Sono partito consapevole, di cosa non so esattamente, ma in questa pagina ho provato a sintetizzare in 10 passaggi la mia esperienza in terra britannica.
1) Il messaggio di William
Perdere una finale brucia, perderla allo stadio vedendo la tua squadra soccombere, peraltro meritatamente, è ancora più desolante. Eppure c’è il modo di trovare un sorriso in fondo al cuore, quando ti arriva un messaggio di un tifoso di una squadra rivale, che gira l’Italia per passione, la stessa passione, solo con colori diversi. Massima stima per te William.
2) Il pullman ce l’hai: usalo
Hai vinto sei campionati di fila, con merito e pure 3 Coppe Italia. Allora se ti dovesse ricapitare, prendi sto cavolo di pullman dal garage e sfila quando la gente ti aspetta, sfila perché le vittorie non sono mai scontate, perché la gente ti tifa per questo e allora, coi figli hai tempo di far festa in casa (magari qualcuno evita pure il supplizio di indossare l’insopportabile maglia del padre…), ma con i tifosi che ti sostengono hai il DOVERE di condividere i tuoi successi.
3) Niente applausi
Non ho applaudito nessuno dei giocatori stanotte, perché stanotte non meritavano nulla. E io me lo posso permettere, io che quest’anno li ho incitati #finoallafine in casa e in tante trasferte in Italia. Stasera noi tifosi meritavamo di più di quello che avete fatto e invece non ce l’avete dato.
Poi tornerà il campionato e torneremo amanti, ma stanotte vai pure a dormire sul divano.
4) Quelli che entrano in casa tua
Ho quasi 2000 amici su Facebook, la maggior parte grazie al mio ruolo in Football Manager. So di essere pungente nei miei post, di usare l’ironia per farmi beffe di vittorie #finoalconfine della mia Juve, ma mai indirizzando post al singolo tifoso. Immagino che questo non sia apprezzato da tutti, ma esiste sempre il tasto ‘rimuovi dagli amici’ se non vi vado a genio, perché io non vado a rompere le scatole a casa vostra se non sono provocato.
Stanotte ho trovato post e commenti di gente che non ho mai visto in faccia o di persone con le quali normalmente non scambio troppe parole.
Ho un’età per cui posso essere padrone di premere sul tasto ‘rimuovi dagli amici’ senza darvi ulteriori spiegazioni: semplicemente ‘amici’ non lo siamo mai stati.
5) Il gol di Mandzukic
Non vale nulla, sugli annuali conterà zero, come il 3–0 al Barca in casa: inutile.
C’è un però, grande come una casa: quello che si prova lì nello stadio. E non puoi raccontarlo, spiegarlo o descriverlo a chi dice che non ha tempo per queste ‘cazzate’.
Eh no, non sono cazzate, non lo sono per 70 mila persone che erano chiuse dentro al Millenium stadium e milioni di tifosi in giro per il mondo che hanno vissuto, a momenti alterni, qualcosa che purtroppo voi, che vi dichiarate superiori, non avrete il piacere di provare.
6) #finoalconfine
Apprezzo l’ironia e faccio i complimenti a chi ha inventato questo hastag sicuramente efficace, sebbene il #finoallafinale sia a mio avviso più appropriato: in fondo 2 finali in 3 anni testimoniano di una squadra che il suo l’ha fatto in Europa, capitolando certo nel momento decisivo.
Ma, il mio pensiero è quello del 90% dei post gobbi che ho letto sulla mia bacheca nel post gara: di complimenti ai più forti, palesemente più forti, senza tracce di alibi.
Non ho sentito parlare di arbitri, fatturati, penombre, stadio col tetto chiuso o chissà quale altro evento socio-politico.
A volte, ci si sfotte, a volte si dice semplicemente bravi, siete stati i più forti.
Sarebbe bello, forse utopico, che succedesse qualche volta anche quando vinciamo noi (e dentro al confine vi assicuro succede spesso negli ultimi anni), ma non capita quasi mai.
7) Il macellaio RC
Spunta quasi a caso tra le idee per la cena della sera pre-match.
Marco suggerisce di provare il locale di Roberto Costa perché l’ha visto a ‘4 ristoranti’.
Scegliere un ristorante italiano all’estero è sempre un po’ tra il rischio e il banale, ma quella tagliata di fassona piemontese è una delle più buone che abbia mai mangiato.
8) La coppa virtuale
No, tranquilli, nessuna classifica virtuale, ma parliamo di realtà, virtuale.
Un’ora di coda per provare questa esperienza offerta dalla UEFA.
La prima parte è un po’ banale, con immagini e video della Road to Cardiff di entrambe le squadre, poi qualche gol da dietro la porta ed infine un tunnel che ti catapulta dentro allo stadio.
E la vedi là, piccola, poi sempre più grande e con i pad nelle mani puoi simulare di alzarla davvero e voltarti verso la tua curva, brividi reali, ma la coppa resta ahimè ancora virtuale.
9) La multa
Strano popolo quello francese, per 15 km di curve dopo il colle di Tenda, usa una segnaletica orizzontale a linea tratteggiata, poi quando finalmente regala un tratto di rettilineo in cui si può sorpassare usa la linea continua.
Pirla io che ho pensato all’errore del pittore di strada.
Risultato: 90€ di multa a pesare sul budget trasferta, mai quanto pesa il vuoto della coppa volata a Madrid.
10) Le lacrime di Simone
Era la sua prima finale di Champions, ma la 3a finale in assoluto dopo le due di Roma in Coppa Italia.
Ha camminato per chilometri in questi 2 giorni e negli occhi ho letto insieme alla stanchezza tutta l’attesa, la paura e l’emozione di esserci.
Quando ha avuto in mano il biglietto gli ho chiesto: ma lo scambieresti per un iPad nuovo? Mi ha guardato e mi ha fulminato:
‘Non lo scambierei per nulla al mondo’
Questo è il calcio signori, se non lo capite avete ancora tempo per provare a farlo, se no spero che possediate in fondo al cuore una passione tanto grande che riesca a farvi vivere tutto questo.
Simone ha 10 anni: ci saranno altre finali e altri biglietti da stringere e non scambiare per nessun’altra cosa al mondo.
Di Alberto Scotta “Panoz”