Caicedo riprende Ronaldo all’ultimo secondo. 1-1 all’Olimpico

All’ultimo secondo la Lazio riacciuffa la partita e la Juve, probabilmente la migliore della stagione, vede sfumare una vittoria che sembrava ormai in cassaforte e che per quanto prodotto in tutta la gara sarebbe stata ampiamente meritata. Caicedo al 94′ infila il gol che pareggia i conti con quello segnato da Ronaldo al 15′ e che lascia inevitabilmente l’amaro in bocca per i tre punti sfumati in questo modo.

CUADRADO-RONALDO, VANTAGGIO JUVE

Fin dall’inizio la Juve manovra bene, facendo girare il pallone e aspettando il momento giusto per verticalizzare. Frabotta trova subito un varco sulla sinistra, affonda lo scatto, e crossa basso in area, non trovando Morata per un soffio. Il pressing viene portato alto, ma la squadra è pronta anche a ripiegare e a sfruttare le ripartenze. Rabiot ne conduce una interessante, conclusa da Ronaldo con un rasoterra centrale, ma meglio ancora è quella di Cuadrado, che salta due uomini in progressione ribaltando il fronte offensivo, poi, dopo una serie di scambi al limite, riceve da Bentancur, arriva sul fondo e libera Ronaldo che, appostato nell’area piccola, anticipa Reina infilando il suo 27° gol del 2020. Nessuno, nei cinque maggiori campionato europei, ha fatto meglio di lui.

CR7 SULL’INCROCIO DEI PALI

La Lazio reagisce con un tentativo di Correa alto, ma soprattutto con Milinkovic-Savic, che stacca sul cross di Radu e serve Muriqi che ha di fronte a sé la porta spalancata, ma è in ritardo e non raggiunge la sponda del serbo. Correa arriva ancora al tiro e impegna Szczesny con un rasoterra dal limite, stessa soluzione scelta da Ronaldo, che sfiora il palo dopo l’ennesima ripartenza. La gara è divertente, perché la Lazio spinge alla ricerca del pareggio e colpisce l’esterno della rete con Muriqi, mentre la Juve controlla e, non appena gli avversari abbassano la pressione, dà sempre l’impressione di poter colpire. I bianconeri vanno vicinissimi al raddoppio ancora con CR7, che centra un clamoroso incrocio dei pali con un destro a giro delizioso e chiude il primo tempo con una sventola su punizione che costringe Reina ad un intervento tutt’altro che semplice.

MORATA A TUTTO GAS

La Juve riparte con un pressing alto ed efficace, che porta Ronaldo a riconquistare palla nell’area avversaria e Bentancur a calciare a lato dalla distanza, La Lazio risponde con il sinistro di Marusic, alto di poco, ma la velocità di Morata crea più di un’apprensione ai biancocelesti e dopo il suo l’ennesimo scatto palla al piede, Rabiot arriva al tiro e serve ancora un tuffo di Reina per evitare il raddoppio. Correa rimane il più pericoloso tra i padroni di casa e una sua fuga sulla sinistra potrebbe trasformarsi in una ghiotta occasione se Bonucci, alla sua 400° presenza da titolare con la Juve, non chiudesse con perfetto tempismo.

CAICEDO, PAREGGIO ALL’ULTIMO SECONDO

Pirlo cambia alla mezz’ora, richiamando Ronaldo e Kulusevski e inserendo Dybala e McKennie. La Juve rischia di subire il pareggio quando Marusic prende posizione in area e dall’area piccola riesce a colpire di testa il cross di Milinkovic-Savic, ma centra Szczesny, che blocca in due tempi. A tre minuti dal novantesimo anche Morata lascia il campo. Al suo posto entra Bernardeschi e la Juve tiene, ma quando mancano pochi secondi, quando il tempo di recupero è praticamente scaduto, Caicedo riesce a girarsi in area, nell’ultima azione possibile, e a infilare Szczesny. È il pareggio. E subirlo a gara praticamente finita è una terribile beffa.

LAZIO-JUVENTUS 1-1

RETI: Ronaldo 15′ pt, Caicedo 49′ st

LAZIO
Reina; Luiz Felipe, Radu (8′ st Hoedt), Acerbi; Marusic, Cataldi (31′ st Pereira), Luis Alberto (31′ st Akpa-Akpro), Milinkovic-Savic, Fares (8′ st Lazzari); Muriqi (8′ st Caicedo), Correa

A disposizione: Furlanetto, Alia, Patric, Anderson, Armini, Parolo, Moro
Allenatore: S. Inzaghi

JUVENTUS
Szczesny; Cuadrado, Bonucci, Demiral, Danilo; Kulusevski (30′ st McKennie), Rabiot, Bentancur, Frabotta; Morata (42′ st Bernardeschi), Ronaldo (30′ st Dybala)
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Dragusin, Arthur, Portanova
Allenatore: Pirlo

ARBITRO: Massa*
ASSISTENTI: Meli, Alassio
QUARTO UFFICIALE: Sacchi
VAR
*: Mazzoleni, Cecconi

AMMONITI: 46′ pt Cataldi, 6′ st Bentancur, 33′ st Akpa-Akpro, 35′ st Cuadrado

Lazio-Juve 1-1: Peggio di una sconfitta

Cos’è una squadra? è un gruppo di persone riunito per una funzione o obbiettivo comune.
La Juve è una squadra? questa è una domanda più difficile a cui l’unica risposta sensata da dare sembra essere: a tratti.
Buon primo tempo, intenso, giocato con le idee chiare e le intuizioni di chi crede in quello che fa, con un fenomeno a guidare le operazioni che segna, prende pali, guida l’attacco e i compagni tutti.
Il secondo tempo, o almeno l’ultima mezzora, invece viene giocata in maniera troppo remissiva, come se la vittoria fosse già conquistata ma sappiamo bene che nemmeno sul 3-0 hai certezza di nulla, se stacchi la spina, e come diceva un ex allenatore bianconero “quando esci mentalmente dalla partita, poi rientrarci è difficile”. In realtà la Juve non si disconnette del tutto, ma si assopisce, come in un abbiocco post prandiale… sarà stato l’orario…
A contribuire al blackout al rallentatore concorrono i cambi: uscito Ronaldo la Juve si ritrova a giocare in 10 perché l’ingresso di Dybala è classico dell’uomo sbagliato al momento sbagliato nel posto sbagliato. La joya allo stato attuale è un giocatore fuori dal progetto. In molti gli butteranno la croce addosso per il pallone perso che concede l’ultimo possesso alla Lazio da cui scaturisce il gol di Caceido, in realtà è tecnicamente il meno grave perché gli rimane la palla sotto ai piedi, un rimpallo, un errore che capita a tutti, pure quelli bravi, ma è una nota in armonia con lo spartito dei suoi 15′ in campo: l’argentino perde 6 palloni sui 15 toccati e questo non capita a tutti, specie a quelli più bravi. Semplicemente non c’è con la testa, non è sul pezzo.

Detto questo il pareggio laziale arriva da una situazione di palla ferma in cui la Juve difende male, prima su Correa, che riceve la rimessa (e una squadra concentrata quel pallone non glielo fa nemmeno vedere da lontano) e si libera troppo facilmente di Cuadrado e Bentancur (autori entrambi di un’ottima gara) poi supera Rabiot, sbatte su Demiral e la mette in mezzo dove Caicedo si gira eludendo l’intervento di Bonucci e fredda Szczesny. È un errore che esula quello precedente di Dybala, perché la Juve era già sotto la doccia, convinta di aver vinto la partita.
La Lazio ha creduto fino alla fine di poterla pareggiare e la Juve ha creduto fino all’ultimo di averla vinta.
Riducendo ai minimi termini la Juventus non è riuscita a battere una Lazio che giocava con l’handicap (giusto) dopo l’intervento della ASL e lo scandalo dei tamponi refertati con la macchina da scrivere invisibile del commissario Winchester… che fosse pure lui di Avellino?
Tuttavia la partita non si riduce agli ultimi scatti della lancetta; i bianconeri avrebbero potuto segnare il secondo gol molto prima, ma un pò la sfortuna, un pò l’imprecisione, un pò la mancata consapevolezza che il fuoco scotti hanno fatto sì che arrivassimo al 94° col risultato ancora aperto. Shakerate il tutto e avrete il cocktail “1-1”. Amaro, amarissimo, al gusto di 2 punti buttati, i peggiori di questo campionato.
Non so voi, ma per chi scrive pareggiare così è peggio che perdere. Se consideriamo le condizioni di partenza (Juve quasi al completo e Lazio con almeno 3 assenze pesanti) è grave non aver sfruttato questo regalo del destino.

Sui cambi abbiamo già scritto: Pirlo finisce la partita lasciando in campo Frabotta McKennie e Bernardeschi, centrocampo da urlo, ma di paura.

Ora ci apprestiamo ad una nuova, entusiasmante sosta per le nazionali… il tutto con la consapevolezza che ancora è solo l’inizio, che il campionato è lungo è che fino a quando la Juve sarà questa, guardare agli avversari sarà sforzo pressoché inutile.

Willy Signori.

Cosa ci ha raccontato Lazio-Juventus

Disputatasi quest’oggi la settima partita stagionale di Serie A che ha visto Lazio e Juventus darsi battaglia allo stadio Olimpico di Roma. Gara che termina con un tiepido 1-1, al termine di un lunch match a grandi tratti di dominio juventino. Come tutti gli appuntamenti pre-sosta nazionali, anche questo aveva un’importanza vitale non solo per il morale, ma soprattutto per la ricerca di alcune prime importanti risposte in una Juve “ancora in costruzione”, come la ama definire mister Pirlo.

Un risultato che lascia l’ amaro in bocca, un boccone difficile da mandare giù, soprattutto alla luce dell’ottima prestazione fornita. Cosa ci lascia allora questa gara? Quali sono le certezze e quali ancora le domande a cui si fatica dare una risposta?

Partiamo coi lati positivi:

  • Una fase difensiva che per 93 minuti che non ha lasciato passare nulla, air-tight come dicono gli inglesi;
  • Una mediana a due molto più affidabile con ottime capacità di riconquista palla (Rabiot tra i migliori) e capacità di ripulire i palloni decisamente migliorata rispetto alle precedenti uscite stagionali;
  • Ottime le transizioni positive (offensive): campo ribaltato con velocità e buona visione di gioco (Kulusevski maestro dei collettori di gioco quest’oggi)
  • Accoppiata Ronaldo-Morata decisamente possibile con i due che si dividono il campo sia in orizzontale che in verticale (lo spagnolo si dimostra ancora una volta un’ottima soluzione per il gioco di sponda spalle alla porta). Movimenti sincroni che creano spazi per il terzo centrocampista assaltatore;
  • Forte coinvolgimento del collettivo in fase di costruzione della manovra. Tutti sono importanti e i movimenti di squadra trovano sempre più una maggiore alchimia, vedasi gol del vantaggio bianconero;
  • Molte seconde palle vinte e poche ripartenze concesse soprattutto nel primo tempo.

Ci sono tuttavia da segnalare alcuni aspetti negativi che per dovere di cronaca non sono poi così tanti, sebbene il pareggio laziale all’ultimo respiro possa irrazionalmente indurci a pensare il contrario:

  • Poco cinismo nel finalizzare le occasioni create che oggi specialmente meritavano una migliore concretizzazione. Una Juve anche sfortunata nel legno colpito da Ronaldo, ma questo non può e non deve essere un alibi, bensì un punto da cui ripartire;
  • Sembra che le partite della Juve di quest’anno si dividano in due grandi categorie: quelle in cui l’avversario ti lascia impostare aspettandoti dietro e quelle in cui ti aggrediscono con una prima pressione intensa ed efficace. Quando si ricade nelle prime, si vede una Juve sempre padrona del match e della costruzione della manovra. Non appena si ricade nella seconda, tuttavia, l’uscita palla diventa sporca e si conclude nella maggior parte dei casi con un possesso perso a metà campo;
  • Un dettaglio che emerge dai minuti finali è di una Juve che si piace un po’ troppo e delle volte finisce per specchiarsi in una sorta di autocompiacimento delle proprie doti tecniche. Essere un po’ rustici ed elementari, a volte, può pagare dividendi.

Passando ai singoli, eleggiamo tre migliori e tre peggiori:

MIGLIORI 3

Danilo, ormai certezza assoluta del reparto difensivo, gioca e fa giocare in fiducia. Rabiot, oggi vera diga a centrocampo, diventa sempre più un insostituibile, soprattutto nel caso in cui dovesse mantenere l’attuale pulizia nell’esecuzione tecnica. Ronaldo gioca molto bene di reparto con Morata e ancora una volta risulta determinante per il risultato finale. Il legno colpito nel primo tempo meritava maggiore gloria. Giocatore infinito.

PEGGIORI 3

Dybala, HORROR. Cerca una simulazione a cui abbocca solo lui facendosi quasi male per davvero e regala la rimessa laterale da cui scaturisce il pari con un controllo infelice. Una palla che doveva essere calciata verso Reina, facendo guadagnare metri alla squadra. Da un numero 10 ci si aspetta di più. Demiral, troppo rustico tecnicamente,  decisamente arrugginito. La sua grinta e aggressività nell’ 1vs1 fa immaginare un’eredità degna del miglior Chiellini. Troppi però i passaggi sbagliati. Da rivedere. Bonucci: anche dimenticandoci del gol nel finale, soffre decisamente la fisicità di qualsiasi centravanti avversario. Urge massa muscolare. A livello tecnico, oggi troppo poco regista, passaggi e scelte quasi sempre fuori misura.

Cuadrado fuori categoria per tutto!

Una Juve nel complesso molto positiva e per larghi tratti matura, a cui è mancato solo il secondo gol per ammazzare la preda impaurita. Tanti i segnali positivi da cui ripartire dopo la sosta. Poche le note negative sulle quali ancora lavorare. Cresce sempre più la certezza di un campionato che sarà vinto alla soglia dei 75 punti dopo tanti anni di dominio quasi incontrastato.

Lazio – Juventus: quell’ultimo pallone non si doveva gestire così, Paulo!

Lazio – Juventus partita che trascende dalla narrazione normale di un evento sportivo, dove quell’ultima palla persa da Dybala ha pesato davvero troppo ai fini del risultato. Un match, quello dei bianconeri, perfetto fino al penultimo secondo. Dal punto di vista tattico e difensivo infatti la Juve ha forse messo in atto la sua miglior prestazione.

Molto corte le linee, molto determinati i due in mezzo al campo. Difesa posizionata bene e zero rischi fino al 93′, come mai si era visto in questa stagione, dove persino lo Spezia è stato in grado di crearsi i presupposti per fare più di una rete. Peccato per quella palla persa da Dybala che avrebbe dovuto e potuto (visti i mezzi tecnici) tenersela lì stretta in avanti, dopo un bel recupero di McKennie. Lo statunitense, forse l’unico dei subentranti ad aver apportato qualcosa in più, facendolo con la solita cattiveria agonistica che lo contraddistingue.

Dopo Lazio – Juventus di oggi c’è certamente sbigottimento e tanta amarezza per due punti persi allo scadere. Due punti che come quelli con Verona e Crotone potranno pesare ai fini della classifica finale. Il match dell’Olimpico pero’ ci lascia in dote anche una compattezza arretrata e un’umiltà di tutta la squadra ritrovata. Servirà, anche solo parzialmente, a lenire le ferite di un pareggio che scotterà a lungo.

Valerio Vitali.