Si va a Cardiff, signori. L’anticipo per il biglietto era stato già versato, e anche piuttosto corposo, sei giorni fa al Louis II e questa sera è arrivato il saldo. Come a Montecarlo la Juve sfoggia il suo abito migliore, che calza a pennello a gente come Dani Alves, ancora una volta semplicemente devastante quando sente profumo d’Europa, e spazza via ogni velleità di rimonta del Monaco in 40 minuti. Il resto della partita è spettacolo, a tratti addirittura accademia e un lungo conto alla rovescia verso i tre fischi che proiettano i bianconeri in finale di Champions.
KHEDIRA SI FERMA SUBITO
E dire che il Monaco parte forte e Mbappé mette i brividi allo Stadium, superando Buffon e centrando in pieno il palo, in un’azione comunque fermata per offside dello stesso attaccante francese. Poi ci prova Falcao, con una sventola da fuori area alta di poco. Oltretutto dopo appena dieci minuti Allegri deve già operare il primo cambio, perché Khedira lamenta un fastidio alla coscia sinistra e deve lasciare il posto a Marchisio. Intanto però la Juve prende le misure agli avversari che iniziano a fare fatica a liberarsi e a farsi vedere in avanti.
CRESCE LA JUVE
I bianconeri invece cominciano a dare l’impressione di poter essere pericolosi in contropiede, anche se per qualche minuto ancora la manovra fatica ad essere fluida e spesso si trova la soluzione più semplice nelle sponde aeree di Mandzukic, tallonato come un’ombra da Raggi. L’occasione buona capita ad Higuain, che approfitta di un’incertezza di Jemerson, si presenta davanti alla porta e cerca un pallonetto troppo morbido sul quale Glik riesce a intervenire. Il pericolo corso spaventa i monegaschi che rischiano grosso anche quando Higuain indovina il corridoio giusto per Mandzukic, il cui esterno destro di prima intenzione trova la manona di Subasic e poco dopo la combinazione tra Dybala e Pjanic non porta al vantaggio solo per il prodigioso recupero di Raggi, che mette in angolo la conclusione del bosniaco.
MANDZUKIC INSISTE E COLPISCE
Ora che la Juve ha trovato il ritmo giusto, il gol è nell’aria e non tarda ad arrivare: l’azione nasce addirittura da Buffon che mette in movimento Alex Sandro sulla sinistra ma, quando Dybala tocca all’indietro, la possibilità di colpire in velocità sembra sfumare. In realtà si cambia semplicemente gioco, perché il pallone finisce a Dani Alves che pennella per la testa di Mandukic. L’incornata viene ancora respinta da Subasic, ma Mario è ancora lì e, questa volta di sinistro, ribadisce in rete.
DANI ALVES, UN CAPOLAVORO
Sotto di un gol per il Monaco si fa davvero dura e rimane in partita solo grazie al suo portiere, che arriva anche sul diagonale dalla distanza di Higuain. Non bisogna abbassare la guardia, perché gli ospiti sono molto rapidi quando si tratta di andare sul fondo e crossare e sul traversone basso di Mendy, Chiellini deve allungarsi per impedire che Falcao arrivi sul pallone. Buffon abbraccia il compagno e può evitare di intervenire anche subito dopo, quando Mbappé calcia da posizione molto angolata, scheggiando il palo esterno. Al contrario, dalla parte opposta Subasic deve fare gli straordinari per mettere in angolo il sinistro di Dybala, anche lui libero davanti alla porta.
Proprio dal corner però nasce il raddoppio: la Joya mette in mezzo e Subasic interviene nuovamente, respingendo il traversone. Il pallone si impenna e ricade al limite dell’area, con la porta sguarnita, ma per tentare la conclusione al volo serve coraggio, oltre che un piede fatato. Dani Alves li ha entrambi e spara una cannonata su cui, questa volta, il portiere dei monegaschi non può davvero fare nulla.
MBAPPÈ ACCORCIA
Non potrebbe esserci situazione migliore dell’andare al riposo con due gol di vantaggio. L’unico rischio, una volta tornati in campo, è rilassarsi eccessivamente. Non questa Juve, che anzi gioca divinamente e potrebbe addirittura arrivare subito al terzo gol con Cuadrado che, entrato al posto di Dybala, calcia con un attimo di ritardo il primo pallone toccato e permette il recupero di Jemerson. Il Monaco per i primi 15 minuti della ripresa è quasi soggiogato, ma quando i bianconeri abbassano il ritmo ecco che le qualità dei monegaschi vengono fuori e Mbappé, dopo aver costretto Buffon ad un intervento non semplice per mettere in angolo il suo diagonale, arriva per primo sul traversone basso di Joao Moutinho e spedisce in rete.
CE NE ANDIAMO A CARDIFF
Il gol del talento francese è quasi un ulteriore attestato delle due ottime prove fornite dalla Juve tra andata e ritorno, perché certifica, se mai ce ne fosse stato bisogno, la notevole qualità degli avversari. In effetti non serve ad altro, perché i bianconeri riprendono a dominare, facendo chiaramente capire che non è neanche il caso di provare a sognare una rimonta. Finisce 2-1, con lo Stadium che intona “Ce ne andiamo a Cardiff”. Una volta si sarebbe detto che il sogno continua. Non oggi, non questa volta, sogno ormai è un termine inappropriato. Questa Juve vive ormai una magnifica realtà anche in Europa. E la realtà è la finale di Champions League.
JUVENTUS-MONACO 2-1
RETI: Mandzukic 33′ pt, Dani Alves 45′ pt, Mbappé
JUVENTUS
Buffon; Barzagli (40′ st Benatia), Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira (10′ pt Marchisio), Pjanic; Dani Alves, Dybala (9′ st Cuadrado), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Neto, Lichtsteiner, Asamoah, Rincon
Allenatore: Allegri
MONACO
Subasic; Raggi, Glik, Jemerson, Sidibé; Mendy (9′ st Fabinho), Joao Moutinho, Bakayoko (33′ st Germain), Bernardo Silva (24′ st Lemar); Mbappé, Falcao
A disposizione: De Sanctis, Jorge, Carrillo, Diallo.
Allenatore: Jardim
ARBITRO: Kuipers (NED)
ASSISITENTI: van Roekel (NED), Zeinstra (NED)
QUARTO UFFICIALE: Diks (NED)
ARBITRI D’AREA: van Boekel (NED), Makkelie (NED)
AMMONITI: 40′ pt Falcao, 7′ st Mendy, 28′ st Bonucci, 46′ st Mandzukic
Juve-Monaco 2-1: simile ad un eroe, a Cardiff ci porta Dani Alves
Ci siamo, amici ed amiche, siamo tornati ad avere una parte nell’atto finale della più bella recita europea: a Cardiff ci sarà la Juventus a giocarsi la finale di Champions League, probabilmente ci ritroveremo il Real Madrid, sperando in un esito differente rispetto alla stregata sfida del 1998. Tutto è filato liscio stasera contro il Monaco, complice anche il largo vantaggio maturato nel Principato all’andata.
Primi dieci minuti di inevitabile difficoltà, prima una disattenzione di Buffon non sfruttata da Mbappè (comunque in fuorigioco), poco possesso palla, ma lo sfogo ospite dura poco, ci pensa Higuain a far paura agli avversari con un’azione personale non sfruttata per poco. Ogni attacco bianconero rischia di far paura a Subasic, bravissimo in un paio d’occasioni a chiudere le falle dei compagni, ma poco dopo la mezz’ora anche lui è costretto a capitolare quando Mandzukic sfrutta al meglio, seppur in due tempi, l’assist al bacio di Dani Alves, autentica arma in più della Juve da qualche mese a questa parte. L’ex Barcellona si mette in proprio proprio un attimo prima del riposo: corta respinta a seguito di un corner battuto da sinistra, il tiro al volo è perfetto, la parabola sorprende l’estremo difensore avversario facendo scattare la festa sugli spalti con quarantacinque minuti d’anticipo. Nella ripresa Allegri toglie subito Dybala per Cuadrado, il colombiano semina il panico in un paio di occasioni nelle quali però avrebbe potuto concludere meglio, ed allora la reazione d’orgoglio dei francesi si concretizza con Mbappè che prima si fa ipnotizzare da Buffon, poi trova la zampata del 2-1. Finale incandescente per una serie di interventi sopra le righe del solito Glik, ma il pass per Cardiff non può più sfuggire dalle mani di Bonucci e compagni.
Adesso si va a Roma per la doppia sfida prima con i giallorossi, poi con la Lazio: ci si gioca scudetto e Coppa Italia, per chiudere in fretta i giochi e poi concentrarsi sul grande appuntamento del 3 giugno. Fino alla fine, nella speranza che stavolta ci sia la lieta conclusione che farebbe diventare epica una stagione già al confine della leggenda.
Religione Juve e il Destino che ci aspetta!
E adesso che si fa? In una notte che ne contiene mille altre. In 90 minuti di brividi, di sospironi, di incazzature e poi di piacere fisico, di ululati di gioia e urla di soddisfazione. Le lacrime di gioia, quelle per gli uomini, i nostri. Dio Dani Alves, l’uomo di Champions che ci prende per mano dagli ottavi, l’Onnipotente Marione che stantuffa e stantuffa sulla destra e poi la mette dentro, per l’Eletto Paulino che alza gli occhi al cielo, dall’Instituto di Cordoba e dalla B a Cardiff, dal Pipita che arriva all’ennesima grande finale.
E poi i nostri. Quelli che ci accompagnano da 6 anni di gioie, Chiellini ancora una volta mostruoso, su Falcao come su Suarez (a zero!), Bonucci e quella testa alta, quella sfida senza paura (Andiamo lì e la alzeremo!), Barzagli e quegli scatti su uno che ha la metà dei suoi anni e i crampi alla fine, il Principino che si riprende ancora la scena in modo fortuito ma decisivo.
E poi Lui. Quell’uomo che ci guida, ci esalta, ci protegge e ci ispira. Quell’uomo che non può non arrivare di nuovo a sfidare la sorte. Da Rimini a Cardiff. Passando per il Fulham e il Poznan. E riemergendo poi. Rialzando la testa dopo i settimi posti. E riprovandoci, da Stamford Bridge alla “pensione” dell’Allianz. Dalla Svezia alla neve di Istanbul. E ancora e ancora, infilando i guantoni per la millesima volta. E sfiorarla ancora, a Berlino. E lavorare ancora, ogni giorno, pensarci ogni notte, vincere tutto in casa e andarci ancora vicino ad una bella impresa, ancora in Germania, a Monaco, fino all’ultimo beffardo respiro.
Lui c’era. A Manchester ai rigori c’era. C’è sempre stato e ci sarà, a Cardiff. Gigi Buffon. Ad abbracciare con le sue manone tutti i nostri pensieri, a farli suoi. Padre e figlio, capitano e leggenda.
La perfezione non è di questo mondo e questo calcio, e la Juve nemmeno lo è. Parte contratta, parente di quella Juve 352 che gestiva e soffriva e la palla di Mbappé va assurdamente sul palo quando tutti l’avevamo vista dentro. E’ la prima giravolta del destino e della gara. La Juve solo a quel punto inizia a giocare un calcio tecnicamente magistrale, coraggioso, spietato dietro, fluido in mezzo e cadenzato dai piedi sontuosi dei soliti Pjanic, Dani, Paulo e Pipa, con Mandzukic che vince il 100% dei contrasti di testa sul malcapitato Raggi messo lì apposta. Mezz’ora di Juve suprema, occasioni a raffica, triangoli, uscite sublimi, duetti e tagli verticali che spezzano in due il Monaco e lo ammansiscono.
Poi dopo i miracoli i gol divorati da Mandzukic, Higuain e Dybala (ma bravissimo Subasic) c’è l’1-2 di Dani, l’uomo che accarezza il destino, lo cavalca come un surfista, apre le ali del deltaplano e vola impavido con la forza della tecnica, col coraggio della consapevolezza, con la follia di un cuore gigantesco. L’assist (ne fa altri 3 da spingere dentro), il supergol, la corsa, la linguaccia, il cuoricino, l’abbraccio ad Abidal alla fine (l’ex-compagno gravemente malato al quale voleva donare un rene). E’ un uomo venuto dal Destino e che ci porta con sé, lì dove questa Juve merita.
Poi è tutto così visto e rivisto, le dormite col sapore di Cardiff già in bocca, Allegri che urla come un dannato più sul 2-0 che sullo 0-0 (come all’andata, e fa bene), Mbappé che ci buca dopo 8 ore (gran movimento il ragazzino), Glik il macellaio che ci risveglia, Pipa che fa bene a non rispondere (mentre Mandzu ha altra indole, si ama per quello).
E ora che si fa? Ci siamo arrivati ancora e ancora e ancora. La Juve è alla 9° finale della Coppa più Alta. E’ la sesta finale da quando si chiama Champions. Più di tutte, assieme al Milan, che però il destino ha saputo affrontarlo e vincerlo spesso, anche se erano altre epoche, forse meno zeppe di talenti e soldi.
Ci risiamo di nuovo. Ora che si fa? Ora non contano gli allenamenti, la forma fisica, gli infortuni e gli acciacchi (anche Sami la merita, ovvio, dopo anni tribolati), non contano i moduli (ma la difesa a 3 non era quella “non europea?”), non conta niente. Gli episodi, i gol mangiati (quanti! anche stasera), non conta nemmeno la forza dell’avversario, la sua maledetta capacità di vincerla sempre, se arriva fino in fondo.
Conta la capacità di guardare in faccia questo maledetto destino, non pensare a Crujff e Magath, al Borussia, a Mijatovic, cancellare i rigori di Manchester, andare oltre Rimini, andare oltre tutto, Berlino e tutto il resto. Vivere e giocare il momento, il presente, sentire dentro di essere più forti di quello che ti aspetta, prendere e strappare coi denti della rabbia e della gioia di esserci, di giocarla e vincerla come sappiamo fare. Essere felici come un’orchestra spietata, come in quella mezz’ora forsennata e rilucente di stasera, essere gioiosi come quando è finita, ha fischiato, hai vinto, sei il più forte, il mister a sorridere entrando nel tunnel e gli altri in coro a saltare, abbracciarsi, piangere e gioire col loro popolo.
Ce la meritiamo, ma in realtà il destino non esiste, la giustizia non ti ridà indietro nulla. Dobbiamo prendercela da soli, devono prendersela da soli e alzarla!
Intanto ci alziamo noi, in piedi, ad applaudire tutti per questo sogno e questa attesa!
Juve-Monaco 2-1. Kuipers troppo buono
9 maggio 2017
Arbitro: Björn Kuipers
Nazionalità: Olandese🇳🇱
Stava filando via liscia la sua partita, gestita come sempre con il suo stile asciutto ed essenziale, mescolando fischi, richiami e cartellini nel modo giusto per il momento della partita e con un metro abbastanza coerente. Al 72′ però non vede il fallo grave di Glik su Higuain è da quel momento sembra perdere il controllo della partita.
1° Tempo
5′ – Mbappe colpisce il palo ma è in fuorigioco. Ìl tocco di Chiellini non è volontario e pertanto non lo rimette in gioco.
17′ – Fallo fischiato a Marchisio su Bernardo Silva. Il n°8 bianconero colpisce prima il pallone e poi l’avversari, punita la negligenza dell’intervento.
30′ – Fuorigioco di Falcao. C’è.
35′ – Fuorigioco di Higuain. Di pochi cm ma sembra esserci.
40′ – Scivola forse Falcao ma commette fallo imprudente su Chiellini. Giallo che ci sta a termini di regolamento.
2° Tempo
51′ – Mendy trattiene Dybala poi protesta in modo eccessivo al momento del fischio di Kuipers e viene giustamente ammonito
62′ – Kuipers assegna calcio d’angolo in favore della Juventus ma Mandzukic fa un bel gesto e ammette di aver toccato lui il pallone per ultimo. Fair play.
67′ – Intervento al limite (sembrava fallo) di Bakayoko su Dani Alves. Kuipers lascia correre.
72′ – Glik entra volontariamente coi tacchetti sul ginocchio di Higuain. Intervento volontario e gratuito, da rosso diretto per fallo grave di gioco. Probabile una lunga squalifica per prova televisiva. Errore marchiano di Kuipers che probabilmente non vede e lascia proseguire.
Sul cambio di fronte rischia molto Mandzukic che allarga il braccio su Fabinho. Il giocatore del Monaco colpito sul petto si porta le mani al volto e accentua ma ci poteva stare calcio di rigore per i monegaschi con un cartellino per il croato della Juventus. Kuipers in questo caso sembra compensare l’errore precedente.
87′ – Kuipers per la seconda volta inverte un calcio d’angolo con Raggi che in entrambi i casi tocca per ultimo ma non fa come aveva fatto Mandzukic in precedenza e non aiuta l’arbitro. Diverso stile….
92′ – Glik nuovamente impunito. Colpisce orima con una gomitata Mandzukic e poi dà un calcio gratuito a Alex Sandro. Anche in questo caso Kuipers non vede nulla…
Champions League, ritorno semifinale champions League: Juventus Monaco 2-1
di Luca Rossi
La Juventus con una prestazione di livello conquista un posto per la finale di Cardiff. Si tratta della seconda finale di Champions in tre anni.
Dopo il derby di Sabato sera è tempo di tornare a respirare l’aria dell’Europa che conta per la Juventus. La squadra di Allegri deve difendere il risultato di 2-0 acquisito in terra monegasca per prenotare un posto il 3 Giugno a Cardiff in compagnia di una delle due compagini di Madrid, verosimilmente il Real.Allegri opta per il medesimo modulo esibito nella partita di andata: Cuadrado in panchina, Dani Alves alto e Barzagli proprietario della zona destra della retroguardia bianconera per formare un 3-4-3 in fase di possesso e un 4-4-2 in fase di non possesso palla. Una differenza rispetto all’undici sceso in campo a Montecarlo risiede in Khedira che ritorna dalla squalifica. La partita del tedesco però dura appena 10 minuti poiché in seguito a un’azione di gioco avverte un risentimento muscolare e chiede il cambio. Al suo posto entra Marchisio.
Jardim invece cambia modulo e interpreti rispettando quanto detto in conferenza stampa relativamente alla necessità di modificare qualcosa per poter effettuare la rimonta. Fuori il giovane Lemar e Fabinho, al loro posto Raggi e João Moutinho. Inoltre nel riscaldamento emergono problemi per Dirar, sostituito dal primo minuto da Mendy. L’usuale 4-4-2 lascia spazio a un inedito 3-4-1-2 con Raggi Glik e Jemerson a formare il pacchetto arretrato; Mendy Bakayoko, Moutinho e Sidibé a centrocampo; Silva ad agire dietro Falcao e il talentuosissimo Kylian Mbappé. L’obiettivo del tecnico portoghese è quello di portare maggior pressione sulla Juventus mantenendo molto alta la posizione dei due laterali di centrocampo.
Il primo quarto d’ora di gioco non ha regalato grosse emozioni (se non il palo di Mbappé in posizione di offside) né tantomeno grande qualità dal punto di vista tecnico da ambo le parti. Il Monaco ha cercato di costringere la Juventus al lancio lungo attraverso un pressing orientato sull’uomo e impedendo la ricezione del pallone ai due centrocampisti centrali bianconeri. La risposta della squadra di Allegri è stata nei lanci lunghi (su Mandžukić per esempio) e nei laser pass di Bonucci mentre è stato pressoché impossibile vedere in questo frangente della partita un’uscita pulita palla al piede. La Juventus dal canto suo ha preferito adottare una difesa maggiormente posizionale più che un perdurante pressing. Questo atteggiamento può essere letto nell’ottica di lasciare impostare Glik, Raggi e Jemerson che non sono in possesso di piedi particolarmente educati. Inoltre la presenza di tre centrali difensivi con l’abbassamento continuo di uno dei due centrocampisti (più Bakayoko di Moutinho) ha permesso al Monaco di essere spesso in superiorità numerica in fase di impostazione contro Higuain, Dybala e (a volte) Mandžukić. Dani Alves e Sandro (e a volte il giocatore croato) invece sono stati tenuti molto bassi per via delle posizioni molto alte di Mendy a sinistra e di Sidibé a destra.
Per quanto concerne invece la fase offensiva il Monaco ha come di consueto cercato di sfruttare rapide transizioni positive ove possibile. Altrimenti ha sviluppato l’azione sulle fasce e in particolare su quella sinistra dove Mendy, estremamente alto, ha cercato di dialogare e creare pericoli col triangolo formato da lui, Silva e Mbappé. Il terzino francese non a caso è il giocatore di fascia che ha effettuato più cross nel corso del match. Ben sette. Le posizioni medie nei 90 minuti della squadra monegasca rilevano infatti una asimmetria dal centrocampo in su in cui la squadra è decisamente sbilanciata a sinistra. Questo modo di attaccare però non ha creato grossi grattacapi perché la retroguardia bianconera è formata da difensori formidabili che eccellono nel mantenimento della posizione, nella marcatura e nell’intercettazione dei cross. Infatti dei 7 cross compiuti da Mendy nemmeno uno è andato a buon fine.
Nel video è evidenziato il pressing monegasco nei primi venti minuti di gioco
Dal ventesimo minuto in poi la Juventus è riuscita a sfruttare le lacune del Monaco nella fase difensiva ossia gli spazi concessi alle spalle dei centrocampisti, la non eccellenza dei difensori in marcatura e lo sbilanciamento a cui è spesso seguita una spaccatura in due tronconi della squadra leader della Ligue 1.
Tali lacune in questo match sono state inoltre alimentate dall’inedita disposizione tattica che ha spesso costretto i tre difensori a dover fronteggiare da soli gli uomini offensivi bianconeri e dalla presenza di Moutinho, giocatore meno dinamico rispetto a Fabinho. Più i reparti sono slegati più il terreno è fertile per i giocatori di grande tecnica. La qualità dei giocatori offensivi della Juve a cui si aggiunge la dote del palleggio e la visione di gioco di Pjanić e D.Alves infatti ha reso piuttosto semplice creare occasioni pericolose costringendo i centrocampisti a difendere correndo all’indietro poiché perennemente in ritardo e nella terra di nessuno.
Come si sono venute a creare le occasioni più importanti della Juventus nel primo tempo. Da notare che il massimo numero di passaggi in una singola azione è stato 8
I goal a firma di Mandžukić e di Dani Alves, arrivati rispettivamente al 33esimo e 44esimo minuto, sono risultati il minimo sindacale viste le numerose occasioni create dalla squadra piemontese e hanno costituito una mazzata psicologica per il Monaco che ha visto sgretolarsi le flebili speranze di qualificazione rimaste. L’undici di Jardim è riuscito a creare dopo il venticinquesimo minuto un pericolo solo con Mendy in una delle poche volte in cui è riuscito a superare in uno contro uno D.Alves.
Già al termine del primo tempo è doverosa una nota di merito per il terzino brasiliano. Tanto attento e preciso in fase difensiva (migliore in campo per tackle effettuati e secondo per palle recuperate), quanto spettacolare e efficace nella costruzione dell’azione (primo della Juve per occasioni create). Ha svolto il ruolo di regista aggiunto in maniera impeccabile e disinvolta. A conferma ancora una volta che i fuoriclasse si esaltano nei match importanti. Il gioiello per Mandžukić in occasione della prima segnatura e l’eurogol del raddoppio sono da rivedere in loop.
Il secondo tempo è iniziato con gli stessi ventidue effettivi che hanno calcato lo Juventus Stadium nei 45 minuti precedenti. L’intensità delle due squadre è parsa però fin da subito inferiore rispetto alla prima frazione di gioco. Il Monaco ha tentato ancora di esercitare un coordinato pressing per non rendere facile la circolazione del pallone, ma la Juventus, più sicura in virtù del risultato a proprio favore, è riuscita a uscirne abbastanza facilmente grazie alle doti di palleggio dei suoi giocatori e alle sponde fornite puntualmente da Higuain, Dybala e Mandžukić. Anche la marcatura dei difensori sul tridente bianconero è stata meno stretta. In proiezione offensiva la Juventus ha adottato la classica strategia di gestione cercando di far scorrere il tempo senza ricercare il gol a testa bassa e tentando l’affondo in caso di circostanze favorevoli. Il Monaco invece ha continuato a manifestare le difficoltà in attacco posizionale contro una Juventus schierata. Barzagli ha continuato ad arginare in maniera egregia Mbappé con l’ausilio in raddoppio di Dani Alves. Al 54esimo minuto Allegri ha effettuato la seconda sostituzione concedendo la standing ovation a Dybala. Al suo posto Cuadrado. L’ingresso del colombiano non ha mutato sostanzialmente i piani tattici della Juve se non nell’interpretazione data al ruolo: più verticale Cuadrado, più di regia tra le linee Dybala. Nelle file del Monaco fuori Mendy e dentro l’escluso a sorpresa Fabinho che si è posizionato al fianco di Bakayoko al centro del campo. Da questo momento Sidibé si è spostato sulla fascia sinistra e a destra si è collocato Silva con Moutinho salito al suo posto sulla trequarti.
Passata l’ora di gioco la Juventus ha iniziato ad abbassarsi eccessivamente e ha gestito meno e male il pallone. Fabinho, giocatore molto dinamico, ha permesso di consolidare il possesso palla. Così il Monaco prima è andato vicinissimo alla realizzazione con Mbappé dopo una palla recuperata alta, poi su una distrazione da calcio d’angolo è riuscito a trovare la rete sempre con colui che è stato ribattezzato come il nuovo Henry.
Subito dopo il Gol Jardim ha richiamato in panchina B.Silva per consentire l’ingresso dell’altro escluso a sorpresa, Lemar che ha preso il suo posto sulla destra.
Nonostante il gol e il conseguente rinvigorimento, il Monaco non è riuscito a creare immediati pericoli alla porta di Buffon. Inoltre il momento di nervosismo generale seguente al fallaccio di Glik su Higuain e al contatto Mandžukić – Fabinho in area rigore della Juve ha ammortizzato lo spirito del Monaco e ha addormentato definitivamente il match il cui esito ai fini della qualificazione comunque non è mai stato in discussione. La Juventus anzi ha cominciato a riproporsi in proiezione offensiva tenendo lontano la squadra avversaria dalla propria area di rigore. L’apprensione degli ultimi minuti è stata maggiormente legata al nervosismo di Mandžukić più che al risultato della partita. Soltanto a fini di cronaca è opportuno rilevare l’ingresso di Germain per Bakayoko e di Benatia per Barzagli.
Al momento del sorteggio tanti tifosi juventini hanno esultato asserendo come motivazione la superiorità della Juventus sul Monaco. Tutti questi tifosi avevano ragione. La squadra bianconera si è dimostrata nei 180 minuti superiore tatticamente e tecnicamente. Jardim nella partita di ritorno ha tentato di cambiare le carte in tavola ma per poter reggere l’urto della Juve erano necessarie delle marcature preventive perfette, serrate e puntuali sul tridente bianconero in modo tale da stroncare qualsiasi iniziativa e arginare la qualità dei singoli fuoriclasse. Non è una partita che il Monaco è abituata a portare avanti tanto che dopo una ventina minuti, una volta che sono state prese le misure, la Juventus ha creato con imbarazzante facilità delle nitide occasioni da goal. Ha avuto accesso pertanto alla finale la squadra più forte e anche più brava. La Juventus, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, ha dimostrato di sapere condurre magistralmente più partite in una sola con la maturità della grande squadra a livello europeo.
Plauso comunque al Monaco che con giocatori validi e un progetto tattico ben definito ha raggiunto un signor traguardo in ambito europeo ed è a un passo dalla conquista meritata della Ligue 1.
Prossimo appuntamento in Champions è la finale. A Cardiff. La squadra arriverà pronta, intanto oggi vivremo la giornata con questo sorriso stampato in faccia.