La prima volta che ho visto dal vivo Andrea Pirlo non ero lì per lui. Il 13 maggio 2012, infatti, allo Stadium palcoscenico e applausi erano per uno ed uno soltanto ed è perfino superfluo ricordare chi.
Al sottoscritto, come agli altri 39.999 presenti, del Maestro interessava relativamente. Tanto più nel giorno della festa per lo scudetto (ri)trovato e dell’addio del numero 10 dei numeri 10. E, in ogni caso, le perplessità estive sul suo acquisto erano state già abbondantemente spazzate via da una di quelle stagioni che passa una volta ogni tanto. Forse mai.
Eppure non avevo considerato che la realtà (dello stadio) sa essere molto meglio della fantasia e della televisione, che ha il demerito di filtrare la magia di certe giocate all’apparenza semplici ma che sono nella disponibilità di pochi iniziati.
Pirlo lo era (e lo è, anche dall’altra parte dell’Atlantico) e me ne diede prova nella ripresa, quando l’onda emotiva della standing ovation per Del Piero sembrò placarsi per qualche minuto. La giocata è quella classica della Juve contiana 1.0: taglio di Lichsteiner e imbucata dalla trequarti del 21, con la palla che arriva tesa, perfetta. Tuttavia Licht, che non è mai stato un fine dicitore, si dimostra troppo ruvido nell’aggancio e la difesa atalantina rimedia senza affanno. Il rammarico dura lo spazio di un attimo. L’azione dopo movimento in fotocopia ma, stavolta, Pirlo (probabilmente memore del fresco precedente e delle non propriamente eccelse qualità tecniche del compagno) quel pallone decide di darlo in una maniera che, ancora oggi, non so descrivervi: l’effetto e la dolcezza sono tali che Licht riesce a metterla giù perfettamente, quasi senza accorgersene, proponendo un cross molto più pericoloso del primo.
Questo è il mio Andrea Pirlo. Due lanci. Per lui banali, per me geniali nella loro semplicità e precisione. La perfezione assoluta di due momenti dimenticabili all’interno di una partita indimenticabile. Il resto è storia. E, come detto all’inizio, ripercorrerla sarebbe perfino superfluo.
Il video, bellissimo, è di Colosimo. Grazie per la gentile concessione.
Auguri Maestro!
Claudio Pellecchia.