Antijuventinismo, una parola, un suffisso che fa venire in mente una malattia, una nevrosi probabilmente cronica. In Italia purtroppo ne siamo affetti da sempre, ma forse mai raggiungendo le vette scalate in questi ultimi cinque anni.
Quello che però dobbiamo davvero capire, è che in fondo ne siamo affetti tutti, in maggiore o minore quantità, ma tutti, antijuventini e non.
Si cari amici bianconeri, purtroppo questa nevrosi cronica deriva da rami profondi dell’animo umano ed anche noi, così temprati ed abituati alla vittoria non possiamo dirne di esserne del tutto scevri.
La nostra vita è comunque attraversata sin dagli albori da questa debolezza.
Sin da bambini ci abituiamo tutti a darci e fornirci delle scuse.
Verso gli 8-10 anni manifestiamo i primi sintomi, torniamo a casa da scuola con un brutto voto, ed alla domanda del Nonno “Come è andata oggi?” , non rispondiamo “male, non mi ero preparato bene”, vi assicuro otto volte su dieci tiriamo in ballo, la maestra, la difficoltà inaudita del compito, un fantomatico malessere fisico, il giorno stesso o magari il giorno prima.
Ci abituiamo sin da subito a fornirci delle scuse. Si va un po’ avanti nel tempo e dal compito in classe probabilmente passiamo alla partita di calcio o al saggio di danza. Sempre Il Nonno, antico riflesso delle nostre virtù e dei nostri saperi ci chiede ancora “che avete fatto oggi” e vi assicuro molto difficilmente diciamo “abbiam perso ed ho giocato o ballato male”, ma diciamo qualcosa sull’arbitro, sull’insegnante di danza, sull’allenatore o sul campo da gioco, guarderemo ogni fattore esterno pur di non concentrarci sui nostri errori ed il nostro comportamento.
Il cammino prosegue, ed il compito in classe e la partita diventano: ”eh non sono diventato Avvocato perché ho dovuto iniziare a lavorare presto” oppure “aah, non sono il migliore dottore della regione, perché un primario anni fa…”, “non ho potuto fare il giornalista perché dovevo stare vicino alla famiglia, alla fidanzata/o , al cagnolino…” “il mio negozio è andato male perché c’era quella grossa nuova catena…” e via via continuando così, in un vortice di scuse che non aiuteranno mai la nostra crescita, perché vi assicuro è una delle cose più difficili su questo pianeta, fare i conti con i propri limiti e le proprie mancanze, ed in particolar modo ammetterle all’esterno.
Da qui deriva l’antijuventinismo, da qui nasce questa nevrosi cronica e come credo vi ho dimostrato, quasi tutti in piccola o minore quantità ne siamo affetti.
Per questo vi dico, non perdiamoci in affannose rincorse ad immagini che mostrano l’effettiva verità di un fallo o di un fuorigioco, non accendiamo le solite discussioni tese a dimostrare la nostra effettiva bravura e la totale ininfluenza dell’arbitro, è un lavoro inutile, mai, mai potranno candidamente ammettere la nostra maggiore destrezza, troppi fantasmi, troppi scheletri dovrebbero attraversare e superare per giungere a questa splendente conclusione. Certo, continuare a mostrargli la verità per dovere di cronaca e di storia è importante e legittimo, ma non facciamoci scaldare il sangue, viviamola con serenità ed ancora meglio con ironia, ricordando sempre che in fondo ai loro cuori tutti, anche gli antijuventini, sanno bene come stanno davvero le cose, come tutti noi in fondo alle nostre coscienze sappiamo bene perché non siamo ancora diventati ciò che davvero volevamo diventare.
Alexander Supertramp.
Vi rimando all’autocritica del direttore Claudio Ceresa