello ed un’occasione d’oro per mettersi alla prova, in vista di Oporto.
Dario Pergolizzi.