Brutti, Sporchi e Allegri

Cosa ricorderemo di questo ciclo Juve di Allegri? I risultati? Le prestazioni?

Cosa resterà di questi anni ’10 post-Conte?

La tiritera risultatista dei 3 double, delle 2 finali di Cl e dell’essere ancora in corsa per tutto oggi –che poi tiritera non è vista la goduria di questi 3 anni– o la retorica prestazionista sulla Juve brutta che gioca male e vince in modo noioso grazie ai singoli –che poi tanto retorica non è visto che effettivamente i singoli fanno la differenza-?

Cosa ricorderemo di Allegri? Qual è l’attuale percezione? Le prossime due gare (a Roma e Wembley) potrebbero essere decisive per il giudizio del ciclo Allegriano. Ed è paradossale  giudicare un mister da “3 double e 2 finali CL” solo per 2 gare, ancor più se si pensa che vincendole il giudizio rimarrebbe in bilico, dietro al Napoli e soltanto ai quarti di CL. In caso di insuccessi però la mannaia sarebbe pronta a calare, su quello che è l’allenatore Juve più vincente in percentuale della ultracentenaria storia bianconera.

La prestazione faticosa contro un’Atalanta arrembante, le vittorie senza affanni né entusiasmi, nel derby o a Firenze, così come con la Roma, col Napoli. Questo si imputa ad Allegri. Vittorie dovute. Tutto nasce dal dominio interno di sei anni. Anni di vittorie nei derby, a Firenze, a Roma, col Napoli e le milanesi hanno fiaccato la nostra capacità di ammirare e applaudire. Ormai battere i cuori granata in casa loro è da sbadiglio, violare l’ululante Franchi è cosa trita, debellare le altre rivali è come giocare a gatto e topo, anzi, non battere l’Inter in casa diventa una pecca atroce. Inaccettabile.

Una volta, prima di Allegri, l’Europa era sterminata e faceva paura, si demeritava in casa con lo Shakhtar, si faticava con dilettanti scandinavi. Ora se ci si presenta senza perni come Matuidi, Cuadrado e Dybala contro la seconda migliore inglese del 2018 e non si vince 3-1 è fallimento epocale. Inaccettabile.

Il gioco. Manca il gioco. Giochiamo male, è uno scempio, è un obbrobrio. Anche quando vinci 17 gare su 18 di fila in Italia, anche se subisci un solo gol (da Caceres) in 18 gare su suolo patrio, facendone 36.

Verissimo. Soprattutto in relazione alla “qualità dei singoli“. Poi ti accorgi che la qualità in mezzo è quella che è, che il passeggiante Khedira gioca perché Marchisio è sovrastato da centrocampisti di metà classifica (Fiorentina, Atalanta) e Bentancur è un 20enne che fa brillare gli occhi quando non l’aspetti, e mordere le mani quanto chiedi continuità.

Il gioco. Manca il gioco. Brutto.

Il discorso è quello della perdita della memoria post-Cardiff. Abbiamo dimenticato il gioco devastante con Vidal e Pogba interni e Tevez-Llorente davanti, con Allegri in panca. Abbiamo rimosso il fantastico 4312 senza trequarti puro (Pereyra-Vidal) che buttava giù la muraglia gialla di Dortmund e resisteva al Bernabeu e perfino a Berlino, fino al 70°. E’ finita nell’oblio la Juve che va a vincere in casa del City (433 con Morata ala), e che strapazza il Siviglia di Emery in casa. Resta un ricordo ingiallito la Juve che stava eliminando il Bayern di Guardiola, fino alla mancata spazzata di Evra, con Pereyra, Hernanes e Sturaro a duellare contro Thiago, Vidal e Muller.

La rimozione maggiore è quella nei confronti del clamoroso 4231. Modulo irreale a pensarlo prima, con Sandro-Alves terzini e Pjanic dietro 4 punte, Cuadrado, Dybala, Higuain e Mandzukic. La Juve più bella dai tempi del primo Conte (che ne giocava 1 a settimana), probabilmente i 4 mesi più devastanti del calcio in Italia degli ultimi anni, altro che Sarri. Il Napoli distrugge i vari Cagliari o Benevento, poi a Bergamo e Crotone fa un tiro in porta e contro di noi manco quello. Quel 4231 invece era in grado di stritolare avversari di rango in A e matare il Barcellona, infilzandolo di banderillas.

Se però la rimozione dei tifosi è giustificata, dovuta al black-out post-Cardiff che ha resettato tutto, non è altrettanto lecito il fatto che lo stesso Allegri, così come la squadra abbia disimparato a giocare in modo fluido, convincente e spettacolare, in una parola “dominante”, oltreché efficace. La percezione non è quella dell’episodio, del rigore, dell’errore che sposta una gara dal 3-1 al 2-2, ma quella di un Tottenham in assoluto controllo, del suo destino e della sua rivale, in casa nostra.

Ci sono condizioni non più ripetibili, tecniche (Bonucci e Alves a far uscire la palla) e fisiche (Mandzukic e Khedira ormai inadattia) rispetto a quei 4 mesi dell’anno scorso. C’è poi una contingenza che si chiama “obbligo di vittoria“, che ha fatto accantonare quest’anno velleità di gioco dominante.

Allegri è costretto a “vincere“, legittimare la sua superiorità. Ha riprovato all’inizio il 4231, con gare che finivano 2-4 (Genoa), 2-6 (Udinese) o 4-0 (Torino),  ma anche 3-2 (Samp) per gli altri. Così si è passati ad un 433 “conservativo” con un approccio reazionario dell’intera squadra. Se sei condannato a vincere, anche visti i risultati della rivale per lo Scudetto, si può decidere di rinunciare allo champagne. Ma questo comporta che in Europa si arrivi sgasati, senza bollicine e senza una volontà (più che idea) di gioco che possa sopperire alle assenze.

Le scintille Allegri le ha provate all’inizio, con 40 gol realizzati in 12 gare, ma anche 13 gol subiti. E allora vai col gioco brutto, sporco e cattivo ma efficace. 19 gare, 16 vittore, 3 pareggi (Barcellona, Tottenham e Inter), 36 gol segnati ma soprattutto UN gol subìto (Caceres). La stessa squadra che subiva più di 1 gol a partita ora ne prende 1 in 17 gare in Italia.

Allegri è costretto a vincere, in Italia. Doveva proseguire ciò che ha costruito Conte, non il Conte del 433 spettacolo e pareggini, ma quello dei 102 punti, gestiti anche in modo conservativo e noioso.

E lo ha fatto. Vincendo ciò che doveva vincere in Italia, riprendendo a vincere in Coppa Italia, grazie ad una rosa più ampia e portandoci a fare anche in Europa gare eccellenti e percorsi insperati per un’italiana, visto che le altre rivali nostrane, in Europa escono agli ottavi o ai sedicesimi di Europa League.

Tutto perfetto. Poi ci siamo svegliati e resi conto dell’ovvietà: che il Real vince sempre le finali, che Ronaldo è un fenomeno da 5 palloni d’oro e che Marcelo-Carvajal e Modric-Casemiro-Isco sono ingiocabili. Ovvio no? A quel punto la Juve (ed Allegri) non hanno deciso o saputo compiere il salto ulteriore, si sono avvolte in sé stesse, fatto un mercato di contenimento, mancato rinnovo e decido di disputare l’ennesima stagione in cui si punta a ri-vincere, fare la leggenda dopo la storia, piuttosto che trasformarsi definitivamente in una squadra di respiro Europeo.

Ora arriva il bello, luce o mannaia. Due gare decisive in caso di insuccesso o interlocutorie in caso di vittoria. Da giocare  senza i due più determinanti nell’ultimo periodo (Higuain, Bernardeschi) per tacere di un Cuadrado decisivo finché ha giocato e con l’equivoco (?) Buffon-Szczesny.

E dopo queste due gare, dopo la Juve di Marzo e di Primavera, quale sarà alla fine il giudizio su Allegri? Ci accontenteremo di vincere, l’unica cosa che conta, o vorremo di più?

Sandro Scarpa