Teniamoci stretta la nostra coperta

Siamo come Linus. Abbiamo la nostra coperta. Si chiama 352. Può piacere o non piacere come modulo, ma la Juventus ha le sue certezze con questo sistema di gioco: tutti sanno in quale zona di campo devono trovarsi, ogni reparto si sente maggiormente sicuro e determinato. Forse è troppo semplicistico come ragionamento, ma con il 4312 si riscontrano problemi di natura tattica, limiti che aumentano esponenzialmente quando la squadra non scoppia di salute: manca ampiezza perché i terzini non sono puntuali nella spinta; il trequartista (un Pereyra che è alla ricerca della condizione) che vaga un po’ in mezzo al campo; Dybala che fatica a trovare quella posizione che pesca facilmente col 352; le spaziature non sono perfette e troppo spesso l’azione è eccessivamente verticale.

Anche per questi motivi la Juventus ha disputato una brutta partita a Bergamo. Non è più abituata al 4312 e fatica a sistemarsi adeguatamente in campo. L’Atalanta è una squadra modesta – la peggiore in questo inizio 2016 – ma non c’è stato questo netto divario che era lecito aspettarsi. Si sa che i campionati si vincono anche grazie a quegli incontri in cui si è in difficoltà, ma è proprio in queste situazioni in cui è inutile abbandonare la propria coperta.

 

Come tutti conoscono perfettamente che i protagonisti in campo sono sempre i giocatori. Loro fanno la differenza. Come ha fatto oggi Lemina con una giocata per dimostrare che chi l’ha etichettato facilmente come “medianone” molto probabilmente non lo conosceva. Con l’Atalanta è sembrata la Juventus di Capello: come tante partite di quel biennio anche questa non la ricorderemo. Si è vinto, si mantiene nuovamente il vantaggio sul Napoli: teniamoci il risultato, non la prestazione.

 

Davide Terruzzi

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