Caro Maurizio Crozza,
ho fatto una cosa che avrebbe dovuto fare lei prima di darsi l’incomodo di concepire la sua ormai famigerata catilinaria contro il calciatore Medhi Benatia. Sono andato a controllare sul dizionario Larousse di lingua francese il significato del sostantivo “viol” utilizzato dal suddetto giocatore nella conversazione avuta con un giornalista di lingua francese subito dopo la partita Real Madrid-Juventus di mercoledì 11 aprile.
Ho trovato quanto segue (non traduco nemmeno, per evitare qualsiasi equivoco, tanto risulta tutto molto chiaro):
Viol. Nom masculin.
1) Rapport sexuel imposé à une personne sans son consentement.
2) (Littéraire): Action de violer quelque chose: viol d’un secret professionel.
3) (Littéraire): fair de forcer, de contraindre quelqu’un contre sa pensée: un viol de conscience”.
Cioè, si tratta di una polisemia: la stessa parola assume tre significati diversi a seconda del contesto in cui viene utilizzata. Già che c’ero, approfondendo il significato numero 2), sono andato a vedere cosa dice quello stesso dizionario riguardo al verbo “violer”.
Violer. Verbe transitif.
1) Commettre un viol sur lapersonne de quelqu’un.
2) Transgresser volontairement une loi, une règle, etc.
3) Ouvrir quelque chose ou pénetrer dans un lieu, de force: violer un coffre-fort.
4) (Familier). Obliger quelqu’un à faire quelque chose en le poussant dans ses dernieres retranchements”.
Cioè, un’altra polisemia.
Del resto lei conosce bene i doppi sensi (è un modo più semplice per dire polisemie), perché ci campa. Non solo, proprio lei giustamente dice che bisogna stare attenti a utilizzare le parole, e per questo trovo strano che prima di scrivere il suo pezzo non abbia avuto lo scrupolo di controllare su cosa, esattamente, esso era fondato. Era fondato sulla condanna dell’uso madornale di una parola terribile, la parola “stupro” – e di nuovo la invito ad andare lei stesso sul dizionario Treccani (o qualsiasi altro), a constatare che in questo caso si tratta di una monosemia, vale a dire che il suo significato è uno e uno solo – quello, per l’appunto, che la rende terribile. Ma il calciatore Benatia non aveva pronunciato quella parola, perché parlava in francese. Ha pronunciato la parola “viol” – che come abbiamo visto ha tre diversi significati.
Qualcuno, e non si saprà mai chi, ha tradotto quella parola come gli è parso (e come gli sia parso, al misterioso traduttore, di preferire in quel contesto il significato numero 1 agli altri due è, quello sì, inquietante); lei si è indignato e ha incentrato il suo monologo sul termine “cazzo”, sulla polisemia relativa al termine “fallo” e sul sintagma monosemantico “ficcartelo su per il culo”. La domanda che le rivolgo è: è sicuro di avere scelto bene le parole, stavolta? E anche: è sicuro di avere scelto bene il destinatario della sua rampogna?
Infine, poiché mi è rimasto in mano un autorevole strumento linguistico, vorrei salutarla con un’ultima domanda: se io ora (così, per assurdo) le dessi dello stronzo, a quale delle definizioni riportate dal dizionario Treccani ritiene che mi riferirei?
1) “massa fecale solida di forma cilindrica”,
o magari
2) “Volgare epiteto ingiurioso, la cui connotazione offensiva si è andata via via riducendo con il tempo, fino a significare, genericamente, «persona inetta e incapace, o che comunque si comporta in modo criticabile»: «… Ci ha detto anche stronzo … E, in quanto a stronzi», crollò il capo, «siamo tutti compagni …» (C. E. Gadda). Spesso anche scherz., in tono amichevole: dai, non fare lo s., vieni con noi! Anche in funzione di agg. (come attributo o come predicato): che ragazza stronza!; ma sei proprio stronzo!; quanto siete stronze!; impiegati stronzi così non ne avevo mai conosciuti! (e, con tono scherz. e amichevole: sei il solito s.!); con riferimento a atteggiamento, discorso e sim., stupido, odioso, detestabile: ragionamenti s.; un comportamento s.; ha delle idee davvero stronze”?
Naturalmente si tratta di un esempio tecnico, non mi sognerei mai di farlo davvero; giusto per permettermi di aggiungere una breve postilla alla sua sacrosanta raccomandazione di cui sopra, perché la faccenda in realtà è un po’ più complessa: bisogna fare attenzione all’uso delle parole – giustissimo –, ma bisogna farla anche alle traduzioni, alle polisemie e al contesto in cui le polisemie vengono utilizzate.
Tanto le dovevo,
con la mia stima,
SANDRO VERONESI