Il capitano non tiene mai paura,
dritto sul cassero,
fuma la pipa, in questa alba fresca e scura
che rassomiglia un po’ alla vita.
E poi il capitano, se vuole,
si leva l’ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa,
c’è sempre uno che gli risponde
Buffon. Che brivido fa provare quel nome, quelle sei lettere?
Gigi Buffon torna alla Juventus come una nave torna al porto, come il
capitano torna a casa. Con un ruolo preciso, con un numero, che profuma
di consapevolezza e di ordine.
Il numero 1 che accetta di diventare
12 come simbolo del cambiamento, dell’accettazione del tempo che passa,
degli anni che avanzano “tutti in fretta in fila non ce n’è uno che
ritorna”, dei ruoli che cambiano.
Con la voglia e la convinzione di
poter dare meno di prima ma ancora molto alla Juventus 9.0 che si
appresta a stravolgersi nuovamente per rimanere nonostante tutto se
stessa. In questa opera di rinnovamento silenzioso non poteva mancare il
capitano di relativamente pochi anni ma tante battaglie. Quello della
B, della rinascita dell’orgoglio. Capitano anche quando la fascia la
indossava Del Piero.
Gigi Buffon ci ha sempre messo la faccia, non
ha mai pensato al “prima io”, Gigi Buffon è soprattutto l’orgoglio di
parlare da juventino, anche di pancia talvolta, senza pesare troppo le
parole e pensare all’effetto che queste faranno ma sempre con la voglia e
la fierezza di rappresentare la tifoseria più eterogenea d’Italia.
Un anno da secondo portiere, senza pretese, coi patti chiari scritti nero su bianco. Un anno a fare da secondo a Szczesny che quel numero 1 ha dimostrato di meritarselo e Gigi lo sa. Un anno nel ruolo che fu di Bodini, di Rampulla, di Storari, che fu anche suo per poco tempo dietro a Bucci fino ad una domenica pomeriggio di novembre del 95, quando si prese il posto da titolare e non lo lasciò per i 23 anni successivi. Una stagione da secondo portiere, nella Juve di Sarri e Cristiano Ronaldo che finalmente gli farà gol solo in allenamento, col rispetto dei ruoli e la convinzione di poter dare tanto, in campo e fuori.
Aveva salutato piangendo, torna col sorriso di chi sa di non essersene mai andato.
E noi con lui.
Willy Signori.