Mattia Perin è bianconero!
Un grande giocatore si unisce alla famiglia bianconera. Si tratta di Mattia Perin. Venticinquenne di Latina (è nato il 10 novembre 1992) il portiere raggiunge la Juventus cui sarà legato fino al 30 giugno 2022.
Di seguito il comunicato.
ACCORDO CON IL GENOA PER L’ACQUISIZIONE DEFINITIVA DEL CALCIATORE MATTIA PERIN
Torino, 08 giugno 2018 – Juventus Football Club S.p.A. comunica di aver perfezionato l’accordo con la società Genoa Cricket & Football Club S.p.A. per l’acquisizione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Mattia Perin a fronte di un corrispettivo di € 12 milioni, pagabili in tre esercizi, che potrà incrementarsi di massimi € 3 milioni al maturare di determinate condizioni nel corso della durata contrattuale.
Gli effetti economici e patrimoniali di tale acquisizione avranno effetto a decorrere dalla stagione sportiva 2018/2019.
Juventus ha sottoscritto con lo stesso calciatore un contratto di prestazione sportiva quadriennale fino al 30 giugno 2022.
La carriera professionistica di Mattia è stata quasi sempre legata ai colori del Genoa, con i quali ha esordito nel 2010/2011 e ha militato per sei stagioni. Le uniche esperienze lontano da Genova sono state per lui a Padova (25 presenze in B nel 2011/2012) e a Pescara dove ne 2012/2013 ha disputato 29 gare). Per il resto, si diceva, solo presenze in rossoblu: per la precisione 148.
Superare Mattia è molto complicato. Basti pensare che, fra i portieri italiani con almeno 25 presenze in questo campionato, lui è quello con la più alta percentuale di parate (75%). Allargando invece lo sguardo agli ultimi cinque campionati, solo Gianluigi Buffon (78%) e Gianluigi Donnarumma (73%) hanno avuto una percentuale di parate più alta di lui.
Dodici i “Clean Sheet” di Perin nel campionato appena terminato, un dato che fra i portieri italiani lo colloca solo dietro Sportiello. Infine, due curiosità: sono sei i rigori parati da Mattia in carriera, l’ultimo in un Derby della Lanterna contro Quagliarella; inoltre, il neo estremo difensore juventino ha registrato il suo record di parate in Serie A (15) nel gennaio 2013 con la maglia del Pescara contro la Fiorentina: almeno sei in più di quelle fatte in qualsiasi altra partita nella competizione.
Una carriera, quella di Perin, contraddistinta da un grande talento unito ad altrettanto carisma. Doti che da oggi metterà al servizio della Juve.
Benvenuto, Mattia!
Perché Mattia Perin e il dualismo con Szczesny
Mattia Perin, 25 anni, arriva alla Juve per 12 milioni + 3 di bonus e un ingaggio da 2,5 milioni l’anno.
Colpaccio per un portiere giovane tra i migliori in A e secondo in Nazionale (assieme a Donnarumma) grazie al contratto in scadenza 2019. Al tempo stesso quasi un lusso per un secondo portiere.
Sull’acquisto specifico ci sono pochi dubbi, Perin è giovane, miglioratissimo rispetto agli esordi (al Pescara di Zeman) in cui alternava prodigi a stafalcioni, e ha superato due infortuni ai legamenti. Vista l’età ha margini di miglioramento, è italiano e, con meno clamore, si inserisce nel filone di portieri Juve e Italia, citato da Marotta.
Su altri versanti però ci possono essere dubbi su questa mossa di Marotta:
– perché investire su un portiere di riserva proprio al primo anno di titolarità di un portiere affidabile e relativamente giovane (28 anni) come Szczesny? Ci sono dubbi sulla tenuta, bravura e continuità del polacco?
– perché spendere 12 (15 coi bonusi) milioni e darne 2,5 (in 4 anni di contratto il peso annuo lordo di Perin sarà quindi 3 milioni di ammortamento cartellino più 5 milioni lordi circa di ingaggio: 8 milioni) ad un secondo portiere quando Szczesny due anni fa alla Roma ha disputato tutte le 38 gare di A, lasciando ad un fenomeno come Alisson solo Coppa Italia ed Europa League? Non sarebbe stato meglio investire quei soldi in altri reparti?
– perché occupare un posto in lista, con tutte le limitazioni che le regole sulla Lista Serie A e soprattutto quella di Champions comportano per un ruolo “accessorio”? Non era meglio prendere un secondo portiere CTP (club trained player) che non occupava un posto in lista, come Mirante o Audero?
Oltre a questi tre interrogativi l’acquisto di Perin può instillare un retropensiero su una minimizzazione dei rischi per un eventuale fallimento (anche parziale) di Wojciech Szczesny
Il portiere ex-giallorosso è stato il migliore in A due anni fa (votato dai colleghi e uomo col maggior numero di clean sheet in stagione) e quest’anno ha avuto la porta immacolata per 14 gare sulle 21 da titolare, protagonista poi di un piccolo record con 1 gol subito in 11 gare di fila. Un ruolino che non lascerebbe spazio a dubbi, in termini di rendimento, efficacia, tecnica, attitudine mentale ed esperienza. Al contempo, anche in caso di insicurezza del polacco, l’eredità pesante di 17 anni di fila col portiere più forte della storia del calcio potrebbe difficilmente ricadere sulle spalle di Perin, ottimo elemento, ma non ai livelli dei top player del ruolo -i vari Alisson, Courtois, Neuer, De Gea, Oblak, Ter Stegen-.
Abbiamo “due mezzi portieri top” quindi bicchiere mezzo vuoto, o abbiamo il portiere di riserva più forte in Europa, quindi bicchiere mezzo pieno?
Quelli elencati sono tutti falsi problemi:
1. Il portiere alla Juve deve fare 10 partite di livello (tra A e Champions) e probabilmente 20-30 parate di livello in un’intera stagione. Avere un top player in porta (come l’abbiamo avuto negli ultimi 17 anni) può cambiare le sorti di qualsiasi altra squadra in A, ma incide meno alla Juve che ha la migliore difesa da 7 anni, anche in termini di tiri subiti. Per questo l’impatto di un Buffon (o di uno Szczesny) alla Juve è molto minore di un Handanovic in questi anni di Inter. Per quanto riguarda la Champions, Buffon ci ha regalato performance di livello superiore negli ultimi anni che, in alcuni casi (Lione, Barcellona, Real Madrid), hanno aiutato uno straordinario percorso in Coppa, tuttavia Szczesny può garantire una solidità pari a quella dell’ultimissimo Buffon, perdendo magari qualcosa in termini di posizionamento, esperienza e talento, con un guadagno in esplosività ed uscite. Va detto che nell’ultima CL abbiamo assistito a performance di portieri -Karius, Ulreich, lo stesso Navas contro di noi- decisamente opache pure in squadre che sono arrivate molto avanti in Coppa.
2. Abbiamo un portiere 28enne che 2 anni fa è stato il migliore in serie A ed è forte tra i migliori 10 al mondo, subito a ridosso dei primissimi, e ora abbiamo un secondo portiere 25enne che ha avuto un ultimo anno di rendimento pazzesco al Genoa. Godiamoceli entrambi, senza retropensieri negativi. Se avessimo comprato subito un giovane portiere italiano (Perin o Donnarumma) l’anno scorso, la pressione del paragone e dell’eredità di Buffon sarebbe stata ingiusta e insostenibile. Szczesny invece non ha sofferto il confronto, non foss’altro per la sua nazionalità. In questo modo invece Perin non è “l’erede di Buffon”, ma il secondo di Szczesny e, se se la gioca bene, il futuro della Juve.
3. Abbiamo pagato i 2 cartellini di entrambi spendendo meno di 30 milioni con un ingaggio complessivo di 6 milioni. Oggi qualsiasi portiere migliore di Szczesny e Perin di quella stessa età costa almeno dai 60 milioni in su (sempre se accetta la Juve e la Serie A) e prende almeno 5-6 milioni. Quindi qualsiasi tentativo di migliorare oggi quel reparto sarebbe stato economicamente impossibile viste le priorità in altri reparti.
4. La competizione esiste in ogni big europea o quasi, in qualsiasi ruolo, quindi sia Szczesny che Perin, al primo anno di Juve (il primo da titolare e il secondo in assoluto) saranno ancora più stimolati a fare bene, anche perché non sembrano avere problemi particolare di insicurezza o personalità.
5. Se per assurdo ti si rompe il portiere titolare (difficile ma succede, vedi appunto Neuer) non hai un pur promettente Audero o uno stagionato Mirante a difendere i pali, magari nelle gare cruciali di una stagione, ma hai Perin, uno dei due portieri della Nazionale.
6. Se tra qualche anno vuoi venderne uno dei due saranno ancora relativamente giovani per un portiere e quindi la Juve potrà di sicuro fare plusvalenza, come quella fatta per Neto, ad un livello molto più inferiore.
7. L’acquisto di Perin, nell’unico momento in cui un portiere della Nazionale ha un costo così basso (per la scadenza 2019 del suo contratto) e in un mercato in cui il Napoli è alla (quasi disperata) ricerca di un portiere, la Roma potrebbe esserlo vista l’eventuale cessione di un corteggiatissimo Alisson (con la vetrina dei mondiali), così come il Milan che messo la toppa temporanea Reina per l’altrettanto probabile cessione di Donnarumma, di fatto sottrae alle dirette rivali la migliore scelta in rapporto qualità-prezzo costringendo soprattutto il Napoli a svenarsi per un portiere non abituato alla serie A. Classica mossa Juventina dello svuotamento di talenti per il mercato altrui.
C’è infine un aspetto romantico, che fa l’occhiolino ad un destino che sembrava segnato: nella sua prima gara contro la Juve, il 20enne Perin al Pescara prende 6 gol. A fine gara sconsolatissimo viene avvicinato da Buffon che gli parla con enfasi e lo abbraccia in modo molto caloroso. “Mi ha detto di non mollare e scoraggiarmi, che sono giovanissimo e che ho un luminoso futuro davanti. E sì, era la prima volta che lo vedevo, non ci eravamo mai sentiti o visti prima“.
Sandro Scarpa.
La scheda di Mattia Perin
6 min lettura
La Juventus si è assicurata le prestazioni sportive di Mattia Perin, che passa in bianconero per circa 12 milioni di euro; ne prenderà 2.5 netti all’anno. Che tipo di portiere è, come gioca, e cosa farne.
Quando la Juventus acquistò Wojciech Tomasz Szczęsny (qui la nostra scheda dell’anno scorso), era chiaro a tutti che il polacco avrebbe accettato un ruolo da comprimario per poter poi raccogliere lo scettro quando il re si fosse fatto da parte. Quello che non sapevamo era il modo in cui la società intendesse riempire la casella del secondo portiere, dato che il numero 12 dell’anno scorso è scalato in prima posizione adesso. C’erano un paio di soluzioni logiche a questo problema: 1) promuovere Emil Audero a secondo, cogliendo due piccioni con una fava dato che il giovane italo-indonesiano è anche un CTP (Club-Trained Player se vivete ancora nel 2015); 2) prelevare un portiere affidabile, possibilmente abituato ad essere la riserva di un giovane più quotato. Uno Storari, insomma. La Juventus ha scelto la terza via, che poi è quella della continuità rispetto alla situazione anormale dell’anno scorso: puntare su un portiere che farebbe il titolare praticamente ovunque in Serie A, confidando in un sano dualismo tra i pali. A scanso di equivoci, è opinione dello scrivente (ma anche della redazione) che sarà senz’altro Szczęsny il titolare, così come era scontato che facesse la riserva l’anno scorso. Si tratta sia di una questione di rispetto, che soprattutto – e molto più pragmaticamente – di valore tecnico. Ma possiamo tutti star certi che il minutaggio di Perin sarà molto più ampio di quello di un semplice dodicesimo uomo, anche in campionato.
Mattia Perin è un classe ‘92, normolineo di 188 cm per 77 kg, e a 26 anni è pronto per la sfida di una grande squadra. Era rimasto fagocitato nel maelstrom degli “eredi di Buffon”, e sia l’esplosione di Donnarumma che l’incredibile longevità del portierone bianconero gli hanno tarpato le ali che l’avrebbero portato verso una fulgida carriera; in più un doppio terribile infortunio ha messo un deciso freno al suo pieno sviluppo. Adesso invece, complice l’involuzione del primo e l’uscita di scena del secondo, è pronto a prendersi la scena in Nazionale. Perin è un portiere che fa dell’esplosività la sua caratteristica principale: è un giocatore esuberante, “guascone” (parole sue) e molto proattivo, e queste caratteristiche si riflettono nel modo di stare in campo. L’identikit di Perin non può dunque prescindere dal primo aspetto che salta agli occhi guardandolo: l’attacco della palla. È un portiere estremamente proattivo e coraggioso, e non si fa problemi a mettere braccia, spalle e corpo a difesa della porta. L’attacco della palla è diventato una caratteristica importantissima nel giudizio su un portiere, e questo è dovuto senz’altro all’evoluzione del calcio verso irreali standard ipercinetici dove le situazioni statiche sono sempre più secondarie. Perin riesce a leggere l’azione prima ancora dell’attaccante avversario, e capire prima di lui quando ci sarà lo spazio per una conclusione: questo lo porta spesso a privilegiare una posizione più avanzata e una postura più “sulle punte” e osa tranquillamente lasciare la linea di tuffo per aumentare il proprio volume, mettere pressione all’avversario, e scegliere lui quando l’attaccante tirerà. Conseguentemente, Perin eccelle nelle uscite basse, aiutato anche da una grande elasticità muscolare che gli permette di allungare benissimo il corpo e ad uscire anche al di là di ogni ragionevole attesa sui tuffi laterali.
Iperestensione e attacco palla tra le gambe dell’attaccante. Tutto Perin in due parate ravvicinate.
Perin ha ottimi riflessi, che gli permettono di sfoderare parate da urlo. In ragione del fisico asciutto e non eccessivamente alto, è velocissimo nell’andare a terra “spalmandosi” sulla linea di tuffo. Scende giù gradualmente e non con tutto il peso del corpo, sia per non pesare eccessivamente sulla spalla – o peggio sul gomito – sia per assecondare la grande abilità nell’allungare corpo e arti. In questi frangenti è opportuno notare come lo sguardo non vaghi mai oltre il pallone: Perin non ha bisogno di controllare la linea d’impatto, perché è consapevole della propria posizione e postura e si fida dei propri mezzi.
A terra in un amen e occhi sempre sulla palla. Mr Fantastic.
Il neo-acquisto bianconero ha una spiccata preferenza per un ruolo proattivo. Come accennato più sopra, non è insolito abbandonare la propria linea di porta o anche quella di tuffo per salire a dare fastidio all’attaccante. Esce dalla comfort zone, ma è lui a farlo, non è costretto dallo sviluppo dell’azione e non lo subisce mai: è lui a cambiare ilk contesto. È un portiere sorprendentemente efficace nell’1vs1, proprio perché preferisce il caos fuori dalla porta alle parate scolastiche.
Qui si mangia Lukaku, prima di tutto psicologicamente, perché a dispetto di quanto possa apparire, tra i due è lui quello in controllo: il momento in cui è lui a prendere controllo dell’azione è quello rapidissimo in cui si rialza da terra.
La tecnica di bloccaggio invece potrebbe beneficiare di qualche correttivo. Perin non è solito bloccare la sfera, e preferisce distintamente le prese al corpo rispetto ad un bloccaggio aperto di fronte al viso. Questa è una scelta caratteristica che fa anche su tiri ad altezza intermedia, preferendo il “saltello” per aggiustare l’altezza del tiro e portare la sfera verso lo stomaco che non rischiare di metterci le mani. Non ama bloccare, se non quando il pallone è veramente sulla figura, ed è peraltro prono all’utilizzo dei pugni. Sui tiri da fuori, preferisce deviare via il pallone con le mani aperte, ma è una scelta spesso controproducente.
Possiede un’ottima linea di tuffo e fa leva sulla grande elasticità di cui sopra per coprire tutto lo specchio della porta (anche al di là di quello che ci si potrebbe aspettare da un portiere un filino più basso della media odierna).
La tecnica di spinta invece non si sposa con l’ottima postura e con la grande estensione; in effetti sembra patire una spinta non ottimale con il piede di riferimento tanto che spesso gli “rimane sotto” provocando una torsione del busto sotto la spinta dell’altro piede che lo porta a sua volta a finire il tuffo laterale con il petto a terra, riducendo così la distanza potenziale da coprire.
Non una respinta sicura, né tanto meno efficace.
Perin non ha un gioco con i piedi molto sicuro, ma non è neanche povero nel fondamentale. Pecca un po’ di precisione nella distribuzione lunga, ma non si può dire che sia tra i peggiori del campionato. Semplicemente non è un suo tratto distintivo.
Sotto il profilo psicologico Perin è un portiere dal carattere forte, leader vecchio stampo che non esitata a sgridare la propria difesa dopo ogni intervento. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che deve volerci una forza psicologica incredibile per uscire dal doppio infortunio – rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro nel 2016, identico al ginocchio destro nel 2017. Quanto giocato quest’anno è evidentemente stato considerato un lasso di tempo sufficiente acché gli osservatori bianconeri valutassero il suo recupero, ma sarebbe veramente un peccato se un portiere di grande esplosività pagasse nella sua caratteristica migliore a causa degli infortuni.
Bisogna anche annotare un’ultima incognita che forse esula dall’aspetto tecnico: Perin è un portiere abituato ad essere titolare, è ancora da registrare come dodicesimo uomo. Non sappiamo come reagirà alla panchina, né come e con quali motivazioni entrerà in campo quando chiamato in causa. Ciò che sappiamo però è che tenere Perin come secondo portiere è un lusso che nessun’altra squadra di Serie A può permettersi.