Bomba o non bomba

Risultato giusto. Pari perfetto, senza troppi rimpianti. Se Bologna città ha perduto, Bologna squadra no. Donadoni conosce il calcio italiano e se la gioca senza complessi di dover dimostrare chissà che. Il suo team si schiera forte fisicamente, agile e deciso nei contrasti, chiuso con eleganza e senza smanie. Il tiro arriverà e ne arriva uno, di Destro, parata. Bonucci rivendica alla prestazione buona di parte bianconera aver limitato a questa conclusione e basta e da tanti metri la prestazione offensiva dei felsinei. Per Bonucci va preso per buono della gara nostra l’intensità e magari la concentrazione. Senza dubbio s’è contenuto bene l’evidente spigliatezza dei padroni di casa. Dove per spigliatezza s’intende il controllo sicuro e dinamico del territorio, non i Giochi senza frontiere di altri tornei. Riguardo il trafiggere gli avversari quel che è latitato è la finalizzazione. Gli attaccanti han fornito esibizione scialba, in particolar modo Zaza mai utile. Morata denota impotenza e coreografia un po’ stanca dell’uno contro tutti. Pereyra ha reso anche più velleitario l’ambaradan. Il suo sostituto Cuadrado, con la risistemazione tattica della squadra nel coriaceo 4-4-2, ha fatto bene saltando spesso i dirimpettai e cercando di creare qualcosa. Il problema è che non lo ha quasi mai fatto in profondità anche per assenza di sponde in verticale riponendo il più delle volte fiducia giustificata nella superiore classe degli uomini in orizzontale. I Marchisio, Dybala, Pogba. Era proprio Pogba a reggere il peso delle responsabilità a concludere in un paio di sciamannatissime volte. Senza Pogba, neanche quelle. Evra di testa da piazzato dal mazzo di pochi schemi che applichiamo pedissequi era comunque il più vicino al punto. S’era nel primo tempo. E chissà, come dice Allegri. La squadra non ha riposato né ha fatto flanella in vista del Bayern. Anzi s’è peccato un po’ di frenesia specie nella parte finale quando invece si doveva solo aspettare. La Juve è sembrata un po’ tornare all’antico, la Juve dei pochi punti e tanti merletti. La Juve ragazza di Sasso Marconi, sfoglia petali e non si muove più. La differenza però è che non s’è beccato goal. La differenza quando è questa fa la differenza. Si va alla prossima. Bomba o non bomba, arriveremo primi.

Vincenzo Ricchiuti.

Se un petardo non indigna

Il pullman della Juventus sta arrivando allo stadio: il Renato Dall’Ara è pronto a vivere una partita attesa a Bologna, città nella quale si vive una rivalità accesa e sentita con la squadra bianconera. Nel parcheggio dell’impianto, come testimoniato da presenti e riportato dai media, si trovano alcuni sostenitori rossoblù: qualcuno lancia un petardo sotto il mezzo di trasporto juventino. L’ordigno esplode non lontano da un poliziotto: per fortuna non ci sono danni a persone. Tanto spavento, si è soliti dire in questi casi, ma anche rabbia da parte della Juventus.

Su queste pagine ho avuto occasione di biasimare gli insulti di Sarri a Mancini, elogiato Irrati per aver fermato Lazio-Napoli a causa degli insulti razzisti nei confronti di un giocatore azzurro; non sono stato ovviamente l’unico: sui giornali, sui siti, sui media si lessero e ascoltarono editoriali indignati, sui social esplosero i commenti di condanna. Ed è stato giusto così, perché la violenza, anche quella verbale, non ha bandiere. Dovremmo tutti amare il gioco del calcio, ma dovremmo anche ricordarci che siamo cittadini: questi tristi episodi dovrebbero farci incazzare in quanto persone dotate d’intelletto e non perché colpiscono la squadra per cui facciamo tifo o sono forti a livello mediatico.

Ora però non leggo editoriali indignati, non vedo intellettuali, twitstar schifati da quanto successo a Bologna. Forse perché tutto questo è successo lontano dalle telecamere? Forse perché  non ritenuto meritevole d’attenzione dai media? So quello che pensano alcuni (perché è capitato alla Juventus), ma non ho alcuna intenzione di farne una questione di parte: tutti dovremmo essere rattristati da questi episodi che hanno a che fare con il calcio, con la sua percezione all’esterno e che continuano a macchiare il gioco. Poteva essere il pullman del Bologna, della Sampdoria, della Fiorentina, dell’Inter: quanto succede è il mix letale di ignoranza, rivalità sportiva che si trasforma in odio, percezione di poter far quello che si vuole dentro e fuori uno stadio di calcio. Esiste una legge e va fatta rispettare. Oggi però tendiamo a non ricordarcelo: questa è tutta l’ipocrisia e la miopia di un certo modo di pensare. E ci s’indigna quando  rende fighi.

Davide Terruzzi